Ho chiesto al Magnifico Rettore – che ringrazio – la possibilità di rivolgere un saluto a tutti i presenti, alla Ministra dell’Università, al Presidente della Regione, al Sindaco e, suo tramite, a tutti i cittadini di Enna, al Commissario della Provincia, ai Rettori di altri Atenei e soprattutto alle studentesse e agli studenti di questa Università, al Corpo docente, e al personale amministrativo e tecnico.
Ringrazio molto il Magnifico Rettore per l’invito a essere presente per questa apertura di Anno accademico e per la grande cortesia della sua accoglienza, indotta probabilmente anche dalla lunga consuetudine, nata oltre mezzo secolo fa negli incontri degli organismi rappresentativi dei giovani assistenti universitari di allora.
Lo ringrazio per questo invito, per questa occasione, e lo ringrazio per la sua Relazione che ha fatto stato della condizione di questo Ateneo che mi pare si possa dire passato davvero alla terza età, quella degli uomini, e che si tratta quindi di un sogno realizzato, di una sfida vinta, superata, di una realtà conseguita.
Questo laboratorio di ingegneria sismica, in cui ci troviamo, così d’avanguardia – che il Professor Salerno ci ha così bene illustrato -, il laboratorio di ingegneria spaziale, la nuova Facoltà di medicina che si aggiunge alle altre sperimentate, il progetto di un residence per studenti e studentesse così grande e accogliente, manifestano il ruolo di questo Ateneo, importante in questa zona interna della Sicilia.
L’interno della Sicilia ha prospettive, potenzialità. Questo Ateneo riveste, a questo riguardo, un ruolo importante, particolarmente significativo, decisivo, per realizzare quanto poc’anzi la Ministra Messa ci ha ricordato: costruire il futuro del nostro Paese sulla base della competenza e della cultura.
Quella cultura, quella competenza che ci hanno consentito di superare stagioni e problemi particolarmente gravi, drammatici per alcuni risvolti.
‘Kore’ nella mitologia raffigurava la primavera, il continuo rinnovarsi della natura, e il dinamismo, che è stato qui ben rappresentato dal rappresentante degli studenti, Rimon Karam, che ringrazio molto. Grazie davvero.
Avere il coraggio a 14 anni di mettersi in viaggio, superando quel mare che è stato sempre un mare di unione e di civiltà e che, come ha ricordato qualche giorno fa Papa Francesco, in questo periodo rischia di essere un mare di insidie e di pericoli; averlo affrontato, aver affrontato e sconfitto pregiudizi è il segno di un positivo dinamismo, esemplare. Benvenuto! Così come è esemplare e positivo il sogno di voler unire due terre di antica civiltà.
È lo stesso dinamismo che ha condotto qui Patrick Zaki. Siamo lietissimi che sia tornato in libertà, ma tutto questo raffigura il movimento, il dinamismo del mondo, che non può aver confini e deve essere accogliente e pronto a integrarsi e a lavorare insieme.
Vorrei sottolineare una cosa che ha detto, parlando dell’approdo all’Università non soltanto con lo scopo di acquisire una professionalità, ma anche per l’attrazione che la cultura esercita.
Senza questa cultura, senza l’istruzione cui dobbiamo la capacità di resistenza al dramma della pandemia – che poc’anzi ci ha ricordato il Professor Gridelli – senza questa straordinaria opera tempestiva, veloce, approfondita della comunità scientifica internazionale, il mondo sarebbe in ginocchio di fronte alla pandemia.
Il Professor Gridelli – che ringrazio molto per la sua interessante prolusione – ci ha ricordato che tutto il virus che circola del Covid-19 potrebbe essere raccolto in una lattina. E questa piccola dimensione, questa piccola entità ha condotto alla morte milioni di persone nel mondo, ha messo in crisi le economie di tutto il mondo, ha messo in difficoltà gli Stati più potenti del mondo. Lo abbiamo fronteggiato soltanto perché la cultura, la comunità scientifica ha collaborato a livello internazionale in maniera intensa, aperta, integrata, scambiando conoscenze, esperienze, scoperte, dati.
In una stagione in cui nel mondo riemergono intensamente tensioni, contrapposizioni, rischi di scontri armati, il contrasto tra questo panorama e quello della comunità scientifica, che a livello internazionale ha collaborato senza confini per difendere l’umanità da un nemico comune, è illuminante. Lo è in prospettiva ancor di più.
Sempre il Professor Gridelli poc’anzi ci ha ricordato che, se non ho capito male, quasi un milione di virus sono suscettibili di passare all’uomo dal mondo della natura. Il che vuol dire attrezzarsi, nella crescente mobilità che nel mondo si realizza, per evitare il pericolo di nuove pandemie, che auspichiamo non si verifichino, ma che sono possibili.
Questo è possibile soltanto se vi è una grande, piena collaborazione internazionale, una grande, piena integrazione che nella comunità scientifica sta continuando ma che richiede anche la collaborazione, l’integrazione, l’apertura reciproca alla collaborazione da parte degli Stati nella comunità internazionale.
Quale richiamo più forte e convincente di questo?
Un nemico comune che mette a rischio il genere umano dovrebbe esortare a trovare le ragioni dell’integrazione, del colloquio, del dialogo, della collaborazione.
Ecco, anche in questo – e su questo vorrei concludere – si conferma il ruolo trainante, centrale, decisivo della cultura, della scienza. Il ruolo decisivo nel fornire all’umanità prospettive positive di collaborazione, di crescita, di difesa, di rafforzamento della condizione umana.
Questo è un ulteriore elemento che rafforza la consapevolezza della centralità della cultura e dell’istruzione.
Questa centralità, decisiva per le sorti del mondo e del genere umano, è affidata in larga misura alle Università, e nel nostro Paese, è il compito che ad esse è affidato.
E proprio per questo rivolgo a tutte le Università, ancora una volta, l’apprezzamento per quanto fanno e l’augurio più grande.
E auguri a voi, studentesse, studenti e docenti, buon Anno accademico.