A LAURIA SINDACI UNITI NELLA PROTESTA PER IL NO ALL’IMPIANTO A SAN SAGO: LO SCIOPERO DELLA FAME PROSEGUE
«Il presidente Bardi ci dica se ha parlato con il Presidente Occhiuto. Non si proceda a compiere una scelta scellerata per la salute e l’ambiente»
Continua l’impegno dei sindaci e delle comunità ricadenti nella Valle del Noce per dire “No” alla riapertura dell’impianto per il trattamento dei rifiuti speciali a San Sago. Il mondo politico , le associazioni e i cittadini, sono tutti uniti al fianco dei primi cittadini per evitare che la Regione Basilicata e la Regione Calabria permettano di riaprire un’impianto che nuocerebbe all’ambiente e al turismo di un’intera area. «Il Presidente Bardi ci dica se ha parlato con il Presidente Occhiuto. – si legge dal profilo social del Comune di Lauria – Entrambe le regioni non procedano unitariamente a compiere una scelta scellerata per la salute, l’ambiente e lo sviluppo».
«Noi non ci fermiamo» conclude il messaggio del comune di Lauria annuncia ndo inoltre «da oggi tutti i Sindaci aderenti proseguono lo sciopero della fame iniziato da Ulderico Pesce». Ed è proprio dall’attore arriva una lettera scritta al presidente della regione Basilicata, Vito Bardi: «Gentile presidente Bardi, a pochi metri dal fiume Noce e dal mare di Maratea, per circa 15 anni, è stato attivo un impianto di rifiuti pericolosi, dove sono arrivati anche i rifiuti industriali dell’Ilva di Taranto, delle raffinerie di petrolio dell’Eni, delle acciaierie di Brescia ecc..
Assieme ad altri cittadini, dal 2011 e fino al 27 novembre 2013, quando l’impianto medesimo fu sequestrato dalla Procura di Paola, lottammo contro la presenza di un simile impianto, che raccoglieva i peggiori rifiuti industriali, per portarli in un’area protetta dall’Unione europea, (ZSC Valle del Noce, caratterizzata dalla presenza dell’aquila reale, della lontra, del nibbio, e di alberi in estinzione), un’area a forte vocazione turistica, ambientale e culturale. Raccogliemmo le prove video di sversamenti illeciti nel fiume Noce e in prossimità del mare. E vincemmo la battaglia. A distanza di circa dieci anni, la ditta Go.Gi.Fe. di Milano, chiede la riapertura dell’impianto alle regioni Basilicata e Calabria.
Con una solerzia degna di Speedy Gonzales, il topo più veloce del Messico, il Dipartimento Ambiente della regione Basilicata, il 26 aprile 2021 ha rilasciato l’autorizzazione (Vinca), “fase di screening”, che consente la riapertura dell’impianto. Gentile presidente, le chiedo di annullare l’Atto pubblico e di difendere la bellezza dell’area. E le sottolineo una “bizzarria legislativa” a cui deve rimediare. L’atto autorizzativo dice: “Si propone di non ritenere necessaria l’assoggettabilità alla procedura di Valutazione di Incidenza Appropriata (livello II della procedura sancita dall’articolo 6 della Direttiva Habitat 92/43/CEE)” e si affida, prevalentemente, “alle condizioni di obbligo che il proponente si impegna a rispettare”.
Ma come presidente, lei è stato un generale della Guardia di Finanza, non può accettare un Atto pubblico, della sua amministrazione, che si rimette a quanto dichiarato dal “proponente”. Una Determina che pensa di fare a meno dell’articolo 6 della Direttiva Habitat, che è quanto di più moderno, da un punto di vista legislativo, pensato dall’Europa a tutela dei territori, è una è una decisione non accettabile. Nel frattempo ho intrapreso uno sciopero della fame per “difendere” l’area geografica in cui vivo. Sono sicuro di ricevere presto notizia dell’annullamento dell’Atto che mi permetterebbe di tornare ad alimentarmi e a festeggiare il Natale con la famiglia come tutti gli altri lucani».