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L’OPERA DEL DOTTOR MASINO SU VINCENZO FERRONI

«Riscoprire personaggi della nostra storia che in diverse discipline hanno dato lustro alla nostra terra d’origine»

Bruno Masino, è un medico chirurgo nato a Tramutola dove ha sempre vissuto fino ad ora. Ha ricoperto svariati incarichi professionali pubblici nella sanità e, negli ultimi anni è stato Direttore Medico dell’Ospedale di Villa D’Agri. È stato docente presso i Master per le Funzioni Direttive delle Professioni Sanitarie, è tuttora professore a contratto presso i Corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie. Tra le attività che svolge è anche autore di libri e pubblicazioni scientifiche nel campo della medicina, interesse che cura ancora e collabora con siti e giornali pubblicando articoli su argomenti di medicina e di organizzazione e politica sanitaria. È altresì amministratore di un gruppo Facebook dal nome “Val D’Agri Salute e Sanità” sul quale pubblica notizie e riflessioni a tema, con l’unica finalità della divulgazione e cercando di rendere comprensibili argomenti di natura medica e sanitaria ai non addetti ai lavori. Ma oltre a ciò dalla sua penna ha visto la luce un nuovo lavoro letterario dal titolo “Mi presento, sono Vincenzo Emidio Carmine Ferroni – tramutolese, musicista e didatta”. Per scoprire e comprendere a pieno di cosa si tratta, abbiamo rivolto qualche domanda direttamente all’autore.

Nella vita lei è uomo di medicina, ma il libro racconta di un grande musicista, c’è per lei un legame tra le due arti?

«In epoca antecedente a Ippocrate, che in qualche modo ne ha rivoluzionato la concezione che se ne aveva nell’era preellenica, la medicina era definita come “ars medica” e legata alle divinità. In proposito basti pensare ad Apollo che era definito il dio guaritore e al trattato del medico e filosofo Galeno denominato proprio con tale termine. Oggi è sempre più difficile pensare ad una relazione tra la medicina, sempre più specialistica, tecnologica e basata sulle evidenze scientifiche, e una qualsiasi forma di arte, musica compresa. Diciamo che il libro racconta della vita di un grande musicista e didatta, non è un libro di musica e arte musicale e nasce dal desiderio di valorizzare un maestro di grande valore».

Come nasce la volontà di scrivere un libro su Ferroni?

«Nasce dalla voglia di dedicarmi alla scrittura, passione che non ho mai potuto curare a causa degli impegni professionali, mentre oggi, avendo più tempo a disposizione, mi ci posso finalmente dedicare. Non è solo questo a dire il vero, la scelta del soggetto esprime il desiderio contribuire a scoprire o a riscoprire i personaggi della nostra storia che nelle diverse discipline hanno dato lustro alla terra d’origine, con l’intento di divulgarne la conoscenza convinto che essi possano restituirci nel tempo e con gli interessi, quella giusta attenzione che sapremo, oggi, riservare loro».

Il libro è scritto in una forma originale, ci spiega come?

«Mi sono posto il problema di parlare di un personaggio della nostra storia culturale cercando di rendere agevole e perfino avvincente la lettura del libro ad esso dedicato. Per tale ragione ho scelto una formula originale in cui ho immaginato di essere il maestro Ferroni che oggi, in una sorta di reincarnazione, racconta di sé, della sua vita umana e professionale, avvalendomi di una formula narrativa che si attiene alla verità bibliografica e che, nei pochi passaggi che sono frutto di fantasia, rispetta rigorosamente il contesto storico in cui si svolgono le vicende raccontate. Il libro è anche il risultato di un’approfondita ricerca storico-bibliografica che si è avvalsa di precedenti scritti, del contributo del conservatorio Giuseppe Verdi di Milano presso cui il maestro ha insegnato per oltre quaranta anni ricoprendo a lungo il ruolo di vicedirettore e persino di direttore e anche di una tesi di laurea di storia della musica, avente ad oggetto il Ferroni e le nuove tendenze musicali di fine ‘800 in Europa. Ho cercato, in definitiva di raccontare la storia del musicista senza renderla noiosa e perciò più gradevole e accessibile. Un altro aspetto originale è la multimedialità del libro grazie alla presenza in esso di codici QR che, grazie ai dispositivi oggi disponibili per tutti, permettono di poter ascoltare alcune delle importanti opere del maestro che, lo voglio ricordare, sono state oltre cento».

