OMAGGIO A DAVID MARIA SASSOLI
Lunedi alle 18.00, i deputati renderanno omaggio al Presidente David Sassoli con una cerimonia in apertura della sessione plenaria a Strasburgo
Il Parlamento rende omaggio al Presidente Sassoli
Lunedi alle 18.00, i deputati renderanno omaggio al Presidente David Sassoli con una cerimonia in apertura della sessione plenaria a Strasburgo.
Interverranno in Aula, l’ex Primo ministro italiano ed ex deputato europeo Enrico Letta, amico intimo del Presidente Sassoli, il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, il Presidente francese, Emmanuel Macron, e i leader dei gruppi politici.
Il Presidente David Sassoli è deceduto l’11 gennaio dopo il suo ricovero in ospedale il 26 dicembre. Membro del Parlamento europeo dal 2009, David Sassoli è stato eletto Presidente nel luglio 2019 per la prima metà dell’attuale legislatura del Parlamento.
In memoria di David Sassoli, la cerimonia a Strasburgo
In apertura della plenaria il Parlamento europeo ricorda il suo ex presidente.
L’elogio funebre di Enrico Letta e gli interventi di Michel, Macron e dei leader dei gruppi politici
Il Parlamento europeo ricorda il suo ex presidente David Sassoli, scomparso l’11 gennaio scorso a una settimana esatta dalla fine del suo mandato, in cerimonia solenne a cui prenderanno parte le più alte cariche dell’Unione europea.
Oggi sarà la plenaria di Strasburgo a rendere omaggio a Sassoli. Enrico Letta, segretario del Pd ed ex presidente del Consiglio italiano, farà l’elogio funebre
Discorso in memoria di David Sassoli
Parlamento Europeo
(Strasburgo – 17 gennaio 2022)
Madame la Présidente du Parlement européen,
Monsieur le Président de la République française et Président du Conseil de l’Union européenne,
Monsieur le Président du Conseil européen,
Madame la Présidente de la Commission européenne, Mesdames et Messieurs les chefs d’Etat et de gouvernement, Mesdames et Messieurs les députés européens,
Mesdames et Messieurs les parlementaires,
Cara Alessandra, Caro Giulio e Cara Livia,
Mesdames et Messieurs,
Le sourire, les yeux, la parole. Avec ce triptyque je veux commencer ce discours en mémoire de David.
Le sourire – le sien; les yeux – ceux des autres; la parole – de ceux qui n’ont pas de voix.
Le sourire, le sien, était un cadeau spécial, et c’est la première pensée qui traverse l’esprit de chacun d’entre nous lorsque nous pensons à David. C’est l’image qui traduit sa force et sa sérénité.
Son sourire était un don inné, mais son sourire était avant tout un état d’esprit.
C’était le sourire de l’accueil. C’était le sourire de la compréhension. C’était le sourire de la bienveillance et de la cohérence.
Parce que le sourire de David, avant même d’être un don de la nature, si engageant et captivant, si capable de vous prédisposer au positif, était un sourire intérieur.
Le sourire de quelqu’un qui cherche toujours le bien dans chaque événement, qui est présent dans chaque rencontre et dans chaque personne.
Ce sourire nous a émus, nous a rassurés et nous a donné de l’espoir.
Il ne nous a jamais fait défaut. Jusqu’au dernier. Jusqu’à ce dernier message de Noël. Et jusqu’aux derniers regards avec Alessandra, avec Giulio et Livia.
Les yeux. Ceux des autres. Ceux que David a cherché, regardé et croisé. Ces yeux qui racontent les drames de notre époque.
Je reprendrai l’un de ses plus beaux discours, celui de la commémoration du massacre nazi de Fossoli, qu’il avait été heureux de prononcer avec vous, Madame la Présidente von Der Leyen.
‘Les yeux de l’humanité privée d’humanité… les yeux de Mauthausen, comme les yeux de Srebrenica, des réfugiés syriens, des mères filmées sur les canots pneumatiques avant de se noyer ‘dans la course vers un bonheur qui ne viendra jamais à cause de notre indifférence’.
