COS’È CAMBIATO? NULLA!
Anzi, Bardi peggio dei suoi predecessori. Il Procuratore Raeli: «Il tempo è scaduto»
CORTE DEI CONTI All’udienza di Parifica, Regione rimandata con attacchi pesantissimi: «Reticenti, fanno orecchie da mercante»
Quando si dice il dono della sintesi: «Dispiace». Con un termine, alla Corte dei Conti di Basilicata racchiuso il giudizio su 2 anni di legislatura Bardi. Criticità nei Bilanci della Regione Basilicata, in rifermento alle annualità 2019-2020, tante e tali che il Procuratore regionale della Corte dei Conti, Vittorio Raeli, è andato oltre i profili di irregolarità contabile e le ipotesi di danno, intendendo appositamente «rimarcare», anche nei casi in cui non può esercitare alcuna azione erariale, la pesante «responsabilità della Regione sul piano politico- istituzionale». Nel merito, inaccettabile che ai già grossolani errori amministrativi, ne sono stati rilevati davvero di imbarazzanti, vada aggiunta l’insensibilità mostrata da Bardi& Co. nella gestione della cosa pubblica. Per dirla con le parole del Procuratore regionale Raeli, «ancora una volta il vertice istituzionale regionale fa, per così dire, “orecchie da mercante”».
Ragion per cui, per questi e altri motivi, «dispiace». Per il centrodestra regionale e per il presidente Vito Bardi, quella di ieri, è stata la prima vera udienza del Giudizio di Parificazione dei rendiconti generali regionali. Nell’estate del 2020, Bardi, eletto l’anno prima, anche è stato presente in aula, ma con distacco poichè il Giudizio formalmente non lo riguardava, poichè relativo agli anni 2017-2018. Ieri invece no. Il target del duro intervento del Procuratore regionale è stato proprio lui e la governance di centrodestra. In via generica, nell’ambito dell’istruttoria ai fini del Giudizio di Parifica, la Procura non ha potuto non rilevare come all’esito delle risposte trasmesse dalla Regione, «le informazioni e i dati fomiti sono risultati incompleti e-o lacunosi».
Per Bardi, cartellino arancione: «Poiché, però, la speranza, come si dice, è l’ultima a morire, l’invito all’amministrazione regionale di fare in modo che gli inconvenienti e le criticità rappresentate non abbiano mai più ad avverarsi». Come esempio lampante della lacunosità dei riscontri dalla Regione, il caso Acquedotto lucano. Sui trasferimenti in favore degli Organismi facenti parte del Gruppo Regione Basilicata, con riferimento ai dati trasmessi a “geometria variabile” dall’Acquedotto Lucano Spa, assolutamente da «stigmatizzare la scarsa attenzione degli Uffici regionali nel fornire riscontri puntuali che mina l’attendibilità e la credibilità degli stessi dati».
IL GABINETTO DI BARDI, LE NOMINE FIDUCIARIE, GLI ESTERNI E LE CONSULENZE: IL LATO OSCURO DI VIA VERRASTRO
Andando dritto al punto, il Procuratore regionale Raeli, relativamente alla riorganizzazione dell’Ufficio di Gabinetto e al riordino degli Uffici della Presidenza e della Giunta regionale, la “Pieni Poteri”, ha perentoriamente contestato come, numeri alla mano, «tale assetto riorganizzativo ha determinato un aumento dei costi, ponendosi in antitesi con le finalità della conclamata razionalizzazione e snellimento dell’apparato burocratico».
La «rivoluzione» di Bardi, il «cambiamento», nient’altro che uno scialacquare con i soldi pubblici. Per di più sul lungo elenco di «nomine fiduciarie», Bardi& Co. non hanno inteso «rispondere ai rilievi formulati dalla Sezione di controllo, che ha tenuto in non cale, manifestando un atteggiamento reticente». Tra l’altro, la Corte dei Conti ha ribadito che anche per i Dirigenti regionali di Dipartimento, così come in prima istanza anche al recente rimpasto autunnale, Bardi ha sbagliato non procedendo prima con l’interpello interno e poi con la procedura comparativa.
Le «scelte effettuate intuitu personae rappresentano una mortificazione dei dirigenti in servizio ed uno svilimento della stessa funzione dirigenziale». Per quanto, poi, concerne gli incarichi e le consulenze al personale esterno, semplicemente e drammaticamente, «nessuna informazione dettagliata è stata fornita dalla Giunta».
PERSONALE: COSTI IN AUMENTO BOOM ANCHE DI TRASFERIMENTI AGLI ENTI DEL GRUPPO BASILICATA
In generale, sempre numeri alla mano, è stato rilevato un «aumento dei costi del personale della Giunta»: dai 71milioni e 102mila euro del 2018 ai 74milioni e 501mila euro del 2019). Così come sono aumentati i costi del personale al Consiglio: da un anno all’altro, spesa passata da 361mila euro a 837mila euro. Irrisolta ancora, merita trattazione separata, la questione del personale delle ex comunità montane e dei gruppi consiliari, l’altra zona franca, per la Regione fuori dai vincoli finanziari di pareggio.
