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LA MACCHINA DEL FANGO DI SALINARDI VOLEVA COLPIRE ANCHE CRONACHE LUCANE

Già oggetto di querele da parte dell’ex sindaco di Ruoti Salinardi, non fu contattata per fare «articoli pesanti»


POTENZA. Per la Procura di Potenza, l’ex sindaco di Ruoti, Angelo Salinardi che, difeso dal Prof Cimadomo e dall’avvocato Chiriaco, oggi l’interrogatorio di garanzia, è attualmente ai domiciliari, era convinto che «nessuno» potesse «permettersi di intralciare i suoi affari illeciti milionari».

Tra i mezzi del «sistema» Salinardi, la «macchina del fango» per perseguitare le persone che si frapponevano al raggiungimento dei sui obiettivi politici e «costruire a loro carico prove false, accuse pretestuose, meschine diffamazioni». Parte integrante l’articolata «macchina del fango» messa in piedi, per l’accusa, da Salinardi, la strategia operativa di «diffondere note stampa» come quelle a firma, per il gruppo consiliare “Insieme per Ruoti”, dei dei consiglieri Salinardi e De Carlo.

Dalle indagini è emerso un certo coinvolto anche di alcuni giornalisti potentini che però non sono indagati. A livello generico, una cosa è un comunicato stampa ed un’altra è «offrirsi di scrivere un articolo pesante contro l’amministrazione». Se per alcune testate locali o per alcuni giornalisti viene dagli inquirenti accennato un coinvolgimento che, a parte il caso dell’indagato Scaglione, allo stato attuale delle cose non è stato giudicato penalmente rilevante, diverso è il caso di Cronache Lucane.

Cronache Lucane, che ha ospitato entrambe le campane, maggioranza e opposizione, non è tra le testate che Salinardi cercava «al fine di far pubblicare degli articoli di stampa contro la Scalise e Gentilesca». Su Cronache Lucane, emerge un operato sostanzialmente corretto poiché laddove i comunicati pubblicati, riscontrata l’assenza di dietrologia. Non solo, Cronache Lucane è stata raggiunta da alcune denunce da parte di Salinardi.

Per cui non che Cronache Lucane, più volte citata nell’ordinanza del Gip Amodeo, sia stata l’unica testata a non “piegarsi” alla «macchina del fango» del «sistema Salinardi», ma di certo è tra quelle che non l’hanno fatto, tant’è che dallo stesso fatta oggetto di querela. Per gli inquirenti, «emblematica della capacità criminale di Salinardi», la sua «doppia attitudine»: quella di «blandire e corrompere» tutte le persone che possono soddisfare le sue aspettative e quella di muoversi con una «dose di malvagità ragguardevole. verso la distruzione di chiunque, non essendo corruttibile o addomesticabile, si frapponga fra lui ed i suoi obbiettivi ».

Salinardi e De Carlo, oltre che ricorrere alle note stampa, certe affermazioni, che poi le indagini hanno dimostrato false, le sostenevano anche pubblicamente. Come fatto, per esempio, nel Consiglio comunale del febbraio del 2020 la cui video registrazione è stata pubblicata, come da Regolamento comunale e da prassi, sulla pagina Facebook dell’Ente. Circa al minuto 5 del video, De Carlo all’inizio del proprio intervento in Consiglio e riferendosi al sindaco Scalise e all’assessore Gentilesca disse che, a suo dire, «evidentemente entrambi sono stati distratti da altro durante gli incontri oscuri».

E, proseguendo la bagarre, al minuto 7 circa, proprio Salinardi per rimarcare ulteriormente le dichiarazioni affermava che «era tutto un teatro, un teatro sexy». La spudoratezza di Salinardi, che come da indagini ha insultato Scalise «volgarmente e insistentemente nel corso di diversi Consigli comunali», era tale che lo stesso pur sapendo della falsità della notizia della relazione extraconiugale di Scalise, non vera e «fantomatica », comunque si « meraviglia ancora una volta della circostanza che il marito non si sia separato dalla moglie».

Addirittura per verificare se il marito si sia separato dalla moglie Scalise, lo stretto collaboratore di Salinardi, Scavone detto “Taormina”, per un determinato periodo «tutti i giorni si reca prima sotto casa dei coniugi e poi nei pressi della Caserma».

Salinardi, come fatto anche per il dossieraggio nei confronti del Sostituto Commissario di Polizia Di Tolla, dispose dei veri e propri «servizi di appostamento» tanto che l’eventuale separazione veniva costantemente verificata attraverso i continui e ripetuti non solo di Scavone, ma anche da «persone da egli incaricate ». Per l’accusa, in questo caso uno l’obiettivo di Salinardi: puntare alle dimissioni di Scalise con ogni mezzo per essere rieletto nuovamente primo cittadino di Ruoti così da «continuare a gestire il potere e gli affari del suo gruppo ivi compresi gli appalti e le concessioni».

DEMOCRAZIA: «Il DIRITTO A INFORMARE È UN CAPOSALDO»

«Il diritto a informare e ad essere informati è un caposaldo della vita democratica e non può assolutamente diventare uno strumento di persecuzione o viola lenza » Così la Commissione Pari Opportunità dell’Assostampa Basilicata sottolineando che «la vicenda della sindaca di Ruoti colpisce, per questo, con estrema preoccupazione». «Ancora una volta – sottolinea la Cpo – una donna è oggetto di azioni volte a minarne la credibilità ed il ruolo istituzionale, anche sfruttando l’informazione, attingendo alle sfere personali ed intime.

A tutti gli effetti una forma di violenza di genere che, come sancito dalla Manifesto di Venezia, “non è un problema delle donne, così come non solo alle donne spetta occuparsene, discuterne, trovare soluzioni”». «Le giornaliste e i giornalisti, nell’esprimere solidarietà alla sindaca Anna Maria Scalise – ha concluso la Cpo, confermano il proprio impegno per una informazione corretta, equa, non sessista e capace di contribuire alla crescita delle comunità, come delle persone».


 

Ferdinando Moliterni

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