MANCATI CONTROLLI IN REGIONE, L’IRA DELLA MAGISTRATURA CHE NON ACCETTA PIÙ «LA SOLITA LITANIA» DI BARDI&CO
Corte dei Conti: dopo il «divieto di assunzioni», la Procura potrebbe aprire un fascicolo sulle stabilizzazioni frettolose
Se prima del Giudizio di Parifica della Corte dei Conti di Basilicata, sui Bilanci 2019-2020, «il vertice istituzionale» Bardi a fronte delle incongruità rilevate dalla Procura contabile, ha fatto «“orecchie da mercante”», con complicità in generale dell’«atteggiamento reticente » della Regione che del fornire «dati incompleti e-o lacunosi» non ne fa un cruccio, dopo l’udienza di Parifica, non può non risaltare lo scioccante silenzio che avvolge via Verrastro.
A Bardi&Co., che nell’arco della stessa giornata hanno ricevuto un gancio d’ambedue i lati, da ricordare anche le sentenze della Corte Costituzionale, imbarazzante per degli amministratori quella sull’ovviamente bocciato “spalma debiti”, Bardi divide ma non impera, da Procura e Collegio, sono stati indirizzati rilievi di tale «rilevanza e gravità» che non basterà, per le conseguenze contabili degli stessi, come quelle sul blocco delle assunzioni, opporre silenzio contro la tempesta per sperare che questa passi.
Dall’abc, all’1, 2, 3, confermate, in Regione, carenze formali e sostanziali. Del resto, accertata la mancanza dei controlli. C’è un presidente convinto che la “Pieni poteri” sia in cima alla normativa piramide gerarchica italiana, potendo, ma non è così, lui tutto, e dei politici eletti, nonchè alti dirigenti nominati contenti di fare i “sudditi”. Così sui conti, la Corte Costituzionale, dato l’assurdo “spalma debiti” ideato da Bardi&Co., il Governo per 3 volte in 6 mesi ha impugnato, e ha avuto la ragione riconosciuta, il piano di rientro, ha dovuto ricordare al militare in pensione che la Regione non è una caserma, ma un Ente pubblico e che la competenza dei legislatori regionali non è suprema.
Tanto che, sui conti regionali, la Corte Costituzionale con Bardi&Co., si è comportata come se stesse all’asilo, rammendando al centrodestra che non è il ricorso a procedimenti di approvazione difformi dalle previsioni dei relativi Decreti legge, «stante l’evidente rischio che una diversa prassi contabile porti nella pratica a ritenere non più vincolante il termine annuale di presentazione della rendicontazione ».
Bardi&Co., volevano bucare la rete da dietro, far passare la palla ed esultare per il gol, ma hanno scoperto che ciò non è possibile. Invocato dal generico Generale il Var, la Corte Costituzionale ha risposto con cartellino rosso e rigore, a porta vuota, a favore del Governo. Bardi inebriato dalla sua “Pieni Poteri”, i restanti “sudditi” e così in Regione, tanto al Consiglio che in Giunta, sconosciuti i controlli. Controlli che dovrebbero riguardare non soltanto la «qualità dei servizi », ma anche e soprattutto la «qualità della legislazione » e «l’impatto della regolazione». Il risultato accertato dalla Corte dei Conti, appare, per quanto allarmante, scontato: «Non si registrano, purtroppo, significative novità, continuando a permanere le criticità che affliggono i vari tipi di controllo» che, esistono a via Verrastro, solo «sulla carta».
«Inascoltato – ha precisato il Procuratore regionale Vittorio Raeli -, l’invito ad indicare le motivazioni della persistente e mancata attivazione di tali forme di controllo anche negli esercizi 2019 e 2020, perché le risposte pervenute dalla Regione si risolvono nella solita litania di cui si farebbe volentieri a meno». È risultato, inoltre, che anche la Regione non ha effettuato controlli di regolarità contabile ed amministrativa nei confronti di enti sub regionali e, «ciò che è ancor più preoccupante sul versante dell’assenza di controlli a tutela delle finanze pubbliche», degli organismi strumentali istituiti per la gestione finanziaria degli interventi finanziati da risorse europee. Nessuno controlla e così, i “bubboni” eclatanti come quello, un vero “papocchio”, sulle assunzioni.
Sembra quantomeno strano che alla Direzione generale risorse umane, organizzazione e affari generali, gli alternatisi Dg, non sapessero dello sforamento dei vincoli finanziari. Sospetta, la fretta, a poche ore dal Giudizio di Parifica, nel far firmare i contratti per l’assunzione, a tempo indeterminato e parziale al 50%, ai 112 precari. Come specificato dalla Corte dei Conti di Basilicata, se non rispettati gli obiettivi e i vincoli di finanza pubblica, e non è la “Pieni Poteri” di Bardi a stabilirli, scatta, come ora per la Basilicata, «il divieto di procedere ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo, con qualsivoglia tipologia contrattuale, ivi compresi i rapporti di collaborazione continuata e continuativa e di somministrazione», anche, come precisato proprio per via Verrastro, «con riferimento ai processi di stabilizzazione in atto».
Vietato, infine, il «divieto di stipulare contratti di servizio con soggetti privati che si configurino come elusivi della presente disposizione ». Per una serie di ragioni, tutte spiegate dalla magistratura contabile, sembra proprio difficile credere alla “favola” che in Regione non sapessero. Errori, anche sul personale, formali e sostanziali. Per questi ultimi, basta dire che, premesso che la Regione ha facoltà di spesa, per le assunzioni, in misura non superiore al 13,5% del rapporto tra la spesa di personale e la media delle entrate correnti degli ultimi tre rendiconti approvati, lo sforamento rilevato è di milioni di euro, ovvero dello 0,43%. Per la Basilicata, la Corte dei Conti ha accertato che la percentuale per la Regione è del «13,93%».
Conseguenza, il blocco delle assunzioni. Stagione dei concorsi, come i controlli, su carta. C’è di più, perchè la Regione adesso deve obbligatoriamente prevedere «un percorso di graduale riduzione annuale del suddetto rapporto fino al conseguimento nell’anno 2025 del valore soglia». Da quantomeno strana, la fretta delle stabilizzazioni a poche ore di anticipo rispetto al Giudizio di Parifica, adesso appare più che ambigua. Se poi, dalla Sezione di Controllo, il caso «stabilizzazioni in atto», dovesse finire sulla scrivania della Procura contabile regionale, la successiva trasformazione, prima strana, poi ambigua, prevede la trasmutazione in ipotesi di danno erariale. Poco male, verrebbe naturale concludere, se sulla Corte dei Conti, la governance regionale tace. Tanto, a cantare, ci pensano le carte.