David avait ce grand don de regarder au-delà, il savait ne pas s’arrêter aux apparences et il savait aller à la substance.
La parole. Celle des sans-voix. Sa vie entière a été consacrée à donner des mots aux sans-voix. Donner de l’espoir à ceux qui n’en ont pas.
Cette prédisposition instinctive envers les autres s’est traduite dans la vie de David par la construction incessante d’espaces de dialogue et la pratique inlassable de l’écoute.
C’est donc évidemment dans l’Europe que David a trouvé sa dimension plus naturelle. Qu’est-ce que c’est l’Europe sinon le projet politique d’un espace de dialogue entre gens et pays différents, bâti sur des valeurs communes de solidarité et de réciprocité?
L’Europe c’est l’ouverture. David, donc, saisissait un point fondamental de l’identité européenne quand il disait que ‘L’Europe n’est puissante que lorsqu’elle ne se referme pas sur elle-même.’
Ainsi, à partir de ce concept, à l’Institut Jacques Delors, lors d’une rencontre inoubliable devant la rosace du Collège des Bernardins à Paris, David avait développé un discours puissant, basé sur l’Europe puissance de valeurs.
L’Europe est une puissance de valeurs ou elle ne l’est pas. Une envie constante de ne jamais abandonner cette idée fondatrice de notre être ensemble. ‘Relance, Puissance, Appartenance’ – la devise du semestre de la Présidence française est la démonstration que cette vision peut – et doit – être à la base d’un projet politique ambitieux.
In questi giorni in tutte le città italiane si sono moltiplicate incessantemente le manifestazioni di affetto nei confronti di David.
I suoi funerali di Stato – voluti dal Presidente Draghi, che ringrazio per essere qui anche oggi e per la sua straordinaria opera di servizio all’Italia – hanno rappresentato un incredibile momento di unità del nostro Paese.
La cerimonia di venerdì scorso a Roma è stata un inno all’Europa. Anche nel momento finale, David ci ha lasciato una grande eredità. Quel giorno, con quella bandiera europea, quel sentire tante lingue che si intrecciavano, abbiamo tutti sentito davvero che l’Europa non è solo direttive, istituzioni e acronimi.
No. L’Europa sono innanzitutto le sue persone, le sue anime, i suoi cuori. Sì, abbracci, emozioni, sorrisi.
E proprio da qui vorrei condividere una riflessione che ha il difetto di immettere una punta di amarezza nell’atmosfera così intensa di stasera.
Ma d’altronde penso che una comunità di donne e uomini che si raccolgono nell’emozione della scomparsa di uno di loro, debba anche trarre lezioni e usare parole non scontate.
Questi giorni di lutto sono per l’Italia anche quelli della difficile scelta del o della Presidente della Repubblica, colei o colui che prenderà il testimone di un Presidente dalle eccezionali doti come Sergio Mattarella.
Proprio in questi giorni si sono moltiplicate le voci di chi pensa che proprio David sarebbe stato quel Presidente da eleggere. Voci di ogni orientamento politico. Io, parlando di questo tema con lui stesso un mese fa, registrai il suo sorriso e una frase che tengo nel mio cuore.
La lezione che traggo è che la politica deve sapere guardare oltre: oltre l’apparenza e l’immediatezza. E fare scelte coraggiose. Perché quella scelta che appare ovvia ai più, oggi che David non c’è più, ieri non lo appariva.
David sapeva guardare alla sostanza delle cose. Il suo costante impegno. la cura, il dialogo con chi è più lontano, anche culturalmente, hanno rappresentato il suo metodo politico, qualcosa che lui stesso rivendicava.
E questo metodo rispecchia al meglio l’anima del progetto europeo, perché è così che è stata fatta l’Europa.
È l’Europa pensata nel manifesto di Ventotene al quale tanto si ispirava David, motivo per cui è stato particolarmente bello l’annuncio oggi, da parte del Governo italiano, di intitolargli il progetto di recupero del Carcere di Ventotene.
