STUDIO LEGALE VISTA CATANZARO
Anche l’inchiesta su Salinardi parte dai sequestri dopo l’arresto dell’avvocato De Bonis
Possibili filoni che riguardano toghe in Calabria e altri che portano a Viale Verrastro
Se l’ex sindaco di Ruoti, Angelo Salinardi, con il «sistema» da lui creato, in una intercettazione paragonato a quello della mafia, «una Mafia diversa … una Mafia Lucana … sempre Mafia è!», è il punto di contatto tra i vari filoni dell’inchiesta della Procura di Potenza le cui emergenze investigative sulle attività corruttive fra privati svolte nell’indotto Stellantis e altri reati contestati, hanno convinto il Gip Antonello Amodeo a disporre misure cautelari reali, il maxi sequestro preventivo da oltre 9 milioni di euro complessivi, e misure cautelari personali, 16 arresti domiciliari, allora il noto studio legale dell’avvocato Raffaele De Bonis, sito a Potenza in via Nazario Sauro è anch’esso, a sua volta, una sorta di punto di contatto tra svariati portatori di interessi in vari ambiti. Nella pluralità di convergenze che dai vari angoli della Basilicata sono confluite negli anni nello studio De Bonis, come da inchieste penali antecedenti e in corso, è possibile rintracciare un binomio comune: quello costituito dall’imprenditoria a un polo e dalla politica all’altro.
Non sembra un caso che le inchieste penali che toccano o sfiorano lo studio De Bonis siano intessute dagli inquirenti con diramazioni tali da far intravedere fili che arrivino sempre ai vertici che contano sia della politica che dell’imprenditoria. In più, lo studio De Bonis è nel capoluogo a due passi dal Palazzo di Giustizia locale, ma sembra affacciarsi su Catanzaro che ha competenza sul distretto di Potenza e quindi sui procedimenti che riguardino magistrati, siano essi imputati, persone offese o danneggiate dal reato, operativi nel capoluogo. Per l’inchiesta sul «sistema» Salinardi, non sembra si possa già escludere che ci sia un filone a Catanzaro.
LO STUDIO DE BONIS: LA GENESI DELL’INCHIESTA
E la genesi dell’inchiesta sul «sistema» Salinardi si colloca proprio in una perquisizione locale all’interno dello studio legale De Bonis in via Nazario Sauro. La perquisizione, nello specifico, è quella del 17 ottobre del 2019. Nella circostanza, la polizia giudiziaria rinvenne e sottopose a sequestro l’intero fascicolo di parte dell’avvocato Feliciano Longo relativo al procedimento civile numero instaurato presso la Corte di Appello di Potenza da 4 cittadini contro il Comune di Ruoti per «rideterminare il valore degli espropri di alcuni terreni di loro proprietà ».
Il legale del Comune, soccombente nella causa, «era stato scelto» nel mandato dell’amministrazione precedente all’attuale guidata dal sindaco Scalise, un’altra delle vittime, secondo l’accusa, del «sistema » Salinardi, da «Angelo Salinardi, dal segretario comunale Giovanni Conte e dall’ingegnere Rosario Famularo ».
Al di là della richiesta «“abnorme” » fatta al Comune, la sentenza di condanna, non c’è stato il ricorso in Cassazione, «non è mai stata portata in visione » al sindaco Scalise e «gli Uffici del Comune di Ruoti hanno provveduto con estrema celerità al pagamento ». La triade Salinardi-Conte- Famularo, particolarmente attenzionata dagli inquirenti di Potenza.
L’indagato Famularo, nipote di Salinardi in quanto figlio di Rosa Maria Salinardi, compare nelle carte dell’inchiesta in qualità di responsabile dell’area tecnica del comune di Ruoti, e, nel teorema dell’accusa, è la carta usata dall’ex sindaco sia per continuare a mantenere il potere che per risolvere alcune questioni o per creare problemi al primo cittadino Scalise.
SALINARDI: «ABBIAMO ASSUNTO LA MOGLIE DI UN MAGISTRATO»
Per gli inquirenti la strategia di gestione e controllo di Salinardi, dal tessuto politicoamministrativo si estendeva a quello economico-imprenditoriale, manifestandosi nello specifico non soltanto attraverso i leciti strumenti di ascesa politica e professionale, bensì di fatto mediante una serie rilevante di atti illeciti consistenti anche «nel tenere in piedi una rete relazionale nella quale sono presenti anche pubblici ufficiali compiacenti », volta a favorire, anche con condotte-reato, i soggetti riconducibili alla schiera di Salinardi.
Lo stesso Salinardi, già a conoscenza delle indagini nei suoi confronti, a bordo del Mercedes Coupé, nel parlare con la compagna, le diceva: «Ma dove vogliono arrivare… possono risalire a chi è raccomandato? e con ciò? sono raccomandati dai carabinieri … dalla questura e dalla finanza… cioè tengo un sacco di raccomandati, parenti, amici e compari, ma è un fatto e qual è questo reato?». Tra l’altro, come da intercettazione, «abbiamo assunto la moglie di un Magistrato».
Nel parlare con un altro indagato, lo informa dell’aver parlato «con un Magistrato per avere indicazioni su come comportarsi » ed il Magistrato «con i coglioni», allo stato non identificato, che gli ha consigliato «non togliere la cimice, non togliere niente».
«TENGO UN SACCO DI RACCOMANDATI»: IL GOT CONTE E LE 2 FIGLIE «FITTIZIAMENTE» ASSUNTE DA SALINARDI
A proposito di pubblici ufficiali, assunzioni e altro ancora, assunte nelle imprese di Salinardi, due figlie del giudice onorario di Tribunale, nonché ex segretario comunale di Ruoti, Giovanni Conte (non indagato, ndr).
Una delle due, Francesca Conte, investita della carica di Amministratore unico della Società Logistica Cassino Srl. Di Conte che era «un punto di rifèrimento che Salinardi non voleva perdere», Scalise, apostrofata dal segretario comunale con l’epiteto “scema di guerra”, al sindaco di Muro Lucano lo chiamava lo «scemo», non si fidava e lo sostituì.
Le intercettazioni hanno convinto gli inquirenti non solo del legame molto forte tra Conte e Salinardi, ma anche del fatto che il linguaggio utilizzato da Salinardi e Conte «sia molto simile: chi si oppone al loro modo di amministrare la cosa pubblica o meglio, chi non è schierato dalla loro parte viene etichettato come truffatore, delinquente o corrotto, se di sesso maschile, mentre se si parla di una donna, allora la stessa viene definita “zozzosa o zoccola”».
Il punto sottolineato in più occasioni dagli inquirenti è che Salinardi assunse «fittiziamente » non solo Francesca Conte, che «ha percepito denaro per un incarico che non ha mai svolto», ma anche Marialaura, «l’altra fìglia del segretario comunale Conte». Partenza studio De Bonis, arrivo chissà dove. Oltre possibili propagazioni fino a Catanzaro, sempre dalle “Torri gemelle” di via Nazario Saurio, sono scaturiti anche altri distinti filone di indagine tutt’ora in corso che puntano sia alla Giunta regionale che anche più in alto.