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UNO, NESSUNO E CENTOMILA SALINARDI: LA «PERVICACE VOLONTÀ DI DELINQUERE»

L’inchiesta “black gold”, Tra l e vittime del suo «sistema», anche un magistrato del Tar di Basilicata


POTENZA. «La gestione pratica del paese sarà in mano a me, continuerò a firmare regolarmente… come prima, nel nostro paese per gestire questa comunità»: queste le parole pronunciate dal sindaco uscente di Ruoti, Salinardi, nel 2017 e durante il comizio elettorale di presentazione della lista con la candidata sindaca, che vinse le elezioni, Anna Maria Scalise.

Salinardi, però, che «nel comune di Ruoti ha anche il controllo dei voti» e della famiglia che «da circa 40 anni gestisce l’Amministrazione Comunale di Ruoti», ha amaramente, dal suo punto di vista, scoperto che la sindaca Scalise non fosse un suo prestanome, anzi: le conseguenze devastanti dell’impatto con la realtà, sono minuziosamente dettagliate nelle carte dell’inchiesta della Procura di Potenza sul «sistema» Salinardi (il suo interrogatorio di garanzia è fissato per domani ed è difeso dal professor Donatello Cimadomo e dall’avvocato Pantaleo Chiriaco).

La sindaca Scalise oltre che vittima, per l’accusa, di una condotta persecutoria tale da provocarle sintomatologia compatibile con la diagnosi di disturbo dell’adattamento con ansia e umore depresso acuto, è oggetto, nelle intercettazioni, di insulti sessisti da parte di Salinardi che per limite alla decenza, seppur trascritti dagli investigatori in ascolto per dovere professionale, risultano davvero non diffondibili.

Al di là del caso Scalise, dalle carte dell’inchiesta emerge un profilo di Salinardi, che per gli inquirenti aveva costruito «una rete di compiacenze all’interno e all’esterno della Pubblica Amministrazione», contando non solo sull’«appoggio » di appartenenti alle Forze dell’Ordine, ma anche di quello «di personale in servizio presso la Procura di Potenza», che al di là del prosieguo processuale della vicenda, connota il personaggio con venature caratteriali a un passo dall’irragionevole follia. Forse l’età, ma non solo, chissà.

«ALLA MIA ETÀ MI POSSO DIVERTIRE»

Salinardi, classe ’48, mostrava di non temere affatto le conseguenze delle sue azioni e sosteneva, come da intercettazioni, «alla mia età, mi posso divertire, non è che». Dal dossieraggio, con tanto di pedinamento, contro il sostituto Commissario di Polizia, Di Tolla, alle «mazzette» e agli «accordi corruttivi», all’«accendi (appiccia)!», quando la sua interlocutrice gli chiese cosa fare delle cartelle esattoriali di società intestate a prestanomi, l’ex sindaco le risponde di «incendiarle », consapevole, appuntano gli inquirenti, «che nessuno corrisponderà il dovuto allo Stato», Salinardi, stando alle emergenze investigative, “showman” di un teatro dell’assurdo per quanto riguardante fatti reali.

Di tutto e di più: «fatture per operazioni inesistenti o “gonfiate”», utilizzo di strane sim, come la scheda telefonica intestata ad un cittadino extracomunitario originario del Bangladesh e residente a Roma, fino alla strategia di consegnare 4mila euro all’assessore e consigliere comunale Angelo Damiano, «per non farlo presentare il giorno delle votazioni » e «non votare il bilancio » e tanto altro ancora.

Dal nipote Famularo, indagato in qualità di responsabile dell’area tecnica del Comune di Ruoti, la preoccupazione di Salinardi, espressa nel 2020, era che il parente potesse essere sostituito a breve nella gestione delle gare di appalto, voleva, per esempio, oltre che bloccasse l’azione amministrativa che procedesse con gare col massimo ribasso per ottenere la reazione delle imprese contro il Sindaco e la Giunta Comunale. In tale modo le imprese, «li odieranno», a Scalise e Giunta, avrebbero, secondo la teoria di Salinardi apprezzato le sue aggiudicazioni con la rotazione. Così sognava avrebbero detto di lui le imprese: «Cazzo, c’era Angelino e faceva uno ciascuno».

Per l’accusa, tra le altre cose, Salinardi con Gerardo Scavone detto “Taormina”, ha, come da intercettazioni del giugno 2020, «tentato di “pilotare” la gara relativa all’appalto relativo alla gestione della villa comunale ».

IL TAR, SALINARDI E LA DENUNCIA A «QUEL PISCIATURO DI MAGISTRATO» CHE GLI RESPINSE IL RICORSO

Una delle «fissazioni» di Salinardi, le denunce penali, una trentina quelle escogitate contro Scalise, e i ricorsi al Tar. In questo caso, giustizia amministrativa, le cose sono andate oltre l’immaginabile. Salinardi dà disposizioni di denunciare «quel pisciaturo di magistrato» del Tar, così lo apostrofava.

