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«RUOTI È MIA, COMANDO IO!»

9milioni di sequestro e 16 arresti, tra cui l’ex Salinardi che brigava per tornare sindaco


Curcio col sostituto Borriello sgomina l’associazione per delinquere. Ai domicliari pure Poliziotta locale e Carabiniere


POTENZA. Ancora un duro colpo inferto al crimine locale dal Procuratore Francesco Curcio, questa volta sgominata una associazione di colletti bianchi e mele marce delle forze dell’ordine. Consiglieri comunali, dirigenti di società, funzionari pubblici, ma anche un carabiniere e un tenente della polizia municipale. Hanno ruoli e posizioni diverse le sedici persone finite agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione denominata “Black Gold” condotta dalla squadra mobile di Potenza. L’inchiesta riguarda due distinti filoni. Ma il perno di tutto risulterebbe essere Angelo Salinardi, già primo cittadino di Ruoti per diversi mandati e oggi consigliere di minoranza nello stesso comune.

IL FILONE PER IL “CONTROLLO DEL COMUNE”

In un primo caso a vario titolo le persone coinvolte sarebbero al centro di una serie di reati commessi in danno dell’attuale primo cittadino di Ruoti, Annamaria Scalise, che venne sostenuta elettoralmente da Salinardi alle scorse elezioni amministrative nel piccolo centro della provincia di Potenza, salvo poi entrare in contrasto con lui sulla gestione della macchina comunale.

A quel punto, stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, l’ex sindaco e i suoi complici avrebbero avviato una vera e propria campagna persecutoria nei confronti di Scalise. L’esistenza delle indagini nei confronti di Salinardi era emersa già nei mesi scorsi nell’ambito di un medesimo maxi fascicolo per reati contro la pubblica amministrazione che riguardava la cosidetta “mala politica” lucana. Fascicolo in cui risultavano iscritti, ma per vicende diverse, anche due assessori regionali: i forzisti Rocco Leone e Franco Cupparo.

Nei fatti contestati oggi a Salinardi ci sarebbe secondo l’accusa l’obiettivo di far dimettere la Scalise e far cadere la Giunta. A dare appoggio per giungere a elezioni anticipate erano altri tre consiglieri di minoranza: Rosario De Carlo, Rocco Antonio Gentilesca e Angelo Faraone (anche loro ai domiciliari). Secondo l’accusa i consiglieri avrebbero posto in essere diverse condotte persecutorie: dagli insulti pubblici durante i consigli comunali, alla presentazione di decine di denunce penali del tutto infondate, dalla diffusione di comunicati stampa in cui si insinuavano relazioni extraconiugali e altre notizie false per screditarne l’immagine.

Ad essere preso di mira «nell’opera diffamatoria e denigratoria» anche l’assessore Franco Gentilesca oggetto di una «vera e propria macchina del fango » indicato come presunto partecipante a incontri equivoci proprio con la Scalise.

Nel corso delle indagini sarebbe inoltre emerso che sempre nei confronti della prima cittadina di Ruoti venivano effettuate «indagini» illecite con pedinamenti e report fotografici . Nell’inchiesta – in cui si ipotizzano i reati di stalking e calunnia- sono coinvolti anche un brigadiere dei carabinieri, Davide Malatesta, e il tenente della polizia municipale di Ruoti, Marianna Di Maio,tutti ai domiciliari. Importante secondo l’accusa il ruolo del brigadiere Malatesta che «avvalendosi dei suoi poteri e delle sue funzioni, agevolava l’attività illecita contestata sia per consentire agli indagati di eludere le indagini sia per ottenere illecitamente informazioni sulla vita privata del Sindaco di Ruoti Scalise».

A chiedere in qualche occasione di effettuare gli accertamenti al brigadiere Malatesta sarebbe stata anche la nipote dell’ex sindaco, Giuseppina Salinardi. La Tenente della Polizia Locale di Ruoti Di Maio avrebbe invece avuto il compito di informare Salinardi di quello che accadeva negli uffici comunali, della presenza del sindaco e dei suoi più stretti collaboratori. Per gli investigatori a contribuire al “disegno” criminoso di Salinardi ci sarebbe stato anche l’operato del giornalista e addetto stampa della Provincia di Potenza, Luigi Scaglione. Il giornalista si sarebbe adoperato sfruttando le sue conoscenze e la sua competenza «alla stesura e alla pubblicazione di comunicati e articoli di stampa volti a screditare il sindaco con notizie false e pretestuose».

