LAVORIAMO PER UNA BASILICATA, PER UN MEZZOGIORNO E PER LA CITTÀ CHE GUIDO, LAURIA, RESILIENTI
Lo scopo è aumentare il benessere dei cittadini attraverso la partecipazione attiva alla costruzione di progetti e con una visione nazionale, europea e internazionale. L’intervento di Pittella
di Gianni Pittella
Dopo il Covid nulla sarà come prima. Dobbiamo rivedere il nostro modello di sviluppo, il nostro modo di vivere, le nostre priorità. La pandemia da Covid-19 ha colpito l’economia più di altri paesi europei, con particolari e inevitabili ripercussioni soprattutto al Sud. Il colpo più duro è stato inflitto all’intero sistema sanitario che ha rischiato il collasso. La stessa Unione Europea, sotto la pressione della crisi generata dalla pandemia, ha modificato e superato ostacoli che sembravano insormontabili soltanto qualche mese prima.
Alla piena comprensione di questi processi di cambiamento negli ultimi 20 anni ho contribuito attivamente. Ho lavorato per un’Europa maggiormente attenta alle riduzioni delle disuguaglianze, alla necessità di tenere in considerazione le pari opportunità e di pensare in maniera maggiormente prospettica e di visione alle giovani generazioni, in una chiave trasversale di innovazione tecnologica diffusa e di attenzione alla sostenibilità ambientale delle attività umane. Non è stato facile. Ma molte delle innovazioni sperimentate ed in continua sperimentazione con programmi quali Erasmus, Horizon, Life, Innovazione Sociale e tanti altri hanno consentito anche a persone e luoghi remoti dell’Europa di sperimentare nuovi modi di apprendere, di fare impresa, di innovare, di includere. La politica di coesione europea ed i fondi strutturali hanno assunto un peso percentuale sempre crescente nel bilancio europeo, fino all’ultima grande conquista dello scorso anno.
Al bilancio già crescente dei fondi strutturali per il periodo 2021-2027, lo sforzo finanziario -senza precedenti- dell’Europa attraverso Next Generation EU ha visto concretizzarsi anche la battaglia che ho condotto per anni sulla necessità dell’allentamento dei vincoli di bilancio in chiave espansiva e alla necessità di una politica fiscale in Europa, con l’emissione di titoli di debito comune, accanto alla politica monetaria unica. L’Europa è stata molto resiliente.
Resilienza, un termine che negli ultimi mesi è entrato nel lessico comune molto rapidamente, ma che va compreso nella sua dimensione originaria, che è quella tipica dei sistemi naturali. La capacità di un dato sistema, di una data specie, di una data organizzazione di adattarsi ai cambiamenti, anche traumatici, che provengono dall’esterno, senza degenerare. E il livello di resilienza si contrappone a quello di dipendenza.
La resilienza è capacità di rigenerarsi trovando una prospettiva nuova, che non può però prescindere dalle proprie caratteristiche distintive, territoriali, sociali, culturali, demografiche, per poi intervenire sulla modifica di situazioni che aumentano la dipendenza e sollecitare invece le azioni che costruiscono prospettive per la comunità e gli individui. È evidente che la resilienza, che l’Europa e lo Stato nazionale ci invitano a praticare, ha maggiormente senso sui cambiamenti attivabili su scala territoriale, essendo possibile individuare la funzione e lo scopo di una comunità locale nel sempre più connesso contesto nazionale ed internazionale.
Allora lavoriamo per una Basilicata , per un Mezzogiorno e per la Citta’ che guido,Lauria ,resilienti. Occorre assumere la consapevolezza delle proprie scelte, e porsi l’obiettivo di aumentare il benessere dei propri cittadini attraverso una partecipazione attiva e consapevole alla costruzione di progetti e con una visione nazionale, europea ed internazionale, da trasferire soprattutto alle giovani generazioni.
Ora che il progetto europeo si è ridestato e ha creato le condizioni affinché i luoghi del suo ambito possano attivamente partecipare al processo di ripresa e resilienza è il momento di tornare al territorio, al proprio territorio, per ivi contribuire a creare le condizioni concrete di partecipazione. Non pensare soltanto a progetti di risposta a sollecitazioni di altri o ad emergenze, ma lavorare a progetti di proposta coerenti con la visione condivisa costruita insieme. Progetti coerenti con la visione strategica costruita in maniera partecipata e che contribuiscono al conseguimento di obiettivi e risultati misurabili. Per far questo bisogna far riferimento al suggerimento di Einstein: «Non si può risolvere un problema usando lo stesso modo di pensare che ha contribuito a creare il problema». Dobbiamo cambiare il modo di approcciare al futuro, alzare lo sguardo e costruire un processo di transizione verso il 2030 perfettamente agganciato agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU, come metrica condivisa di scelta dei progetti e misurazione dei risultati delle azioni.
La cultura del risultato e della valutazione è un altro concetto che dobbiamo assolutamente far nostro nel percorso che vi propongo di fare insieme. Perché la cultura del risultato è quella che potrà aiutarci a rinnovare il patto tra amministrazione e cittadini, a rendere più proficuo il rapporto con i livelli istituzionali maggiori e con le competenze esterne. Per renderle funzionali e coerenti ad un disegno consapevole. La proposta è quella di cambiare il frame (il quadro di riferimento) dell’azione amministrativa, per poter definire al meglio nuovi script (mappe per l’azione, piste progettuali).
Tuttavia, l’insufficienza dei progetti di sviluppo sin qui elaborati a livello locale è spesso riconducibile a carenze non solo delle amministrazioni ma anche delle imprese e delle diverse organizzazioni della società civile. Tuttavia, per ben progettare, tutti i territori hanno in qualche misura bisogno di conoscenze che al loro interno non sono disponibili. Lo sviluppo e l’affermazione delle persone, soprattutto dei giovani, non arriveranno soltanto dalle risorse finanziarie attratte, ma anche dalle opportunità di crescita culturale e di confronto personale e collettiva che potremo loro offrire.
L’Europa è da sempre anche questo e nel mio ruolo di sindaco cercherò in ogni modo di rendere Lauria un vero comune europeo. Attraverso la struttura che attiveremo, Lauria aderirà a tutte le reti di enti locali nazionali, europei ed internazionali che potranno essere fonte di ispirazione progettuale o trasferimento efficace di buone pratiche in diversi ambiti di competenza dell’amministrazione. È necessario sostenere la ripartenza del turismo dei borghi, dell’associazionismo, del turismo lento e del cicloturismo dando valore alle specificità di tali aree, ad esempio in connessione con le tradizioni locali, i prodotti tradizionali, i beni ambientali e culturali.
Occorre anche sollecitare l’attuazione di tutti quegli incentivi dal BONUS 110% alla L. 158/2017, al collegato ambientale, alle “GREEN COMMUNITIES”, alle Zone Economiche Ambientali. In particolare, queste ultime avviano un’attività di coordinamento e di sostegno alle PMI interessate attraverso la messa a disposizione di competenze e professionalità utili per fare impresa in modo coerente con i territori protetti. Quanto in premessa rappresenta la grande sfida cui per primi gli amministratori locali dovranno cimentarsi nella consapevolezza che una mancata o cattiva programmazione di tutti i fondi a disposizione metterebbe a serio rischio il futuro delle prossime generazioni.