CRISI AI CONFINI DELLA UCRAINA ESAMINATA IN VIDEOCONFERENZA TRA LEADER
È stato reiterato il sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina
Ucraina, il Presidente Draghi partecipa a una videoconferenza
24 Gennaio 2022
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha partecipato stasera a una videoconferenza, organizzata da parte americana, con il Presidente Biden, il Presidente Macron, il Cancelliere Scholz, il Primo Ministro Johnson, il Presidente Duda, il Presidente del Consiglio europeo Michel, la Presidente della Commissione von der Leyen e il Segretario Generale della NATO Stoltenberg.
I leader hanno esaminato l’andamento della crisi ai confini dell’Ucraina alla luce degli sviluppi sul terreno e degli esiti dei numerosi contatti diplomatici intercorsi sia a livello bilaterale che nei diversi formati multilaterali.
È stato reiterato il sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina.
Sono state inoltre ribadite l’importanza di mantenere il più stretto coordinamento tra gli alleati e l’esigenza di una risposta comune, capace di tenere aperto un canale di dialogo con la Russia per allentare le tensioni, chiarendo nel contempo le gravi conseguenze che un ulteriore deterioramento della situazione potrebbe comportare.
L CONFLITTO 25 gennaio 2022 – 10:58
Ucraina-Russia, la crisi in 10 domande (e 10 risposte): Putin sta bluffando?
di Andrea Marinelli
FONTE :
La Russia ha schierato da mesi circa 100 mila soldati lungo il confine orientale dell’Ucraina, dove si trova la regione filorussa del Donbass, su quello meridionale, nella Crimea annessa nel 2014, e nelle ultime settimane ha inviato altre truppe in Bielorussia, sul confine settentrionale del Paese, ufficialmente per un’esercitazione congiunta con l’esercito di Minsk. Questo dispiegamento militare — l’Ucraina è di fatto circondata su tre lati — fa temere un’imminente invasione, che tuttavia Mosca nega: l’Ucraina ha comunque schierato l’esercito, mentre il presidente americano Joe Biden ha allertato circa 8.500 soldati da inviare nel Baltico e nell’Est Europa. Gli Stati Uniti hanno minacciato sanzioni qualora Mosca dovesse invadere l’Ucraina, mentre Kiev ne chiede di preventive: c’è anche disaccordo sull’entità delle sanzioni con gli alleati europei della Nato, che subirebbero le ripercussioni maggiori nel caso venissero imposte.
Nei giorni scorsi il segretario di Stato americano Antony Blinken ha incontrato il ministro degli Esteri russo Sergeij Lavrov a Ginevra per allentare la tensione, ma il colloquio non ha risolto la situazione: Mosca ha posto delle condizioni — fra cui la garanzia che l’Ucraina non verrà ammessa nella Nato, e che l’Alleanza atlantica non si espanda a Est — ma Washington non le ha accettate. Il segretario di Stato americano Antony Blinken invierà comunque una risposta scritta a giorni. La trattativa resta comunque aperta e non è escluso un nuovo vertice fra Joe Biden e Vladimir Putin: intanto Stati Uniti, Gran Bretagna e Australia hanno rimpatriato i diplomatici in Ucraina, e le loro famiglie, mentre il presidente Biden ha condotto lunedì sera una videochiamata di consultazione con i leader europei. Oggi, martedì 25 gennaio, il presidente francese Emmanuel Macron incontrerà a Berlino il cancelliere tedesco Olaf Scholz per stabilire una posizione comune sulle eventuali sanzioni, in vista dell’incontro con i rappresentanti russi e ucraini di domani a Parigi nel cosiddetto «formato Normandia» ( che prevede la partecipazione di Russia, Ucraina, Germania e Francia).
1. La Russia si sta preparando a invadere l’Ucraina, o è un bluff di Putin?
Non lo sappiamo. Mosca ha dispiegato abbastanza forze da condurre un’operazione in Ucraina: forse non abbastanza per invadere il Paese, ma sufficienti a conquistare la regione separatista e filorussa del Donbass. Nel determinare i rischi che la Russia invada davvero l’Ucraina, inoltre, c’è una grande divisione geopolitica, scrive Adam Taylor sul Washington Post.
Gli Stati Uniti e il Regno Unito ritengono che le truppe al confine suggeriscano un conflitto sul suolo europeo, con il premier britannico Boris Johnson che ha parlato della possibilità di una «guerra lampo» condotta dai russi per conquistare la capitale Kiev. In molti, scrive Taylor, ritengono invece che Vladimir Putin stia bluffando per ottenere concessioni: la Germania, ad esempio, non vede un pericolo imminente, tanto che i jet anticarro inviati da Londra in Ucraina sono stati costretti a evitare lo spazio aereo tedesco.