E lo fa, per l’accusa, «per puro piacere di denunciare un Magistrato in modo tale da incutere timore non solo a lui ma anche ai suoi colleghi, per avere sentenze favorevoli»: «Devo denunciare il magistrato… tengo … solo quello è il piacere, che devo denunciare il magistrato… deve sapere che ogni volta che va una pratica dei consiglieri di Ruoti deve tremare… li cresimam »


Strane vicende. Come quella del maggio del 2020. Salinardi condivise con quello che chiamava il nostro segretario comunale, Giovanni Conte, la decisione del Tar Basilicata, che respinse il suo ricorso contro la sospensione dal consiglio comunale di Ruoti per 3 sedute: «Ma guarda lo devo denunciare questo magistrato… è la seconda volta che fa questa cosa».

Appena appreso il nome del Magistrato del Tar, il dottor Mastrantuono, per gli inquirenti Conte «avvia la macchina del fango »: «Sono andato al liceo con Mastrantuono… tieni conto che lo bocciarono al primo anno del liceo classico, fu bocciato». Così forte il rapporto tra Conte e Salinardi, che gli inquirenti lo definiscono, in relazione almeno a una vicenda, il «“patto”».

La vicenda riguarda una delle due figlie di Conte, per l’accusa assunta fittiziamente da Salinardi e alla quale vennero spiegati «tutti gli escamotage, truffa ai danni dello Stato, che Salinardi ha compiuto relativamente alle assunzioni degli operai da una Società ad un’altra con mansioni di apprendisti » Ad ogni modo, anche col magistrato del Tar, Salinardi, «secondo un copione che si ripete», che prevede di screditare chiunque non porti benefici ai suoi illeciti affari ovvero possa ostacolare il raggiungimento dei suoi obiettivi, diede avvio a una “vera e propria battaglia” accusando il giudice di «essere manovrato per emettere sentenze favorevoli nei confronti dei suoi “nemici”».

Detta notizia, a dire del Salinardi, «è certa», ma solo a dire di Salinardi che sosteneva: «Lo denunciamo penalmente, lo denunciamo senza pietà… lo fottiamo ». Queste e altre vicende ancora, dimostrative per l’accusa, della «pervicace volontà di delinquere del Salinardi, anche se, in questo caso, non andata a buon fine per lui».


16 GLI ARRESTATI (TUTTI AI DOMICILIARI)

– ROSARIO DE CARLO, 15 febbraio 1992, residente a Ruoti
(Consigliere di minoranza del Comune di Ruoti)

– CLAUDIO DI LUCCHIO, 9 luglio 1971, residente a Ruvo del Monte
(Dirigente BCUBE Spa)

– MARIANNA DI MAIO, 16 settembre 1976, residente a Tito
(Funzionario della Polizia Locale di Ruoti)

– ROSARIO FAMULARO, 9 novembre 1967, residente a Ruoti
(Ingegnere responsabile Area Tecnica del Comune di Ruoti attualmente
distaccato presso la Provincia di Potenza)

– ANGELO FARAONE, 11 giugno 1981, residente a Ruoti
(Consigliere di minoranza del Comune di Ruoti)

– ROCCO ANTONIO GENTILESCA, 28 settembre 1968, residente a Ruoti
(Consigliere di minoranza del Comune di Ruoti)

– GIUSEPPE ANTONIO LAVANO, 4 giugno 1959, residente a Potenza
(Funzionario della Regione Basilicata Ufficio struttura di coordinamento informazione)

– DAVIDE MALETESTA, 19 gennaio 1973, residente a Potenza
(Vice Brigadiere dell’Arma dei Carabinieri del Comando Regionale di Potenza)

-ALESSANDRO MASSANO, 3 gennaio 1991, resìdente a Sommariva del Bosco (Cn)
(Amministrator unico APTIPE ITALIA Sri)

– MARCO MASSANO, 5 luglio 1960, residente a Sommariva del Bosco (Cn)
(Dirigente BCUBE SpA)

– ANGELO SALINARDI, 19 settembre 1948, residente a Potenza
(Consigliere di minoranza del Comune di Ruoti);

– GIUSEPPINA SALINARDI, 27 marzo 1973, residente a Potenza
(nipote e prestanome di Angelo Salinardi)

– PIERLUIGI MARIO SAPONARA, 7 maggio 1993, residente a Ruoti
(nipote e prestanome di Angelo Salinardi)

– LUIGI CARMINE SCAGLIONE, 10 settembre 1958, residente a Potenza
(Addetto stampa Provincia di Potenza)

– GERARDO SCAVONE, 1 maggio 1952, residente a Ruoti
(persona di fiducia di Angelo Salinardi )

– GIUSEPPE TETA, 31 luglio 1976 residente a Balvano
(Amministratore Unico Casa di Riposo “IL SORRISO” di Ruoti)


 

Ferdinando Moliterni

3807454583

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