RUMENI MORTI DA UNA SETTIMANA DENTRO UN CASOLARE FATISCENTE: PROBABILE FUGA DI GAS, LA PROCURA INDAGA
L’esponente del Tavolo Nazionale Caporalato Pietro Simonetti tuona: «Non si può morire così a vent’anni, è necessario attuare politiche di prevenzione per condizioni dignitose di vita e di lavoro»»
Abitavano in un caseggiato rurale a 7 km dal centro abitato. Dalle prime ricostruzioni sono morti da almeno una settimana
BRIENZA. Due giovani uomini, di nazionalità rumena sono stati ritrovati ieri mattina privi di vita in un casale rurale in località Monte nel territorio di Brienza. I due giovani, i cui corpi sono stati ritrovati in avanzato stato di decomposizione, non andavano a lavoro già da qualche giorno e soltanto ieri mattina alle 8 circa sono iniziate le ricerche e una volta arrivati nel luogo, fuori mano e difficilmente raggiungibile, nel quale i due giovani uomini vivevano, si è scorto da una finestra il triste scenario: i cadaveri dei due uomini di 28 e 29 anni che a Brienza avevano trovato lavoro, in un’azienda boschiva. I due avevano adattato il caseggiato a 7 chilometri circa dal centro abitato, ad abitazione. Avevano rimediato una cucina abbastanza rudimentale, un divano su cui dormire e infine una stufa a gas per riscaldarsi.
Ed è proprio a causa dell’esalazioni emanate dall’apparecchio a gas il motivo per il quale, molto probabilmente sono morti. Le cause infatti sono ancora da accertare e su questo stanno indagando le Forze dell’ordine. Sono intervenuti sul posto i Carabinieri di Viggiano contattati dalla persona che ha scoperto i cadaveri e il personale del 118 e i Vigili del Fuoco.
Arrivati poi sul luogo del ritrovamento anche il pm della Procura di Potenza Antonella Armentano e il Procuratore Maurizio Cardea, i quali dopo aver visto i cadaveri hanno affermato che almeno una settimana è passata dal momento della morte. Le indagini chiaramente proseguiranno nei prossimi giorni per definire esattamentecosa sia accaduto, intanto lavorano al caso anche i carabinieri del Nucleo investigativo di Potenza
Morte dei 2 migranti a Brienza, Pietro Simonetti tuona: «Non si può morire così a vent’anni»
L’esponente del Tavolo Nazionale Caporalato : «È necessario attuare politiche di prevenzione per condizioni dignitose di vita e di lavoro»
La triste vicenda dei due rumeni deceduti già da qualche giorno, in un caseggiato rurale nel territorio di Brienza ha portato a riflettere sulle condizioni in cui vivono e lavorano i migranti e Pietro Simonetti del Tavolo Nazionale caporalato, a tal proposito ha affermato: «Questa mattina la stampa dava conto degli indici di spopolamento della Basilicata per il bassissimo tasso di nascite oltre all’aumenti della mortalità per effetto della popolazione anziana. Poi è arrivata la terribile informazione dei due giovani ventenni rumeni boscaioli morti a Brienza da giorni». «Le prime informazioni – continua Simonetti – parlano di esalazioni di una stufa a gas utilizzata per riscaldare la camera di una casa rurale». «Non si può morire così a vent’anni. – tuona Simonetti – Non è la prima volta. Era già accaduto a Tito.
I migranti stranieri residenti in Basilicata sono nel 2021 circa 24mila. Quelli che lavorano oltre 50mila prevalentemente occupati in agricoltura, lavoro di cura, zootecnia, industria boschiva e nel ciclo delle costruzioni ». «Un 40% di questa manodopera lavora in nero. – continua – Molte abitazioni sono prive di riscaldamento molte sono di fortuna. A fronte del contributo che l’immigrazione fornisce al sistema produttivo e dei servizi in Basilicata, in termini di reddito e di valore aggiunto, si registra da tempo una scarsa attenzione dei Comuni e degli Enti territoriali sulle condizioni di vita e di lavoro di queste persone».
«Non si tratta – prosegue Simonetti – solo di sfruttamento lavorativo, della mancata attuazione dei contratti di lavoro e dell’assicurazione previdenziale. Molto di più: compartimenti che partono da una concezione prima di tutto prevalentemente culturale. I migranti, come le parti deboli della società possono essere sfruttati e trattati con l’esclusione e la marginlità in una regione che ha visto emigrare dal 1860 oltre 800mila lucani diventati ad oggi 1,2 milioni con i discendenti». «Ora arriverà puntualmente il cordoglio. – conclude Pietro Simonetti – Invece della necessaria e dovuta modifica dei comportamenti con l’attuazione di politiche di prevenzione per condizioni dignitose di vita e di lavoro per questi migranti che sono circa il 10% della popolazione lucana ed il 25% di quella lavorativa».