Lo stesso capo della diplomazia dell’Ue Joseph Borrell non ritiene il rischio imminente.
Il popolo russo infatti non vuole una guerra e una vittoria in Ucraina comporterebbe comunque un significativo numero di vittime fra i soldati.
Anche Putin non intende davvero arrivare al conflitto, ma ha ottenuto l’attenzione dell’Occidente e ha una lunga lista di richieste che vanno ben oltre l’Ucraina e la Nato: per questo, sostiene l’inviato della Bbc Paul Adams, continua a tenere una pistola puntata alla testa dell’Ucraina.
E, come insegnano i film, se c’è una pistola sul tavolo, qualcuno prima o poi la usa.
2. Da cosa nasce il conflitto fra Russia e Ucraina?
A febbraio 2014, il popolo ucraino ha cacciato il presidente filorusso Viktor Yanukovich, instaurando un governo ad interim filoeuropeo non riconosciuto da Mosca. Vladimir Putin ha risposto annettendo la Crimea e incoraggiando la rivolta dei separatisti filorussi nel Donbass, regione nel Sudest del Paese.
Oggi le generazioni più giovani spingono l’Ucraina verso l’Europa, e anche l’attuale presidente Volodymyr Zelensky — eletto nel 2019 — è vicino all’Occidente.
Il conflitto, però, ha radici più antiche e profonde.
Il presidente russo ritiene che il suo Paese abbia un «diritto storico» sull’Ucraina, che faceva parte dell’Unione Sovietica fino al collasso del 1991: lo ha anche scritto apertamente in un lungo articolo pubblicato lo scorso anno, in cui definisce Russia e Ucraina «una nazione». In molti, scrive David Sanger sul New York Times, ritengono che Putin si ritenga ora «in missione per correggere questo errore». L’Ucraina, inoltre, condivide con la Russia un confine di 2.200 chilometri.
3. L’Ucraina può entrare nella Nato?
L’Ucraina già dal 2008, in seguito al summit di Bucarest, stava lavorando per entrare nella Nato, ma l’Alleanza atlantica non può accettare nuovi membri già coinvolti in conflitti. Inoltre, per essere ammessa, Kiev ha bisogno di combattere la corruzione che domina nel Paese e di intraprendere un percorso di riforme politiche e militari. In questo momento, dunque, un ingresso nella Nato è altamente improbabile, anche per il veto posto dalla Russia con le sue condizioni: per Putin sarebbe il punto di non ritorno.
Per la Nato, tuttavia, la Russia non ha potere di veto.
L’Ucraina, invece, chiede una timeline precisa per entrare nell’Alleanza atlantica.
A questa domanda ha risposto, indirettamente, anche Joe Biden:
«La possibilità che l’Ucraina si unisca alla Nato in tempi brevi è molto remota», ha detto il presidente americano. L’interferenza russa, intanto, ha rinnovato anche le ambizioni di Paesi come Finlandia e Svezia, che Mosca vorrebbe tenere fuori dal Trattato nordatlantico.
4. Perché la Russia teme l’allargamento della Nato?
Al momento solo il 6% dei confini russi toccano Paesi della Nato, secondo il dipartimento di Stato americano.
Il Cremlino vuole soprattutto mantenere la sua sfera d’influenza nell’aerea, e vuole che la Nato rinunci alle sue attività nell’Est Europa, tornando alla situazione del 1997: da allora sono diventati membri dell’Alleanza atlantica Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia, Albania, Croazia, Montenegro e Macedonia del Nord. Questo significherebbe che la Nato dovrebbe ritirare le proprie truppe dalla Polonia e dalle tre repubbliche baltiche, oltre che i propri missili da Polonia e Romania. Mosca accusa infatti la Nato di riempire l’Ucraina di armi e gli Stati Uniti di fomentare le tensioni.
5. Putin dice che non invaderà l’Ucraina: perché allora gli Stati Uniti stanno mandato avvertimenti a Mosca?
Perché i fatti indicano una situazione diversa: in particolare lo schieramento di soldati lungo il confine, il sostegno ai separatisti del Donbass — ai quali è stato fornito mezzo milione di passaporti russi — e la minaccia di dure conseguenze se l’Ucraina dovesse fare qualcosa di provocatorio.
Inoltre Putin ha già attaccato la Cecenia nel 1999, la Georgia nel 2008, la stessa Ucraina nel 2014 e la Siria nel 2015.
