FONDAZIONE 2019: UN NODO GORDIANO
Taccuino del sabato a cura di Enzo Santochirico
“La cultura non è il superfluo: è un elemento costitutivo dell’identità italiana” (Sergio Mattarella) Racconta Plutarco, nelle sue Vite Parallele (I sec.), che Alessandro Magno, alla conquista dell’Asia, giunto a Gordio, nella Frigia, vide un carro legato strettamente con una corteccia di corniolo. La leggenda voleva che chi avesse sciolto il legame che lo teneva al giogo era destinato a diventare re di tutto il mondo.
Fallito qualche tentativo di scioglierlo, per il groviglio dei giri e dei nodi, il giovane imperatore lo recise con un taglio netto di spada. E la metafora ben si addice alla situazione in cui versa la Fondazione Matera-Basilicata 2019. Navigando nel sito di quest’ultima e leggendo lo Statuto che lì è pubblicato, si evincono due dati: 1) La finalità è quella di attuare le linee di intervento delineate nel dossier di candidatura di Matera a capitale europea della cultura 2019 (art.2). 2) La Fondazione dura fino al 31 dicembre 2022 (art. 21). Stando alla lettera dello Statuto, dovrei dar ragione all’amico Pio, che, ancora sabato scorso, a commento del Taccuino, mi ribadiva: “la fondazione è stantia ed ha fatto il suo tempo”.
Più elegantemente: ha compiuto la sua missione ed è arrivata a fine percorso. Metterla in liquidazione allora? Sarebbe l’epilogo naturale, forse anche da assecondare se nel frattempo si fosse affrontato il tema del post-2019 e, chiuso uno, si fosse aperto un nuovo capitolo con trama, personaggi, autori, sostenitori e si fosse così cominciato a scriverlo immaginando la stampa, la promozione, la presentazione, la diffusione.
Fuor di metafora, se si avesse un piano. Ma così non è, nonostante da tempo si cerca di richiamare attenzione e volontà sul punto, senza successo purtroppo, col rischio che a chiudere non sia solo la Fondazione, ma la storia, le potenzialità, le prospettive, che ha significato e deve continuare a rappresentare. Un dato è vero e oggettivo: sicuramente non può più essere quello che è stata, non c’è più un dossier da attuare. E allora o si estingue o le viene affidata una nuova missione, che per essere definita esige scelte chiare e il coraggio e la lungimiranza di farle. Innanzitutto qui e ora.
Chi continuasse ad aspettare, a rinviare decisioni, a nascondersi all’ombra di altrui incertezze e omissioni, non farebbe altro che attendere pilatescamente il completo esaurimento della fonte, destinata così a spegnersi per inerzia. E’ bene che tutti sappiano e che nessuno domani dica di non aver saputo o capito ciò che stava accadendo. A partire da un dato difficilmente oppugnabile: in dieci anni la Fondazione ha acquisito notorietà, instaurato relazioni, maturato competenze, é un riferimento internazionale in ambito culturale. In seconda battuta, bisogna essere consapevoli che la missione è correlata alla dimensione che la Fondazione deve/può avere.
Fondazione Matera-Basilicata 2019 conteneva un’ambivalenza che col tempo può diventare un’ambiguità. Matera-Basilicata 2019 era il frutto della scelta intelligente di coinvolgere l’intera Regione intorno ad un’impresa che vedeva le città protagonista e guida, connaturale al titolo che aveva conquistato e che rappresentava. Gli effetti del titolo si irradiavano in qualche misura in tutta la regione, ma per lo più erano concentrati a Matera.
D’altronde, lo richiedeva proprio l’attuazione del dossier di candidatura. E adesso? E’ riproponibile quello schema? La missione dipende dal suo raggio d’azione. Per meglio delineare il campo delle opzioni ed evitare infingimenti e indugi va espressamente posto l’interrogativo: deve avere una dimensione urbana o regionale? E’ istintivo partire da quella che per istinto, orgoglio, appartenenza, appare la più immediata e naturale, quella cittadina.
E del resto, nel recente passato, in ambienti municipali non si è fatto mistero di pensare ad una fondazione della città. Quale il possibile scenario? Innanzitutto sarebbe prevedibile una accentuazione del ruolo promozionale, ambasciatrice di sé stessa e del suo fascino, con una maggiore propensione verso il marketing turistico, con il retroterra della valorizzazione del patrimonio storico e naturalistico su quello interno. Non c’è dubbio che il brand “Matera” è forte e tutelarlo e valorizzarlo corrisponderebbe ad un interesse reale, che va affidato a soggetto competente e di fiducia.
Meno agevole sarebbe definire una missione sul versante più propriamente culturale, sia per il bisogno di risorse sia per la necessaria intersezione con altri piani istituzionali (regionale e ministeriale), che tuttavia hanno già loro autonomi standard e procedure. E sarebbe difficilmente riproponibile una fondazione che sopravvivesse per organizzare alcuni eventi all’anno. L’assunzione di un ruolo di coordinamento e di promozione potrebbe giocarlo nei due settori (in parte fra loro collegati) dell’alta formazione (cinema, arti, musica, restauro, ecc.) e dell’industria creativa e culturale, in questo secondo caso partendo dai centri di innovazione e ricerca che si stanno formando e strutturando, ma anche in questo caso le relazioni interistituzionali sono imprescindibili e mal si conciliano con l’autosufficienza.
E nella dimensione cittadina reggerebbe l’attuale compagine (oggi vi sono Comune, Regione, Camera di Commercio Università e Provincia di Matera)? E’ lecito dubitarne, soprattutto se si vuole, come è necessario, una partecipazione attiva, che metta a disposizione risorse concrete. L’altra dimensione è quella regionale, ma in tal caso la missione non può che essere diversa, collocandosi, quelle possibili, sui versanti più propriamente culturale e/o dell’innovazione.
Matassa intricata, sicuramente difficile e complessa Prima di recidere il nodo, però, forse sarà necessario qualche altro elemento per calibrare il colpo. Cercheremo di farlo nel prossimo taccuino. (continua)
Buon fine settimana