Dal raffronto, inoltre, tra gli esercizi 2019 e 2020, emersa in maniera «evidente» la «crescita esponenziale» dei trasferimenti erogati al “Gruppo Basilicata”, che, nel complesso, passano da 109milioni e 628mila euro a 248milioni e 713mila euro, «con una variazione percentuale del più 126,87%». Aumenti «incomprensibili» così come «incomprensibili » sono le «ragioni che sono alla base di alcuni degli stessi». Priva di senso, tra le altre cose, la «vexata quaestio» del controllo dell’Acquedotto Lucano Spa, ai fini della applicazione della normativa sul contenimento della spesa del personale, «non condividendosi la posizione della Regione Basilicata secondo cui trattasi di società non soggetta a controllo analogo da parte della Regione». Via Verrastro, in sintesi, sostiene: “siamo solo i soci di maggioranza”. E ancora: «disattesa la Direttiva sul contenimento dei costi delle società partecipate ». Sull’incremento dei trasferimenti dalla Regione agli Enti del Gruppo e «ai “soliti noti”», Bardi muto.
SANITÀ E IL PESANTISSIMO ROSSO DELLA MOBILITÀ PASSIVA Sulla Sanità, triplice criticità in quanto afferiscono «sia alla gestione contabile e finanziaria che a quella amministrativa ». Ormai il «perdurare dello sforamento della complessiva spesa farmaceutica ha assunto carattere strutturale ». Il tetto della spesa farmaceutica per «acquisiti diretti », 10,44% nel 2019 e 9,87% nel 2020 a fronte del tetto ex lege di 6,69%, ha fatto sì che la Regione Basilicata si posizionasse come sesta nel 2019 e settima nel 2020 nella classifica delle Regioni con indice di sforamento più alto.
Sulla mobilità sanitaria passiva, un fenomeno, come ha rimarcato il Procuratore regionale Raeli, «con enormi implicazioni etiche, sociali ed economiche», il saldo 2019, tra crediti da mobilità attiva, chi viene da fuori a curarsi in Basilicata, e debiti da mobilità passiva, i lucani costretti a emigrare per le cure mediche, è stato pari a meno 55milioni e 180mila euro: «in netto peggioramento rispetto a quello degli anni precedenti ». Né sembra che il saldo del 2020 «sia tale da far nutrire qualche speranza per il futuro»: meno 48milioni e 821mila euro.
GIORNALISTI REGIONE: IL «LABIRINTO KAFKIANO» A seguito della sentenza della Corte Costituzionale che ha dato ragione alla Corte dei Conti di Basilicata sui contratti errati, in estrema sintesi, per i giornalisti dipendenti a via Verrastro, in Regione hanno creato un altro “papocchio”. Dal mese di ottobre 2020 il personale giornalista, «“ usufruisce”, è un eufemismo, di uno stipendio inferiore a quello precedente». E che fine hanno fatto i soldi da restituire? «Come nel labirinto di kafkiana memoria – ha evidenziato Raeli -, dei soldi da restituire non si ha notizia.
Anzi, in via presuntiva, si apprende che ammontano a 3milioni e 246mila euro le somme corrisposte nel periodo dal 18 giugno 2010 al 31 dicembre 2019, al lordo degli oneri fiscali, contributivi e riflessi». Altra domanda, e la Regione che fa? «Con un linguaggio perfetto nello stile burocratese apprendiamo quanto segue – ha specificato Raeli -: “Si sta procedendo, al contempo, alla quantificazione delle somme da ripetere nei confronti del personale interessato per il medesimo periodo…
Sarà cura di questa Amministrazione trasmettere gli ulteriori dati e provvedimenti» Poi, dalla Regione la nota che per gli ulteriori recuperi corrispondenti alle maggiori quote di retribuzione percepite nel periodo 18 giugno 2010-31 dicembre 2019, «la cui quantificazione sarà effettuata con l’ausilio della società incaricata della gestione del programma paghe», un giorno verrà, prima o poi, data «comunicazione ai soggetti interessati e a codesta Sezione ». Un giorno, «dopodichè il silenzio!»
MONITO A BARDI: «IL TEMPO È SCADUTO»
Per cui, la Procura regionale, in assenza di novità «concrete», ha comunicato di non poter «rimanere inerte » e che «si muoverà» pe quanto di competenza. Avendo, tra gli altri, riscontrato in Regione errori marchiani, come le proposte dei Bilanci 2019-2020 approvate dalla Giunta «senza» l’obbligatorio parere in via preventiva del Collegio di revisori, in conclusione della «impietosa disamina», dal Procuratore regionale Raeli, il monito: «Il tempo è scaduto!».