LA LEGA SCARICA BARDI
Non vogliono chiamarla crisi, ma «verifica». Però ritirano i due assessori
In discussione anche la Presidenza del Consiglio. Ribadiscono fiducia al Gen., ma dettano condizioni
POTENZA. «Non si parla di crisi ma di verifica». Il commissario regionale della Lega lucana, Roberto Marti, prova così a smussare in conferenza stampa i toni duri utilizzati giorni fa dagli stessi consiglieri regionali della Lega che di fatti hanno accentuato le crepe all’interno della coalizione di centrodestra in Regione Basilicata. Nonostante il commissario Marti non voglia utilizzare la parola crisi di fatto però è quello che sta vivendo attualmente la coalizione che appoggia il governo Bardi. È lo stesso commissario infatti ad annunciare che chiederà nella riunione che si svolgerà oggi tra i vertici del centrodestra l’azzeramento della Giunta e che di fatti i suoi assessori, Francesco Fanelli e Donatella Merra, consegneranno le dimissioni con annesso ufficio di presidenza del Consiglio regionale, guidato dall’ormai scaduto Carmine Cicala.
UNA VERIFICA DEL METODO BARDI
Un pit stop con annessa verifica e consegna di almeno sei punti programmatici da realizzare entro la fine delle legislatura. «L’azzeramento parte da noi – spiega Marti- per un rinnovato spirito che ci porti fino a fine legislatura». Il commissario regionale della Lega Marti si mostra sicuro nel mostrare la nuova linea di partito: «Non ci interessano le poltrone.
Siamo interessati a dire che la nostra valenza è quella del 50% della coalizione. E su quel 50% noi ci giochiamo i punti programmatici che saranno la chiusura di questi due anni di mandato per arrivare a risottoporci al voto». La richiesta di azzeramento della Giunta e dell’Ufficio di presidenza «è frutto di una decisione politica e di collegialità». Marti prova ad azzittire così le voci che si sono rincorse in questi giorni sulla possibile fuoriuscita dalla Lega di qualche consigliere per una linea politica definita troppo dura. Probabilmente la spaccatura all’interno della Lega, palesatasi anche nell’ultimo Consiglio regionale durante l’approvazione del Psr, sembra essere stata sanata dopo lunghe trattative.
Bisognerà solo comprendere se le dimissioni annunciate verranno formalmente depositate oggi, dando una nuova composizione del Consiglio, oppure resteranno sulla carta come quelle irrevocabili dell’assessore forzista Cupparo. Non sono mancati però attacchi sulle scelte del governo regionale. Alla presenza di tutti i consiglieri regionali (era assente solo il capogruppo Aliandro) e dei due assessori è stata rimarcata la necessità di azioni concrete per dare risposte ai lucani, tanto sulla gestione del gas lucano quanto sulle rinnovabili.
Una visione differente di vedute, ha confermato Marti, all’interno del partito sulla “Piena Poteri” ha avviato un dibattito che è oggetto di valutazione. Verrà fatta una sintesi e verrà portata a compimento nelle prossime ore. Mentre è stata ribadita con forza la posizione del Carroccio sul caso del Dg Arpab Tisci: «No a soluzioni intermedie. Chi sbaglia paga ».
NESSUNA SFIDUCIA AL GOVERNO REGIONALE
«Piena fiducia al presidente Bardi con il quale continueremo e continuiamo ad avere eccellenti rapporti». Una precisazione doverosa questa di Marti per spazzare via ogni possibile dubbio da una crisi di maggioranza che possa portare ad elezioni anticipate. Dopo alcune frecciatine giunte da interviste e commenti social anche il senatore Pepe ha garantito «fiducia verso il governatore Bardi ».
«Non siamo rivoltosi ma abbiamo le idee chiare su quello che i lucani vogliono. Bisogna rafforzare il governo Bardi. Un rinnovato spirito che ci porti fino a fine legislatura. Un tagliando fisiologico dopo i due anni e mezzo di governo ». «Serve una assunzione di responsabilità da parte del centrodestra affinché riparta dalla politica, con un rilancio di punti programmatici per la parte finale della legislatura che sia intenso e chi possa far recuperare fiducia in chi ci ha votato. No a rinchiudersi nel palazzo, rafforziamo la coalizione ma è chiaro che Bardi deve farsi aiutare» ha concluso Pepe.
LA RIVOLUZIONE DI PEPE
Il leader locale della Lega e senatore Pasquale Pepe non nega la sua voglia di rivoluzione ma ribadisce che per portarla avanti «occorrono decisioni forti e consapevoli. Non siamo qui per fare capricci o per fare gli irresponsabili.
Ma è il momento di tirare la testa fuori dalla sabbia, rafforzando il governo Bardi e mettere in soffitta il centrosinistra che per 20anni ha distrutto la Basilicata». Non risparmia critiche all’azione di governo Pepe riportando parole come «appannamento e stagnazione ». «Due sono le vie – riferisce Pepe- o restare seduti sulla poltrona e farsi trasportare da queste onde malefiche per noi e per i lucani oppure dire basta con responsabilità: sediamoci, confrontiamoci e ripartiamo dalla politica».
In modo, neanche tanto velato, il senatore lucano della Lega ha mandato un messaggio alla squadra che circonda il presidente Bardi: «Tutti questi “pezzi” che stanno affiancando il governatore non possono determinare le decisioni politiche perchè non appartengono al mondo della politica. In quanto non candidati e non eletti. Magari sono eccellenti burocrati ma non possono determinare le decisioni. O magari ci sono “pezzi” che con questo mondo politico non hanno nulla a che fare perchè magari stavano ad altre parti o semplicemente sono buoni per “tutte le stagioni”».
IL CAMPO LARGO RESTA UNA IPOTESI
Un allargamento della maggioranza è una ipotesi irrealizzabile per la Lega. Il possibile dialogo avviato tra Bardi e altre forze esterne al centrodestra resta fuori da ogni logica accettabile per il Carroccio. È lo stesso Marti a evidenziare come «Altri schemi non ci interessano. Noi ci siamo presentati con la coalizione di centrodestra e con quella vogliamo portare a casa il risultato verso l’impegno che abbiamo assunto con i lucani che ci hanno fatto vincere le elezioni. La coalizione è coesa ».
Pasquale Pepe sottolinea come il “draghismo” parlamentare non può essere applicato in una Regione come la Basilicata: «L’assetto del Consiglio regionale lucano è completamento diverso, anche per via delle elezioni, da quello che c’è in Parlamento dove non viene fuori una maggioranza dalle elezioni. Una maggioranza che va certamente resa più solida e fluida, ma esiste. Non abbiamo nessun affanno o volontà di aprire al centrosinistra o ad altri»