MEGLIO LE PREFERENZE O LE LISTE BLOCCATE?
Lettere lucane
Non sono un esperto di leggi riguardanti i sistemi elettorali, ma da sempre mi pongo una domanda, che vale per i Consigli regionali come per il Parlamento: è preferibile un sistema elettorale fondato sulle preferenze (che permette di eleggere analfabeti, improvvisati e lestofanti) oppure affidare la scelta dei nomi ai partiti (che in teoria dovrebbero scegliere i migliori, anche se poi finisce sempre che a essere scelti siano i più fedeli)? Confesso che non so darmi una risposta. La democrazia italiana oscilla molto, e non sa mai bene come regolarsi. In linea di principio il meccanismo delle preferenze è il più democratico. Ma cosa succede se in un contesto sociale ormai de-politicizzato e de-partitizzato vengono eletti principalmente personaggi assai abili nelle relazioni corte e nei rapporti interessati? Sono in pochi ormai a votare per un partito a scatola chiusa, per adesione ideologica; più spesso si preferisce votare per chi si conosce, per chi ha saputo darti o prometterti una cosa. Quando però i partiti hanno deciso di “centralizzare” le liste (in teoria con l’obiettivo di portare in Parlamento i migliori) abbiamo tutti notato che a essere eletti erano principalmente persone fedeli alla linea del segretario, solitamente gente che vive abilmente, e unicamente, di politica. Che fare, dunque? Non ho una risposta. Ma ormai i voti bisogna conquistarseli uno per uno, e quasi nessuno può sperare su una valutazione puramente politico-ideologica dell’elettorato. Questo crea meccanismi isterici e febbrili, che costringono gli eletti a occuparsi ossessivamente – e direi a-criticamente – del proprio territorio, senza mai sentirsi svincolati dal mandato elettorale diretto. Insomma, con le preferenze ogni politico porta acqua al proprio mulino, avendo come unico obiettivo accontentare il proprio elettorato. Anche quando ha torto o fa richieste insostenibili e sbagliate.