AttualitàBasilicata

«IL CSX DEL FUTURO È COL M5S»

Molinari apre anche a Pittella: «Marcello merita di votare per il presidente della Repubblica»


L’INTERVISTA Il luogotenente del ministro Speranza traccia la road map per mandare a casa il finto cambiamento


POTENZA. L’eco delle parole pronunciate da Massimo D’Alema durante un innocuo brindisi di fine anno di Articolo Uno in diretta Zoom continua ad agitare da giorni la sinistra che si è cimentata in un’anatomia del discorso, che forse meriterebbe anche di essere contestualizzato. In Basilicata, peraltro affettivamente connessa con il “lider maximo” Roberto Speranza considerati i natali tutti lucani del ministro della Salute, l’effetto appare decisamente meno deflagrante. Gli speranziani riconducono le esternazioni di D’Alema semplicemente nell’alveo di un percorso avviato da tempo, quello per costruire il cosiddetto campo largo, del centrosinistra allargato o della coalizione progressista, o comunque la si voglia chiamare. Alle Agorà Democratiche lanciate da Enrico Letta per riscrivere l’agenda politica dell’intero centrosinistra, del resto, Articolo Uno aveva già aderito.

«Il dibattito delle Agorà è il modo migliore per arrivare ad una ricomposizione che appare necessaria», ha detto l’ex premier tra i padri del Pds, scatenando i titoloni sul ritorno nel Partito Democratico e lo scioglimento del partito fondato, tra gli altri, anche da Pier Luigi Bersani. Il clamore mediatico si è poi concentrato sull’autoguarigione dalla “malattia” renziana, principale motivo della scissione, lasciando battibeccare sui social Enrico Letta e Matteo Renzi. A scoppio ritardato, il dibattito si è spostato sulle affermazioni in merito alla vicenda dell’elezione del Presidente della Repubblica: «L’idea che il presidente del Consiglio si autoelegga Capo dello Stato e nomini un altro funzionario del ministero del Tesoro al suo posto mi sembra una prospettiva non adeguata per un grande Paese democratico come l’Italia».

La Basilicata non si è mostrata di certo inerme a tale dibattito. Anzi. Gli speranziani che sono di casa in queste dinamiche e che da tempo lavorano a questo nuovo progetto non hanno fatto attendere le loro considerazioni. A fornire l’interpretazione “autentica” del percorso avviato da tempo è Antonello Molinari nominato nella cabina di regia che seguirà per Articolo Uno il lavoro di organizzazione delle Agorà Democratiche, con particolare attenzione al Mezzogiorno d’Italia. Molinari non si è soffermato solo su una fusione tra Pd e Articolo Uno per cui ha tenuto precisare che si tratta di «un percorso intrapreso a maggio scorso, con l’adesione alle Agorà democratiche volute da Enrico Letta per rilanciare e allargare il Pd. Dal Nazareno ribadiscono che le Agorà significano partecipazione dal basso e non una fusione di gruppi di dirigenti».

Ma ha sottolineato i punti di una nuova agenda politica che punta ad intraprendere una «discussione con il Pd che non sia di poltrone o postazioni, ma sul profilo politico di quello che vogliamo e sulle competenze ». Ma di punti fermi per intraprendere questo nuovo percorso Molinari ne elenca diversi, come spiega meglio nell’intervista di seguito.

Antonello Molinari ci dica la verità: Articolo Uno si sta riavvicinando al Pd e progetta un ritorno alla casa madre?

«In realtà noi è da maggio che abbiamo stabilito e intrapreso il percorso delle Agorà democratiche che, come è noto, sono state lanciate dal segretario del Pd Enrico Letta. Non c’è, quindi, nessuna novità particolare. A valle di questo percorso, decideremo se ci sono le condizioni per costruire insieme al Pd una nuova casa progressista ».

Nel caso tornereste a far parte del Pd solo perché credete nel progetto del segretario o anche perché quello di Articolo Uno non è decollato?

«È chiaro che ci sono novità politiche oggettive rispetto alle stagioni precedenti, dall’abbandono della vocazione maggioritaria al dialogo con il M5s e ad alcune scelte coraggiose sul piano economico e sociale. Con queste novità bisogna farci i conti e, forse, il merito è anche di chi, come Articolo Uno, in questi anni ha lavorato da fuori per spostare l’asse del centrosinistra in una direzione diversa»

Sui Cinquestelle voi siete stati in qualche modo premonitori?

«Oggi mi pare sia un dato acquisito l’esistenza di un’alleanza strutturale progressista e la ricomposizione di un campo anche con il M5s. Quando noi dicevamo che bisognava investire sul Governo giallorosso, quella scelta allora era contrastata, mentre oggi, è, invece, data per acquisita. Questa è una novità positiva, che è frutto anche della nostra azione».

A questo punto ci dica Molinari: la Basilicata in questo progetto come ci rientra? «Sono convinto che anche in Basilicata bisogna costruire un nuovo centrosinistra. Il prossimo schieramento di centrosinistra sarà composto dalle forze tradizionali del centrosinistra e dal Movimento Cinque Stelle. Servono delle forze capaci di poter combattere l’avanzata della destra. C’è bisogno di un cambiamento. La Basilicata deve essere in grado di capitalizzare lo straordinario lavoro messo in campo a livello nazionale del ministro Roberto Speranza anche sul nostro territorio. Mi riferisco ad alcune scelte importanti come quella sul Corso di Medicina presso l’Ateneo lucano, o degli investimenti sull’Irccs Crob di Rionero e in particolar modo nel campo sanitario. Senza trascurare le azioni messe in campo dal senatore del Pd Salvatore Margiotta sul tema delle nfrastrutture».

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