URSULA FRANCO : CASO MARIO BOZZOLI, LE DICHIARAZIONI DEL NIPOTE GIACOMO
Quando il Bozzoli dice “Io sono innocente” è credibile, egli infatti, non essendo ancora stato giudicato, quantomeno “innocente de iure” lo è
#uncasoallavoltafinoallafine
– di Ursula Franco* –
Giacomo Bozzoli è a processo per omicidio premeditato e distruzione di cadavere. Secondo la procura di Brescia ha ucciso lo zio Mario Bozzoli, un imprenditore scomparso l’8 ottobre 2015 dalla sua fonderia di Marcheno.
Durante un’udienza, rivolgendosi alla Corte, Giacomo Bozzoli ha detto:
“Sono 5 anni e mezzo che sto patendo e soffrendo perché so di essere innocente e questa vicenda ha rovinato la mia vita e quella della mia famiglia”.
La gente parla per essere compresa e parla in economia di parole
Da un soggetto “innocente de facto” accusato di aver commesso un omicidio, ci aspettiamo come priorità una negazione credibile. Giacomo Bozzoli, invece di negare in modo credibile, invece di pronunciare le seguenti 7 parole “Io non ho ucciso mio zio Mario”, ha optato per una tirata oratoria di intento manipolatorio di almeno 28 parole durante la quale si è rappresentato come una vittima.
Si noti “so di essere innocente”. Come sappiamo, dirsi innocenti non equivale a negare l’azione omicidiaria, peraltro il Bozzoli ha indebolito il suo proclama d’innocenza con “so di essere”.
Alcuni stralci della sua deposizione:
“Io, prima di iniziare, voglio dire che io… dirò… tutta la verità. Io sono innocente e dirò solo la verità”.
Il Bozzoli ha perso ancora una volta l’occasione per negare di aver ucciso suo zio Mario
Quando il Bozzoli dice “io… dirò… tutta la verità” e poi si corregge “dirò solo la verità” è credibile. Statisticamente anche chi non si prende le proprie responsabilità nel 90% dissimula ovvero non racconta menzogne ma semplicemente omette volontariamente alcune informazioni senza dire nulla di falso. Solo il 10% di chi non si prende le proprie responsabilità falsifica ovvero non solo tace l’informazione vera ma presenta un’informazione falsa come fosse vera.
Quando il Bozzoli dice “Io sono innocente” è credibile, egli infatti, non essendo ancora stato giudicato, quantomeno “innocente de iure” lo è.
“Io sono… sei anni e eeee… due mesi… che mi chiedo che fine ha fatto mio zio. Ehm non mi sono ancora dato una risposta, sinceramente. L’unica… sospetto che ho avuto, e l’ho detto anche all’avvocato Martani quando mi ha interrogato, che m’ha fatto rimanere un po’ perplesso, è quando l’operaio… Ghirardini si è suicidato”.
Si noti “sinceramente”. Perché il Bozzoli sente il bisogno di sottolineare il carattere di esplicita franchezza della sua affermazione?
Il Bozzoli non ci ha detto che “sospetto” avesse avuto e perché abbia cambiato idea.
“Voglio che… venga fatta chiarezza una volta per tutte perché… sono state dette cheee… da delle persone che non c’erano buoni rapportii… ma, chissà come mai, nessuno, e ripeto nessuno, ha detto che ha visto me o mio zio litigare. Ma mai. Non c’è una persona che dice questa cosa qua”.
Giacomo Bozzoli tira in ballo le dichiarazioni di alcuni testimoni “sono state dette cheee… da delle persone che non c’erano buoni rapportii…” e poi, invece di smentirle rassicurando la Corte sullo stato dei suoi rapporti con lo zio Mario, ricorre ad un elaborato escamotage per indurre gli interlocutori a concludere ciò che lui non si sente evidentemente di sostenere ovvero afferma, si badi bene, non di non averci mai litigato ma che nessuno ha detto di averli visti litigare.
“Come ho fatto a far male a mio zio, come dice la pubblica accusa, se non l’ho neanche visto?”
Perché il Bozzoli minimizza?
Giacomo Bozzoli non è accusato di aver fatto male a suo zio, è accusato di averlo ucciso. Secondo il Dr. Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis: “if someone has criminal guilt, the brain has an incredible way of surviving: minimizes, justifies, rationalizes anything to not be face to face with their guilt” (Il cervello di un colpevole ha un modo incredibile di sopravvivere: minimizza, giustifica, razionalizza qualsiasi cosa per non trovarsi faccia a faccia con la propria colpa).”
Ed infine, “non l’ho neanche visto”, quando?
Si noti che in questa dichiarazione manca un riferimento temporale al giorno dell’omicidio.
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* Medico Chirurgo, Criminologo, Statement Analyst.
È allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari.
Fa parte del Forensic Team della COLD CASE FOUNDATION, una Fondazione Americana che si occupa di casi irrisolti, Executive Director: FBI Profiler Gregory M. Cooper.