6. Come giustifica Putin lo schieramento dei soldati al confine?
La Russia ritiene di poter muovere le truppe a suo piacimento all’interno del proprio territorio, spiega il corrispondente da Mosca della Bbc Steve Rosenberg.
7. Perché Stati Uniti e Russia si interessano all’Ucraina?
La Russia vuole ricostruire quello che ha perso con la caduta del Muro di Berlino nel 1989: la sua sfera d’influenza. Il crollo dell’Unione Sovietica, inoltre, ha lasciato profonde cicatrici in parte del popolo russo: lo stesso Vladimir Putin lo aveva definito «la più grande catastrofe geopolitica» e l’Ucraina era stata la perdita più dolorosa.
Gli Stati Uniti, invece, vogliono limitare l’influenza di Vladimir Putin — temono l’espansione russa nell’Europa dell’Est — e difendere il principio per cui ogni Paese ha il diritto di scegliersi il proprio destino e le proprie alleanze: non solo per l’Ucraina, ma per tutti i Paesi che facevano parte del Patto di Varsavia e che negli anni Novanta sono passati con la Nato.
«C’è una ragione fondamentale per cui gli Stati Uniti e il resto del mondo democratico dovrebbero sostenere l’Ucraina nella sua battaglia contro la Russia di Putin», scrive Francis Fukuyama su American Purpose. «L’Ucraina è una vera democrazia liberale, anche se in difficoltà. La popolazione è libera, in un modo in cui i russi non lo sono. Possono protestare, criticare, mobilizzarsi e votare. Per questo Putin vuole invadere l’Ucraina: la vede come una parte integrante della Russia, ma sopratutto ne teme la democrazia che può proporre un modello ideologico alternativo per il popolo russo».
Secondo Fukuyama, quindi, l’Ucraina oggi è lo Stato in prima linea nella battaglia geopolitica globale fra democrazia e autoritarismo. La crisi ucraina, inoltre, trascende i confini europei: anche la Cina sta osservando attentamente la risposta occidentale, scrive lo storico, mentre valuta i rischi di reincorporare Taiwan.
8. Cosa può succedere in Europa?
Innanzitutto c’è il problema del gas: Mosca vuole dimostrarsi un fornitore affidabile ma, se la Nato dovesse imporre sanzioni, potrebbe tagliare la distribuzione.
Il 40% del gas europeo arriva proprio dalla Russia, quindi una riduzione delle forniture avrebbe un impatto diretto sull’Europa. Mosca, che in ballo ha anche l’approvazione del gasdotto Nord Stream 2, potrebbe subire un contraccolpo economico, ma ritiene di avere un mercato alternativo in Cina e si sta già muovendo in questo senso.
Poi c’è la questione della sicurezza: il conflitto ucraino metterebbe a rischio anche l’Europa, al punto che il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha dichiarato che l’Allenza atlantica si sta preparando a un conflitto nel continente. Intanto le potenze europee stanno inviando rinforzi: la Danimarca e la Spagna hanno inviato navi da guerra nel Mar Nero, la Francia è pronta a inviare truppe in Romania. Tutti i principali Paesi del continente sono oltretutto nel pieno di profonde transizioni politiche, nota l’editorialista del Financial Times Gideon Rachman: in Gran Bretagna Boris Johnson è stato travolto da uno scandalo riguardante le feste a Downing Street in pieno lockdown, l’Italia è alle prese con l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, in Germania si è appena insediato il nuovo cancelliere Olaf Scholz, la Francia andrà alle urne fra tre mesi per scegliere se rieleggere il presidente Emmanuel Macron. Insomma, spiega Rachman, «in Europa sono tempi particolarmente distratti».
9. I Paesi vicini all’Ucraina sono in pericolo?
Il conflitto può ancora essere evitato, ma se dovesse scoppiare una guerra anche gli altri Paesi della regione sarebbero a rischio, in particolare le repubbliche baltiche: Estonia, Lettonia e Lituania.
10. Se la Russia dovesse invadere l’Ucraina, potrebbero esserci vittime civili?
La Russia potrebbe sferrare un attacco «ibrido» puntando su hackeraggi o disinformazione, sostiene Paul Adams della Bbc, oppure procedere con un’invasione vera e propria, che in Europa non si vede dai tempi della Seconda guerra mondiale. In entrambi i casi, i civili resteranno in mezzo: potrebbero restare al freddo e senza elettricità nelle loro case, oppure ritrovarsi dietro le linee nemiche se i carrarmati russi dovessero avanzare nel territorio ucraino. In questo conflitto, iniziato nel 2014, sono già morti 14 mila ucraini, ed è difficile credere che non se ne aggiungano altri nel caso in cui Mosca decida di annettere parte del territorio o instaurare un regime amico.