PER SEGUIRE FRANCESCO BISOGNA ESSERE OPERATIVI DALLE ORE 6:00
Il Papa si è recato questa mattina alle 6.15 davanti alla statua mariana nel centro di Roma per un atto di venerazione privato alla Vergine Maria
Il Papa in Piazza di Spagna ai piedi dell’Immacolata in preghiera per chi soffre
Subito dopo, tappa a Santa Maria Maggiore
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
In una Roma dormiente, con una temperatura di 4° e il cielo ancora tinto di un blu fosco, l’utilitaria con a bordo Papa Francesco è giunta in Piazza Mignanelli.
Erano le 6.15 circa e nella piazza in cui sorge il monumento dedicato all’Immacolata Concezione erano presenti solo Vigili del fuoco, qualche negoziante che tirava su le serrande e un piccolo gruppo di fotografi e fedeli, uno dei quali ha squarciato il silenzio urlando:
“Papa Francesco, ci vediamo alle 12 in piazza San Pietro!”
A passo lento e capo chino, con in mano un cesto di rose bianche, il Pontefice, appena sceso dall’auto, si è diretto verso la statua della Vergine Maria, per renderle omaggio nel giorno della Solennità dell’Immacolata.
Lì il Papa si è fermato per alcuni istanti in preghiera, in piedi, da solo, con le mani giunte, per chiedere alla Vergine
“il miracolo della cura, della guarigione, per i popoli che soffrono duramente per le guerre e la crisi climatica”
come informa la Sala Stampa vaticana.
Il Papa ha invocato dalla Madonna anche il miracolo
“della conversione, perché sciolga il cuore di pietra di chi innalza muri per allontanare da sé il dolore degli altri”
Subito dopo, si è diretto nella Basilica di Santa Maria Maggiore, dove
“ha continuato la preghiera davanti all’icona di Maria Salus Populi Romani”
Una lunga tradizione
Una tradizione lunga 60 anni quella dei Papi di recarsi ai piedi dell’effigie mariana tanto cara al popolo dell’Urbe e soffermarsi per una preghiera corale.
Ma la pandemia di Covid e il suo carico di restrizioni hanno stravolto la celebrazione che ha sempre raccolto grandi folle intorno al Vescovo di Roma.
E proprio per evitare assembramenti, il Papa lo scorso anno aveva annunciato che avrebbe reso omaggio all’Immacolata con una celebrazione privata, per poi recarsi invece alle prime luci dell’alba nella piazza in mezzo allo stupore collettivo.
Anche quest’anno, nel crescendo dei contagi, era stato comunicato lo scorso 27 novembre che il Papa non avrebbe presieduto la tradizionale cerimonia in Piazza di Spagna, ma che avrebbe compiuto “un atto di devozione privato, pregando la Madonna perché protegga i romani, la città in cui vivono e i malati che necessitano della Sua materna protezione ovunque nel mondo”.
Fiori e preghiere
Francesco, invece, neanche questa volta ha voluto far mancare la sua personale visita alla Madonnina che svetta in alto all’antica colonna romana, che, come tradizione, un vigile del fuoco ogni anno raggiunge con un’autoscala di una decina di metri per deporle sul braccio una corona di fiori.
Altri fiori, delle rose bianche, il Papa le ha poggiate ai piedi della statua rimanendo – come detto – in preghiera silenziosa con lo sguardo verso l’alto.
Meno di una decina di minuti in tutto, per poi dirigersi a Santa Maria Maggiore con la discrezione con cui è venuto.
I pochi presenti nella piazza – alcuni arrivati intorno alle 5.30, memori della ‘sorpresa’ dello scorso anno – da dietro le transenne applaudivano e scattavano foto dagli smartphone.
“Papa Francisco, Santo Padre!”
gridava una donna.
Francesco è rimasto a distanza ma, prima di salire in auto, ha voluto salutare l’ambasciatrice della Spagna presso la Santa Sede, María del Carmen de la Peña Corcuera, dinanzi al portone di Palazzo Monaldeschi (sede dell’Ambasciata), e altri funzionari ai quali ha spiegato di aver voluto venire anche quest’anno in un orario inusuale per evitare assembramenti ed eventuali contagi.
Una devozione antica
Dall’inizio del pontificato, sulla scia dei predecessori, Jorge Mario Bergoglio ha dimostrato una grande devozione per il monumento mariano realizzato dall’architetto Luigi Poletti e dallo scultore Giuseppe Obici, in onore del dogma dell’Immacolata Concezione proclamato da Pio IX nel 1854 con la costituzione Ineffabilis Deus.
Fu proprio Papa Mastai a voler erigere a Roma una statua che ricordasse l’evento alle generazioni future.
E sempre lui scelse il luogo che sembrava più adatto, ma anche il più simbolico: la piazza di fronte all’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede, visto che proprio nel Paese iberico fiorì la più profonda devozione per l’Immacolata.
Nel “Palazzo di Spagna” fu poi costruito un balconcino per permettere al Papa di presenziare all’inaugurazione.
Per la scultura fu utilizzata una colonna romana: un pezzo di marmo di circa 12 metri d’altezza e un diametro di 1,45, rinvenuto nel 1777 durante i lavori in un edificio delle benedettine di Santa Maria in Campomarzio. I lavori furono finanziati da Ferdinando II re delle Due Sicilie, come gesto di riconciliazione con la Chiesa.
La posa della prima pietra avvenne il 6 maggio 1855, con la benedizione del cardinale Giacomo Filippo Franzoni, prefetto di Propaganda Fide, la cui sede sorge proprio di fronte al monumento.
Ci vollero duecento pompieri per issare la colonna la sera del 18 dicembre 1856, otto mesi dopo la statua bronzea della Madonna fu posta in cima.