Non solo, Scaglione avuto il sentore di un’indagine nei confronti di Salinardi si sarebbe adoperato per far eseguire delle bonifiche all’interno dell’autovettura, dello studio e dell’abitazione dell’ex sindaco al fine di rinvenire delle microspie.

Ad effettuare la bonifica sarebbe stato Giuseppe Antonio Lavano, funzionario della Regione Basilicata in servizio presso l’Ufficio struttura di coordinamento informazione dove Scaglione è stato per anni il Coordinatore della suddetta Struttura.

Durante tutto questo tempo Salinardi avrebbe potuto contare sull’ex impiegato del comune di Ruoti e persona a lui vicina, Gerardo Scavone detto “Taormina”. Scavone avrebbe avuto diversi compiti: effettuare dei veri e propri Ocp “Osservazione-Controllo e Pedinamento” nei confronti del Sindaco Scalise e del marito; inviare Sms dal contenuto offensivo al marito del Sindaco; ma soprattutto gli sarebbe stato affidato il compito di recarsi “giornalmente” presso diversi studi legali di Potenza per predisporre le denunce penali e i ricorsi al Tar contro il Sindaco e la maggioranza, con il solo scopo «di ottenere le loro dimissioni e andare nuovamente a nuove elezioni per far governare, così come è accaduto negli ultimi 40 anni Angelo Salinardi».

L’EPISODIO DI CORRUZIONE

A Salinardi viene contestato anche un episodio di corruzione, che coinvolge l’ex dirigente dell’ufficio tecnico del comune di Ruoti, Rosario Famularo, e il gestore di una casa di riposo “Il Sorriso” Giuseppe Teta. I rapporti tra Salinardi e l’amministratore de “Il Sorriso” si sarebbero stretti proprio nel periodo in cui era sindaco di Ruoti garantendo provvedimenti amministrativi vantaggiosi. Come la «Concessione di lavori pubblici per il completamento della struttura casa di riposo sita in Ruoti alla Piazza Mercato e relativa gestione, per l’importo di 119.245,25 euro (determina firmata da Famularo); la sottoscrizione del contratto di concessione del 27 luglio 2015, per il complessivo importo di euro 228.392,86. della durata di 20 anni, ad un irrisorio canone mensile pari ad 500 euro, oltre iva; e la delibera di giunta comunale del 17 giugno 16, presieduta da Salinardi che approvava la perizia di variante, presentata per il miglioramento dell’opera e della sua funzionalità, facendo conseguire a Teta ed alla cooperativa un ulteriore guadagno di 34. 733,81 euro». Tutti questi «provvedimenti amministrativi vantaggiosi» avrebbero consentito a Salinardi -secondo l’accusa- una ingerenza nella gestione della Rsa. Tanto da dare «disposizioni su chi licenziare e chi assumere presso la struttura».

IL FILONE: SUGLI APPALTI

Il secondo filone che investe sempre Salinardi, invece, riguarda le presunte attività corruttive fra privati svolte nel cosiddetto “indotto Fca” di San Nicola di Melfi. Per gli investigatori soggetti inseriti nelle aziende ritenute, nella fase attuale delle indagini, riconducibili a Salinardi, pagavano utilità varie ai gestori di importanti società appaltatrici di Fca per ottenere commesse e sub-appalti. Secondo gli investigatori Salinardi potendo contare su «solide strutture societarie, su mezzi, uomini e denaro, con il determinante contributo del nipote Pierluigi Mario Saponara, poteva organizzare un sistema illecito nell’ambito del quale, a fronte del continuo, reiterato ed insistente pagamento di mazzette (denaro ed altri benefit) in favore degli imprenditori Marco e Alessandro Massano e di Claudio Di Lucchio, ottenevano in cambio plurime aggiudicazioni in sub-appalto, commesse e assegnazione di lavori (per un numero complessivo di 26 contratti dal 2014 ad oggi) ».

LE INTERFERENZE GRAZIE ALLA RETE FAMILIARE

Nelle oltre 200 pagine dell’inchiesta denominata “Black Gold” della Procura di Potenza, gli inquirenti tracciano i diversi rapporti creati da Salinardi in tutti questi anni. Secondo gli inquirenti Angelo Salinardi «continua sia pure sotterraneamente e sia pure non come lui vorrebbe, a gestire il potere nel comune di Ruoti, nonostante non rivesta più la carica di sindaco e di vice-sindaco, grazie ai numerosi familiari – e non solo – assunti sotto la lunga gestione (circa 40 anni) del Comune di Ruoti che ha visto diversi germani Salinardi avvicendarsi alla carica di Sindaco».


 

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