Guardando oltre il libro, qual è l’auspicio rispetto a questa figura importante?

«L’auspicio è che il mio libro possa contribuire a far recuperare la memoria storica e collocare il maestro Ferroni, personaggio per certi versi dal carattere non facile e poco avvezzo a tessere rapporti diplomatici con chi all’epoca contava in campo musicale ma dotato di grandi competenze tecniche, nella giusta dimensione valorizzandone le qualità di grande abilità nella tecnica musicale della composizione e di grande didatta, riconosciuto dai suoi contemporanei, Giuseppe Verdi compreso che gli testimoniò grande stima».

Ferroni dedicò anche opere alla sua terra, quali?

«Non ha mai dimenticato la sua terra, Tramutola e la valle dell’Agri. Quando poteva vi ritornava con piacere in quanto era molto legato alle sue origini e aveva una venerazione per la Madonna dei Miracoli di Tramutola. Scrisse, perciò, diverse composizioni come la “Canzone in onore della Madonna dei Miracoli di Tramutola”, l’opera lirica “Al Monte di Viggiano” e la composizione per arpa dal titolo “Aux bords de l’Agri”. In realtà fu autore anche di alcune composizioni di musica sacra dedicate a diverse Madonne lucane, come quella della Bruna di Matera e la Madonna di Oppido Lucano, frutto del rapporto con l’arcivescovo di Matera Mons. Filippo Pecci, anche egli tramutolese».

Ha già pubblicato altre Opere riguardanti la sua terra?

«Si, nei mesi scorsi ho pubblicato un altro libro dal titolo “Tramutola in una, dieci, cento…Emozioni”, che ha visto la collaborazione di moltissimi tramutolesi, alcuni dei quali emigrati in Italia e all’estero, ma anche di non tramutolesi che frequentano con regolarità il nostro paese. Il dato interessante è che tanti hanno di buon grado accolto il mio progetto di raccontare le proprie emozioni nel pensare al nostro borgo con una qualsiasi forma di espressione, dalla poesia ad un pensiero, da una foto a un disegno, ecc., che raccontasse le loro emozioni suscitate dal pensare a Tramutola. Il tutto corredato da una ricca icnografia con molte foto storiche che hanno fatto rimembrare personaggi, fatti e luoghi storici. Ne è nata un’opera collettiva che ha raccontato emozioni e capace di suscitarne altre».

Ha altri lavori in cantiere?

«Si, sto scrivendo un romanzo, anzi sono nella fase di editing che non so ancora quanto tempo durerà, per cui conto appena possibile di pubblicarlo. Non voglio ancora anticipare nulla, ma solo dire che è un progetto ambizioso che spero di concretizzare così per come l’ho ideato».

Cosa direbbe ai giovani lucani, spesso affranti e scoraggiati, immaginandoli leggere il suo libro e averne spunto di riflessione sul perseguire i loro desideri e le loro inclinazioni?

«Inviterei a riflettere sul vissuto e sulla storia personale di Ferroni. È una storia di emigrazione delle più dure e di grandi difficoltà nei primi anni di vita, ma anche di riscatto di un giovane che, grazie all’amore per la musica da adolescente rientrò da solo in Europa dall’Uruguay e che, dopo anni di grandi sacrifici seppe prima diplomarsi al conservatorio di Parigi, divenirne docente successivamente, per poi rientrare in Italia a Milano superando brillantemente una dura selezione per insegnare Alta Composizione presso il prestigioso conservatorio lombardo. I tempi oggi sono molto diversi, ma la storia di Ferroni deve insegnare a tutti che sognare, avere ambizioni e obiettivi di vita e professionali, insieme alla voglia di mettersi in gioco, possono essere la chiave per realizzarsi. Il mio invito è, quindi, di non lasciarsi andare alla mediocrità ma sognare e fare di tutto perché i sogni si tramutino in realtà».

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