AIUTI COVID, MAXIFRODE DA 440MILIONI
Il filone lucano ammonta a circa 853mila €: coinvolti 69enne di Ripacandida e azienda di salumi
SCOPERTA DALLA GDF IN UN’INDAGINE PARTITA DA RIMINI E POI ESTESA A 12 REGIONI COMPRESA LA BASILICATA
POTENZA. «Il Covid porta bene». È una delle intercettazioni spuntata tra i 78 indagati dell’operazione “Free Credit” della Guardia di Finanza di Rimini. Una maxi truffa da 440 milioni di euro. Le Fiamme Gialle, infatti, hanno scoperto una maxi frode di falsi crediti locazioni, sismabonus e bonus facciate, introdotti tra le misure di sostegno emanate dal governo con il decreto rilancio (dl 34/2020), durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria da Covid- 19 per aiutare le imprese e i commercianti in difficoltà.
I proventi sarebbero stati investiti in criptovalute e metalli preziosi. 35 le misure cautelari eseguite di cui 8 in carcere (tra cui un commercialista) e 4 ai domiciliari più 23 interdittive (20 all’esercizio di impresa nei confronti di altrettanti imprenditori e 3 all’esercizio della professione nei confronti di altrettanti commercialisti).
Al blitz – scattato in Emilia Romagna e in contemporanea in Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino e Veneto – hanno collaborato 44 Reparti territoriali e la componente aerea del Corpo, con il supporto tecnico dello S.c.i.c.o e del Nucleo speciale frodi tecnologiche, per un totale di oltre 200 militari. IL FILONE LUCANO Ammonta a circa 852mila euro il filone lucano finito al centro dell’inchiesta di Rimini.
Non sono in Basilicata gli arresti ma tra i 78 indagati risultano anche un 69enne di Ripacanida e una impresa di salumi gestita da un lucano ma operante soprattutto tra Puglia e Emilia Romagna.
Due gli immobili sequestrati: uno a Potenza e uno a Ripacandida. Secondo gli inquirenti il 69enne di Ripacandida avrebbe generato falsi bonus per circa 300mila euro, con lavori anti sismici fittizi. Mentre la società di Salumi si sarebbe aggiudicata circa 600mila euro di bonus, senza però effettuare dei lavori. Per questo motivo le fiamme gialle hanno eseguito il provvedimento emesso dal gip del Tribunale di Rimini a carico dei soggetti ritenuti «componenti di un articolato sodalizio criminale con base operativa a Rimini ma ramificato in tutto il territorio nazionale, responsabile di aver creato e commercializzato falsi crediti di imposta» per un ammontare appunto di 440 milioni.
GLI ARRESTI
Ci sono state 80 perquisizioni e il sequestro dei falsi crediti, di beni e assetti societari per il reato di indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato: 9 degli indagati avevano presentato domanda di reddito di cittadinanza e 3 avevano precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso. In carcere sono finiti l’imprenditore di origine pugliese, ma da tempo operativo in provincia di Rimini, Nicola Bonfrate, secondo gli inquirenti promotore e capo dell’associazione oltre che amministratore di numerose società, la sua stretta collaboratrice, Imane Mounsiff, cittadina di origine marocchina; il commercialista riminese, Stefano Francioni e altre cinque persone considerate dagli investigatori i “piazzisti e venditori” nelle varie Regioni.Con l’impiego di cani cashdog, le Fiamme Gialle hanno rinvenuto durante una perquisizione trolley pieni di banconote.
IL PM: «UN DANNO ENORME PER LO STATO»
«Un’indagine nata da un approfondimento di una procedura fallimentare, in cui la società in questione esibiva crediti che non c’erano». Lo ha spiegato Elisabetta Melotti, capo della Procura della Repubblica di Rimini, a proposito dell’indagine “Free Credit”. «L’indagine iniziata in estate – ha precisato la Melotti – e nel giro di qualche settimana-un mese ci si è resi conto dell’ampiezza e della complessità del panorama. Ci si trovati davanti ad un danno per lo Stato davvero rilevante». È la prima indagine in Italia, sulle truffe attraverso i bonus locazione, sisma e facciate introdotti a seguito dell’emergenza coronavirus.
Da qui l’importanza, secondo la procuratrice di Rimini, di informare velocemente e bene «l’Agenzia delle Entrate, perché questo schema poteva essere ripetuto in altre parti d’Italia. Voglio rilevare quindi il senso dello Stato e di rispetto istituzionale – ha quindi aggiunto – e vorrei ringraziare la la Gdf e il procuratore Paolo Gengarelli che hanno lavorato ottimamente per arginare un danno enorme per le casse dello Stato.
Si è trattato di un sistema articolato e complesso che anche alla luce della modifica normativa cercavo il modo di aggirarlo a dimostrazione che per taluni il coronavirus stato un’occasione di arricchimento».