AL PEGGIO NON C’È MAI FINE
Aql, Andretta e Bardi carbonari: negato l’accesso alla stampa all’assemblea pubblica
L’au solo poche settimane fa aveva affermato che ci vuole «riserbo» per gli atti pubblici. Cosa c’è sotto?
POTENZA. La libertà di stampa è uno dei diritti inalienabili per il mondo del giornalismo e della comunicazione. È una delle garanzie che ogni stato, insieme ai propri organi d’informazione, dovrebbe garantire ai cittadini e alle associazioni.
Ma la Basilicata ancora una volta si trova a dover scrivere una pagina nera sul diritto di cronaca dei giornalisti. La libertà di stampa è la libertà dei cittadini di essere informati, la libertà dei giornalisti di informare e di svolgere il proprio mestiere senza alcuna pressione. Eppure ieri a Cronache Lucane è stato impedito di svolgere il ruolo fondamentale di organismo d’informazione. Porte chiuse. Anzi, verrebbe da dire blindate. Bocche cucite e clima decisamente gelido, e non certo per le temperature invernali. È questa l’accoglienza andata in scena all’assemblea pubblica di Acquedotto Lucano. In quella che la Regione aveva definito l’assemblea che avrebbe dato il via ad un cambio di passo nella gestione e nei rapporti con i cittadini la stampa non era gradita.
Eppure questo cambiamento tanto atteso ed evidenziato anche dal governatore Bardi e sottolineato dalla relazione programmatica dell’Au Andretta ci avrebbe fatto piacere raccontarlo ai cittadini lucani. Ma purtroppo il giornalista di Cronache Lucane, Ferdinando Moliterni, e l’operatore, Andrea Mattiacci, sono rimasti fuori dal Park Hotel a Potenza. Porte chiuse alla stampa per ordini provenienti dall’alto. È questa la risposta che è stata fornita alla richiesta di Cronache Lucane di poter prendere parte, come avvenuto negli anni passati, ad una Assemblea pubblica.
A stupirsene anche alcuni sindaci e qualche dirigente di Aql che giunti all’ingresso del Park Hotel non riuscivano a comprendere il perché di così rigorose disposizioni nei confronti degli organi di stampa da parte di una società a totale partecipazione pubblica. I soci di Aql, sono per l’appunto la Regione e i Comuni. E i sostenitori dell’Ente, soprattutto a livello economico, i cittadini Viene così cancellato il diritto di cronaca di poter informare i lucani del reale stato di un Ente che gestisce un valore primario come l’acqua.
Quello che L’Au Andretta vuole fare di Aql e quali sono le difficoltà che pare aver riscontro, come anche Bardi ha avuto premura di far sapere solo ad Assemblea conclusa, restano imbavagliate in una Assemblea a porte chiuse. I lucani che già devono fare i conti con bollette salate, mancata lettura dei contatori e l’agonia di rivolgersi ad un call center per un qualsiasi guasto o chiarimento ora non sono manco più tenuti ad essere informati sul reale stato dell’Ente.
Eppure l’aumento in bolletta sarà in parte dovuto anche ai fini della salvaguardia degli equilibri di Bilancio di Acquedotto lucano. Che fine hanno fatto le garanzie del presidente della Regione Bardi sul costruire una casa di vetro e garantire massima trasparenza sulle azioni amministrative? Impossibile rispondere. Anche perchè in questi due anni e mezzo di mandato sono state pochissime le conferenze stampa convocate proprio dal governatore lucano.
Perciò perchè sorprendersi che l’Au scelto da lui chiuda la porta in faccia alla stampa. E pensare che chi siede in via Verrastro potrebbe prendere esempio da Draghi che solo pochi giorni fa si è scusato con la stampa per non aver convocato la consueta conferenza per riferire delle misure adottate nel Consiglio dei ministri. Ma come sempre la Basilicata fa storia a se.
Chi governa questa regione pare essere allergico alla stampa. Come non ricordare le misure restrittive nei confronti dei giornalisti adottate anche in Consiglio regionale. Ma noi non ci fermiamo, continueremo ad esercitare la nostra libertà di pensiero e il diritto di cronaca che piaccia o meno a chi oggi siede in Regione, in Consiglio o amministra un Ente sub regionale. La gestione della cosa pubblica non può rimanere avvolta nell’opacità e non si può permettere di voler far pubblicare solo una versione: la loro. Non vogliamo essere il megafono dei loro ristretti comunicati, ma vogliamo essere il megafono della libertà di pensiero.
L’Au di Acquedotto lucano, Alfonso Andretta, può continuare a fingere di non aver compreso di essere alla guida di un Ente a controllo pubblico. Come pure il presidente della Regione Bardi può snobbare la stampa e non convocare neanche una conferenza all’anno per commentare il suo percorso. Ma che Bardi e Andretta lo vogliano o meno la pubblica amministrazione ha il dovere di reggersi sulla trasparenza.Dalla pubbllicazione degli atti alla libertà dei giornalisti di presenziare ad evento o assemblee pubbllcihe. Tutto il resto ha un solo nome: censura!