UNA MORTE CHE GRIDA GIUSTIZIA
Bardi se ne esce con le solite «frasi di circostanza» invocando l’incontro in Prefettura che nulla centra
Summa ricorda giustamente che le aree industriali sono gestite dalla Regione attraverso Asi e Apibas
Tutti sapevano, le denunce dei sindacati sono state recapitate alle istituzioni competenti, Regione, Consorzio Asi e Apibas, tra l’altro allegata a quella del 3 dicembre anche le fotografie sul buio dell’area industriale di Melfi, ma il problema dell’illuminazione è rimasto. Cause e responsabilità del decesso dell’operaia 36enne di Melfi, in servizio alla Proma, Rossella Mastromartino, investita, nella zona industriale di San Nicola, da un pullman mentre all’alba di sabato sulle strisce pedonali stava attraversando la strada per raggiungere la fermata dell’autobus, saranno accertate dagli organi inquirenti che con ogni probabilità andranno fino in fondo sul caso di morte violenta.
Su altro binario rispetto a quello della magistratura, e indipendentemente dalle indagini penali, gli Enti citati, Regione, Consorzio Asi e Apibas, hanno l’obbligo di trovare una risposta certa all’interrogativo sul fatto che la tragedia fosse davvero come annunciata stante le molteplici e soprattutto recenti segnalazioni. In Regione possono, anche se non dovrebbero, chiudere un occhio sul liquidatore dell’Asi di Potenza, Fiengo, per esempio, che elargisce a suon di soldi pubblici, affidamenti diretti a esterni, e possono, continuando, non chiedersi dopo l’istituzione dell’Apibas, cosa stia facendo Vergari con il previsto passaggio di competenze, ma di sicuro, a via Verrastro, non possono girarsi dall’altro lato su temi prioritari di sicurezza pubblica quale lo è quello della manutenzione delle aree industriali.
Non solo sull’«industria della consulenza» di Fiengo, come sui prorpi social l’ha bollata Pietro Simonetti, «la vigilanza della Regione osserva senza intervenire», sempre come lo stesso Simonetti ha concluso. La legge regionale del marzo scorso, “scioglimento del Consorzio industriale della Provincia di Potenza e costituzione della Società Aree Produttive Industriali Basilicata SpA», prescriveva che «tutte le competenze in materia di gestione e manutenzione delle aree industriali della Provincia di Potenza sono trasferite all’Apibas e sino alla costituzione della predetta società rimangono in capo al Consorzio in liquidazione, al solo fine di assicurare interventi urgenti e indifferibili».
Premesso che i servizi di manutenzione in questione, sono servizi pubblici essenziali in quanto indispensabili, particolare che a novembre, il liquidatore Fiengo, con Apibas costituita, abbia dovuto ammettere che parte di quegli stessi servizi essenziali citati, sono stati svolti da ditta privata precedentemente affidataria del relativo appalto, «sia pure saltuariamente e senza titolo». In un periodo, lo scoppiare del paradosso in tutta la sua potenza: in attesa di espressa autorizzazione «dell’Autorità vigilante », compito dell’organo monocratico che governa il Consorzio Asi in liquidazione assumere, «sotto riserva di provvedimento della Regione Basilicata», gli impegni necessari ad assicurare il minimo di misure indispensabili ad assicurare la gestione e manutenzione delle aree industriali di sua proprietà, «anche ai fini di tutela e salvaguardia in caso di incidenti in dette aree».
La proroga, per copertura pure «parziale e minimale di tali servizi» di manutenzione, è stata disposta con rimando all’Apibas già costituita di provvedere in futuro quando la società deciderà di dare «effettivo avvio alla attività ad essa affidate dalla legge regionale» del marzo scorso. Chiarito che lo scopo dell’articolo non è quello di fare il nome del colpevole istituzionale, certamente, però, non si può non far emergere con quanta leggerezza e ambiguità, vengano gestite certe questioni pubbliche.
Mastromartino era madre di due figli ed è morta fuori dallo stabilimento dove lavorava al termine del suo turno notturno. Seppur condivisibile la prima parte del messaggio di cordoglio del presidente della Regione, Vito Bardi, «adesso è il momento del silenzio, dinanzi a tale tragedia», tutt’altro che accettabile la sua dichiarazione: «Ma poi dovremo far seguire i fatti». I «fatti», possibilmente, andrebbero fatti prima.
Il segretario regionale della Cgil, Angelo Summa, nel commentare la tragedia della morte di Rossella Mastromartino, la 36enne di Melfi investita da un pullman nella zona industriale di San Nicola, ha risaltato la drammatica assurdità per cui «doveva verificarsi un infortunio mortale per far luce e accendere i riflettori sulle inefficienze delle nostre aree industriali». «Un paradosso . ha dichiarato Summa – per una morte che sembra essere stata provocata proprio dalla carente illuminazione dell’area industriale.
Dopo le tante denunce della Cgil, solo ora il presidente bardi si rende conto dello stato dell’area industriale di Melfi tanto da annunciare un incontro in Prefettura per il potenziamento dell’illuminazione dell’area dove è avvenuto l’incidente mortale. Il presidente sembra ignorare che tali aree sono gestite dalla neocostituita società Apibas e dal consorzio Asi in liquidazione ».
«Un processo di riforma – ha spiegato il segretario regionale della Cigl, Angelo Summa – avviato ormai un anno fa con una legge regionale che, a detta del governo, avrebbe segnato il nuovo corso per il futuro industriale della nostra regione.
Una riforma che ha visto la nostra contrarietà e che ha di fatto determinato un sostanziale empasse dell’ente gestore rimasto a lungo senza guida. Basti pensare alle alterne vicende che hanno caratterizzato le nomine dei relativi vertici bloccandone la piena operatività. E considerato che si tratta degli enti preposti ad assicurare i servizi nell’area industriale forse quanto accaduto non è solo una tragica casualità».
«Le denunce sullo stato dell’area industriale di Melfi e i suoi disservizi – ha ribadito Summa nelle conclusioni – sono state molteplici, ma sempre inascoltate. Basta con le frasi di circostanza , non sarà la riunione in Prefettura a spostare il campo delle competenze e delle responsabilità di chi doveva intervenire per preservare l’incolumità e la sicurezza dei lavoratori e non lo ha fatto ».