Il primo ad omaggiarla fu Pio XII inviando dei fiori bianchi in occasione della solennità dell’Immacolata; poi l’8 dicembre 1953, per l’apertura dell’Anno Mariano, si recò personalmente in Piazza di Spagna.
L’atto di venerazione
L’atto di venerazione, così come conosciuto dai fedeli, fu però idea di Giovanni XXIII che tutti i Papi successivi seguirono. Il primo fu il diretto successore Paolo VI che pregò ai piedi della Vergine in occasione della chiusura del Concilio Vaticano II (8 dicembre 1965) o nel periodo della crisi petrolifera, raggiundola in carrozza. Anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI non mancarono mai all’appuntamento, strutturandolo in una precisa scaletta: una preghiera pronunciata di fronte alle autorità cittadine, la deposizione dei fiori, la lettura di un brano della Sacra Scrittura. Tradizione mantenuta anche da Francesco che, a questa tappa, ha aggiunto quella di Santa Maria Maggiore, dove è custodita l’icona mariana della Salus Populi Romani, la Madonna che la tradizione vuole dipinta da San Luca, considerata patrona e protettrice di tutta Roma.
Il Papa: nell’Immacolata si svela l’umiltà che ci fa santi
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
È tra le mura della sua casa, a Nazaret, che Maria riceve l’annuncio dell’angelo, quello che cambierà la storia: Dio si farà carne in Gesù, concepito da una donna per opera dello Spirito Santo, per essere più vicino agli uomini e mostrare loro la via della salvezza. Lo evidenzia il Papa all’Angelus del giorno della Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Dio entra nell’intimità domestica di una giovane nazarena per compiere la sua opera: (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Cari fratelli e sorelle, è una notizia straordinaria per noi! Perché ci dice che il Signore, per compiere meraviglie, non ha bisogno di grandi mezzi e delle nostre capacità eccelse, ma della nostra umiltà, del nostro sguardo aperto a Lui e anche aperto agli altri.
L’opera di Dio nella routine quotidiana degli uomini
Anche oggi, prosegue il Papa, Dio “desidera fare grandi cose con noi nella quotidianità: cioè in famiglia, al lavoro, negli ambienti di ogni giorno”; “più che nei grandi eventi della storia”, è proprio qui che “la grazia di Dio ama operare”. Ma l’uomo è pronto per prendervi parte? Francesco invita a riflettere e a credere alla santità, non come una “utopia” per “addetti ai lavori”, non una “pia illusione incompatibile con la vita ordinaria”. In nostro soccorso può venire Maria – indica – la “piena di grazia”, la cui umiltà ha attirato lo sguardo di Dio:
Chiediamo oggi alla Madonna una grazia: che ci liberi dall’idea fuorviante che una cosa è il Vangelo e un’altra la vita; che ci accenda di entusiasmo per l’ideale della santità, che non è questione di santini e immaginette, ma di vivere ogni giorno quello che ci capita umili e gioiosi, come la Madonna, liberi da noi stessi, con gli occhi rivolti a Dio e al prossimo che incontriamo.
Quindi l’invito del Papa è a non scoraggiarsi, perché a tutti Dio “ha dato una stoffa buona per tessere la santità nella vita quotidiana!” e nei momenti di sconforto o quando ci si sente inadeguati basta volgersi a Maria
“perché nessuno che abbia chiesto il suo soccorso è stato mai abbandonato!”
L’umiltà di Maria, “piena di grazia”
Francesco commenta anche il Vangelo odierno, la nota pagina di Luca sull’Annunciazione, spiegando il significato delle parole che l’Angelo rivolge a Maria: “piena di grazia”. “Vuol dire che la Madonna è vuota di male – precisa il Pontefice – è senza peccato, Immacolata”. Un saluto che turba molto la Vergine. Maria “non si esalta … perché si sente piccola dentro”:
Tra le mura della casa di Nazaret vediamo così un tratto meraviglioso.
Com’è il cuore di Maria?
Ricevuto il più alto dei complimenti, si turba perché sente rivolto a sé quanto non attribuiva a sé stessa.
Maria, infatti, non si attribuisce prerogative, non rivendica qualcosa, non ascrive nulla a suo merito. Non si autocompiace, non si esalta. Perché nella sua umiltà sa di ricevere tutto da Dio. È dunque libera da sé stessa, tutta rivolta a Dio e agli altri.
Maria Immacolata non ha occhi per sé.
Ecco l’umiltà vera: non avere occhi per sé, ma per Dio e per gli altri.
E rimarca, il Papa “che questa perfezione di Maria, la piena di grazia, viene dichiarata dall’angelo tra le mura di casa sua”, non pubblicamente, ma “nel nascondimento, nella più grande umiltà”, in una piccola casa Nazaret.
Lì “palpitava il cuore più grande che una creatura abbia mai avuto”
Il Viaggio Apostolico: migrazione e fratellanza nel cuore di Francesco
Alla fine della preghiera mariana Francesco parla del suo Viaggio a Cipro e in Grecia e dell’accoglienza ricevuta.
Insiste sull’isola di Cipro e sulla sua realtà politica, rivolge un pensiero all’arcivescovo ortodosso Chrysostomos e invita a lasciarsi interrogare dai volti dei migranti menzionando quelli ospitati a Lesbo.
Il Papa cita poi l’incontro con Ieronymos II, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia e primate della Chiesa ortodossa autocefala di Grecia, e chiede di continuare a pregare perché crescano la comunione e la fraternità. Infine cita la conclusione, oggi, dell’Anno di San Giuseppe e il Giubileo lauretano che si chiude il 10 dicembre.
E termina salutando i pellegrini presenti e in particolare l’Azione cattolica italiana.
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