Quell’Europa che è unione nella diversità, parole che per David non erano uno slogan retorico, ma erano vera sostanza e metodo.
David si è sempre impegnato per un’Europa che non cadesse nella tentazione dell’omologazione, lavorando per un’unità rispettosa delle tradizioni e delle specificità, perché sapeva che la diversità è la grande ricchezza del nostro continente.
E questo richiede un lavoro faticoso, paziente. Le fatiche di questo metodo a volte ‘ci possono fare arrabbiare, però è meglio arrabbiarsi e discutere in pace’ come disse David in un discorso nella sua Firenze a ottobre 2019, poco dopo l’elezione a Presidente di questo Parlamento.
L’Europa è un progetto di pace – David ne era fortemente convinto. Sin dalle prime esperienze politiche quando, insieme ad alcuni amici, prese parte a un gruppo politico chiamato La Rosa Bianca, direttamente ispirato a quei ragazzi cattolici tedeschi che si opposero al nazifascismo.
L’Europa è per David un processo della storia, quindi un cantiere dai tempi lunghi, che guarda naturalmente alle nuove generazioni.
Anche per questo, sostenibilità e lotta al cambiamento climatico non erano per David uno dei tanti paragrafi da inserire in un discorso sull’Europa.
Lo ascoltai l’estate scorsa, a Montepulciano, parlare degli obbiettivi di sostenibilità con rinnovata forza e lungimiranza. Con una visione nuova che affascinava i più giovani e li portava a capire immediatamente che per un futuro Green e sostenibile dobbiamo volere un’Europa più forte.
Perché il livello nazionale non basta. Ogni colpo di piccone che diamo oggi all’integrazione europea allontana la meta della sostenibilità, allontana la promessa di un mondo ancora abitabile tra cento anni, ancora bello come oggi.
Quel pomeriggio, circondati dalle splendide colline toscane, facevamo i conti con le nostre età e con la demografia.
Ci dicevamo che se avessimo avuto nipoti loro avrebbero avuto una speranza di vita forse di più di centoventi anni. Avrebbero visto, loro, il mondo del 2150. Non fantascienza. Stringente realtà.
E come sarà quel mondo dipende dalle nostre scelte di oggi. Come i giovani, i nostri figli, i nostri nipoti lo vivranno, dipende da noi, dal nostro amore per loro e per la nostra Terra. Dal nostro coraggio nel limitare il nostro egoismo generazionale e soprattutto dal nostro impegno a costruire un’Europa più forte.
David sapeva che un’Europa forte non può esistere senza democrazia e stato di diritto, perché un dialogo pacifico tra Paesi e posizioni diverse può avvenire solo all’interno di un quadro di regole democratiche.
David strongly believed that democracy cannot be taken for granted. It must be fought for, defended. Democracy is not a gift, but an achievement that must be earned over and over again.
These beliefs were at the very core of David’s actions as President of this Parliament. During his mandate he did not only keep the lights of European democracy on, but he also innovated it.
He did so by making a choice that changed history.
In 2020, when many Institutions all over the world closed down, he chose to keep this Parliament open. Today, we take this choice for granted. But at that time, it was a contested, divisive and therefore brave decision.
With that decision, shared with you, David made history. You made history. By making the European Parliament the protagonist at a crucial time in our common history.
That was not simply a symbolic gesture, but foremost one of substance.
In a time when it was most needed, a functioning and proactive European Parliament enabled the EU to successfully tackle the Covid crisis. By using a more communitarian over an intergovernmental approach. By overcoming national vetoes and making the first concrete steps towards a real Social Europe and a Europe of Health.
Once again, we had clear proof that this Chamber, all of you, are the very heart of the Union’s political life .
Just imagine what the European response to the pandemic would have been like, had the Parliament remained in lockdown. It would have been very different, I am sure.
David’s choice, your choice, contributed to a European response based on solidarity. A far-sighted response grounded in common debt and in common fiscal measures achieved through Next Generation EU.
In that watershed period for the EU, David directed all the energies of the European Parliament towards fighting the pandemic.
