CICALA VA A ROMA, MA SFIDUCIATO
Il presidente del Consiglio è ormai abusivo: non lo votano neanche i suoi, lo salva il soccorso rosso di Trerotola
QUIRINALE Per pochi voti non lo batte Piro (FI) che raccoglie il consenso anche di Italia viva. Urge rinnovo Udp
POTENZA. L’elezione dei tre delegati lucani per la votazione al Quirinale per il nuovo Presidente della Repubblica ha messo a soqquadro gli equilibri del Consiglio regionale lucano. L’analisi che emerge dai voti espressi è certamente impietosa per il centrodestra che ancora una volta si mostra disunito. Non va meglio per il centrosinistra, più precisamente per il Partito democratico che il Basilicata rompe l’asse con il Movimento Cinque Stelle creato a livello nazionale. Negli anni precedenti si è sempre proceduto con una certa facilità ad eleggere come delegati il presidente della Regione, quello del Consiglio e uno dell’opposizione. Questa volta però l’elezione di Bardi, Cicala e Cifarelli non è stata poi così facile.
LEGA E FORZA ITALIA SEMPRE PIU’ AI FERRI CORTI
Il Consiglio regionale ha rischiato di non tenersi per il mancato accordo tra i partiti della maggioranza di centrodestra che si sono “accapigliati” fino a poco prima di avviare i lavori. Lo scontro maggiore è avvenuto tra Forza Italia e Lega. Gli azzurri avevano avvisato da giorni che se su Bardi non ci sarebbe stato nessun tipo di ostruzionismo non sarebbe stato lo stesso per Cicala. In quanto il suo ruolo di presidente del Consiglio è ormai scaduto da tempo.
Per i forzisti andava bene rispettare la “regola” generale di votare oltre al governatore anche il presidente del Consiglio, ma quello in carica e non in proroga. Per il rinnovo dell’ufficio di presidenza però gli accordi sono lontani, soprattutto dopo l’abbandono di Vizziello da Fratelli d’Italia che ha nuovamente messo tutto in discussione. Per evitare problemi maggiori però il governatore lucano, visti i tempi stretti per indicare i delegati (entro il 18 gennaio), aveva chiesto di attenersi alla regola generale e poi risolvere in seguito le controversie interne alla maggioranza. A mostrare contrarietà sin da subito, però, è stato il capogruppo di FI Piro che non solo ha reso noto le sue intenzioni ma ha cercato fino all’ultimo alleanze per scavalcare l’elezione di Cicala. La strategia di Piro effettivamente ha messo i bastoni tra le ruote a Cicala.
Se infatti Bardi è stato eletto da tutta la maggioranza, con 13 voti, Cicala ne ha ottenuti solo 9. Ad essere votato però è statao anche Piro, con ben 6 preferenze. Per la prima volta un presidente del Consiglio lucano non riesce ad ottenere l’appoggio dell’intera maggioranza per diventare delegato per il Quirinale e in più l’avversario della sua stessa coalizione è riuscito ad ottenere voti anche dall’opposizione.
Infatti, Cicala oltre a non aver ottenuto i voti dei 3 consiglieri di Forza Italia che hanno votato compatti su Piro ha perso anche il voto di un altro membro della maggioranza. Ma chi sarà il consigliere infedele? Secondo rumors potrebbe essere proprio un collega di partito dello stesso Cicala che stanco di vedere il leghista poco attento alle esigenze del gruppo avrebbe voluto mandare un segnale. Segnale che, come raccontiamo ormai da giorni, potrebbe tramutarsi in una difficile rielezione di Cicala alla presidenza del Consiglio.
Il capogruppo di FI per aver raggiunto 6 preferenze è chiaro che è riuscito ad avere dalla sua anche due voti dell’opposizione. Che secondo rumors potrebbero essere di Italia Viva. Segnale che potrebbe far intendere anche una apertura della maggioranza a forze nuove. Alleanza necessaria se si considera che negli ultimi Consigli regionali Bardi è riuscito ad avere per un solo voto la maggioranza in Aula
L’IRA DI PIRO
Votazioni che ancora una volta hanno evidenziato le enormi crepe all’interno del centrodestra. Crepe che sarà difficile sistemare. Il messaggio mandato da Forza Italia alla Lega e allo stesso Bardi non è stato di poco conto. Gli azzurri da tempo hanno fatto comprendere agli alleati e allo stesso governatore di voler maggiore considerazione. La mossa messa in campo dagli azzurri ha evidenziato gli equilibri precari della maggioranza che senza un forte accordo rischia di non ristabilirsi. FI ha dimostrato di essere un elemento fondamentale e di riuscire a coinvolgere, nelle sue battaglie, anche qualche altro rappresentante del centrodestra.
Numeri di cui Bardi non può certo fare a meno per governare. Ma la mancata elezione a delegato ha reso Piro una furia. Sciolto il Consiglio regionale per mancanza di numero legale il capogruppo di FI con un messaggio sul gruppo What’sApp della maggioranza ha fatto sapere di non farne più parte.
Si consuma così l’ennesima crisi della maggioranza che tra il rinnovo dell’Ufficio di presidenza e il rimpasto di Giunta mette il presidente Bardi in una situazione non facile. Già per il prossimo Consiglio regionale il cui punto all’ordine del giorno è la discussione sul Piano strategico regionale il governatore rischia di non avere i numeri dalla sua.
PD E M5S: L’EQUILIBRIO SI ROMPE
È certamente noto che i grillini lucani hanno sempre seguito poco le direttive messe in campo a livello nazionale. Anche questa volta i consiglieri Perrino, Carlucci e Leggieri non si sono smentiti. I pentastellati hanno infatti rotto l’equilibrio, che a livello nazionale sembra funzionare alla grande, con i colleghi del Partito democratico. Il capogruppo dem Cifarelli è stato infatti eletto delegato per il Quirinale senza i 3 voti dei pentastellati che quasi come un atto di “ribellione” hanno disperso le loro preferenze (sapendo che non sarebbe mai stato eletto) su Perrino. Cifarelli, nel raccogliere 5 preferenze, viene eletto grazie al sostegno dei colleghi di Italia Viva Polese e Braia.
E a quello di Trerotola (Pl). Anche qui però viene registrato un voto “anomalo”. Il capogruppo dem riceve un voto dalla maggioranza. Emblematica la scheda con le due preferenze espresse su Bardi e Cifarelli.