AttualitàBasilicata

EX TABACCHIFICIO: CONDIZIONI DISUMANE

I migranti ospiti della struttura vivrebbero nel degrado tra immondizia e carenza di materassi

È trascorso più di un mese da quando l’associazione “Libera Basilicata” ha effettuato un sopralluogo presso l’ex tabacchificio di Palazzo San Gervasio. Un intervento che è servito per  verificare le condizioni in cui vivono i migranti giunti in Basilicata per lavorare alla campagna agricola stagionale. L’associazione che gestisce l’accoglienza dopo aver vinto l’appalto è

Rose di Atacama che non aveva dato seguito per svariate volte alla richiesta di sopralluogo. Per la consigliera regionale del Movimento 5 stelle Carlucci, dalla relazione di quel sopralluogo è emersa una situazione al limite dell’indicibile: “emerge il disperato quadro di un’altra umanità, un’umanità che ci fa vergognare”.

Pare che le condizioni igienico-sanitarie riservate a questi ospiti-lavoratori siano pessime: sono stati rinvenuti abiti sporchi di fango e rifiuti vari in diversi punti del capannone. All’ingresso del dormitorio sembrerebbe essere collocato  uno scarico che emana effluvi maleodoranti. Al pericolo legato alla scarsa igiene, si assocerebbe- scrive ancora l’esponente pentastellato- quello rappresentato dalla presenza di dieci mono-fornelli da campeggio ricolmi di olio di bruciato e allacciati a un impianto elettrico al limite della sicurezza.

La struttura dovrebbe ospitare centoventi persone, ma il numero di oggetti e suppellettili presenti nel capannone appare del tutto insufficiente.

Nella parte esterna si troverebbero solo cinque postazioni con rubinetti e lavandino per lavare le stoviglie e procurarsi da bere, a cui si aggiungerebbero otto container con bagni chimici.

Ebbene, un ghetto disumano come quello appena descritto finanziato dai fondi AMIF-  Emergency Funds della Commissione europea – DG Migration and Home affairs viene proposto da trent’anni come soluzione provvisoria e di emergenza su cui si continuano a investire ingenti capitali che, evidentemente,  giovano agli enti gestori che, di anno in anno, partecipano ai bandi per la presa in carico della struttura, ma non ai lavoratori accolti.

Le condizioni descritte dalla relazione di Libera fanno accapponare la pelle e sono il segno di una umanità ferita, che ha smarrito i suoi valori di riconoscimento dell’altro e di accoglienza.

Non si può continuare a tollerare la presenza di questi lager, per cui è stata interrogata la giunta regionale e l’assessore competente per sapere se sono a conoscenza delle condizioni disumane in cui vivono questi lavoratori stagionali. Bisogna individuare, in modo definitivo, una soluzione di accoglienza strutturata, dignitosa e rispettosa.

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