When hospitals and intensive care units risked collapse, the Parliament put its drivers and cars at the disposal of medical staff in Brussels, enabling them to reach sick people at home.
In Strasbourg, the Parliament’s premises were made available to host a Covid screening centre for people in need.
For many months in 2020, the Parliament itself opened its doors, hosting women in need and providing hot meals to the homeless and the poorest.
This – was David’s idea of Europe and its institutions: open to citizens and close to their needs.
Bringing citizens closer to European institutions was one of the goals David worked for with most determination and passion.
He was one of the first supporters of the Conference on the Future of Europe. Always ready to promote this innovative project of participatory democracy and to defend it from those who wanted to water it down.
Just like he kept open the doors of this Parliament, David aimed at opening doors for citizens all over our continent . The participation of citizens was and is exactly what our democracy needs, now and in the future. It is the courage to keep the doors open, to defend and support our democracy.
And it is with that courage that we – all of us gathered here today – should stay committed to make the Conference a success. Because this would be the best way to honor David’s memory.
As President of this Parliament, David always worked to make citizens’ voices heard, especially the weakest voices.
He did so when he fought to strengthen the social dimension of the Union. During the 2021 Christmas greetings, he quoted ‘cruel inflexibility’ as one of the main causes of ‘inequality that can no longer be tolerated or accepted’.
He did so when he denounced Europe’s reluctance to assume its political duties towards developing countries. David’s voice was among the loudest calling on Europe to honour its commitments to provide vaccines to African countries.
He did so in his constant attention to young people and students, for example in his battle to abolish the wrongful practice of unpaid internships in the offices of MEPs.
And he did so when he condemned the unacceptable attitudes towards those who are fleeing war, hunger or dictatorial regimes and who look at Europe as a land of hope. The truth is – as he used to repeat – that ‘we are not afraid of migrants, but we are afraid of poverty’. Europe cannot be a fortress: it has never been. David knew that a fortress Europe means a soulless Europe doomed to lose itself.
It was to save Europe that he strongly and repeatedly called for the construction of a common European asylum and migration system, to finally move beyond the Dublin regulation.
This is also why he visited the border between Lithuania and Belarus and the border between Greece and Turkey on the Evros river. To call for urgent solutions and to personally witness the dire conditions to which men, women and children were exposed.
The common thread of all of his battles is clear: the European Union is a Union of Values.
That is why we must stand firm against any authoritarian temptation. Against the attempts to silence the press, to jeopardize the independence of the judiciary system, and against the discrimination of minorities.
As President of this Parliament, David stood strongly in support of the values we hold dear, because – as he said – ‘Democracy, freedom and the rule of law are never up for negotiation.’
David’s fight for democracy, freedom and the rule of law has been an inspiration to all of us; his fight has been a beacon of hope. And it is on this word – hope – that I would like to conclude.
Hope was the mark of David’s leadership. There was hope in his smile, in his eyes, in his words.
One of David’s lessons was that hope is not the certainty of victory, but it is an awareness that efforts for the common good are never in vain, because they will leave a positive seed in society. And every seed requires care, it requires time.
So, we have a duty: to live fully, without wasting a single moment, just like you did, David. ‘A random life? Never’ as you told friends to welcome this New Year.
You left an everlasting mark on European history and on our lives.
We will carry on your work. Your fights will keep being our fights. We will never forget you.
Addio David.
Poi prenderanno la parola Charles Michel, Emmanuel Macron e i leader dei gruppi politici.
Ursula von der Leyen non sarà invece presente, ha reso noto via Twitter:
“Il mio autista è risultato positivo al Covid purtroppo, devo pertanto cancellare la mia partecipazione alla plenaria del Parlamento europeo. Sto tornando a Bruxelles”
Anche se in lutto, il Parlamento europeo deve andare avanti.
C’è da eleggere un nuovo (o una nuova) presidente.
Le trattative sono continuate nel fine settimane.
Nonostante ci sia una chiara favorita la deputata maltese del PPE : ROBERTA METSOLA la settimana potrebbe riservare qualche sorpresa.