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LA STRANA RICHIESTA DI VARDÈ

L’ex Prefetto convocò in via riservata Scalise per indurre Gentilesca a dimettersi


Potenza della «forza corruttiva » del «sistema Salinardi » e dintorni. Non solo «pagamento di “mazzette” », per esempio, stando all’accusa, relativamente agli affidamenti per lavori nell’indotto Stellantis, questi avvenivano «puntualmente» in favore delle società riconducibili a Salinardi, «nonostante la presentazione di offerte più vantaggiose di altri imprenditori», ed elargizione di «benefit vari e utilità rilevanti».

Per la Procura di Potenza, una delle modalità utilizzate dall’ex sindaco di Ruoti, per accrescere l’incisività dell’«illecito sistema Salinardi», che, «si regge appunto sulla continuità e si autoalimenta per sopravvivere », consisteva nell’affrontare e nel risolvere, «in modo sbrigativo», “problemi” politico-economici al posto delle Istituzioni, mediante «strumenti che si pongono ben al di fuori dagli schemi legali ». O al posto delle Istituzioni, o ricorrendo ad esse, ma con peculiari approcci.

Dalle indagini, per esempio, è emersa la strategie delle denunce penali. Nell’aprile del 2020, Salinardi discutendo con il suo «stretto collaboratore» Gerardo Scavone detto “Taormina”, in riferimento al sindaco di Ruoti, Anna Maria Scalise, così lo informava: «Ma sai quante denunce tiene? Ne ha una trentina fino ad adesso! ». Da questa e tante altre intercettazioni di simile tenore, per gli inquirenti è risultato agevole concludere che Salinardi si augurasse che «grazie alle sue innumerevoli denunce il Sindaco e l’assessore vengano arrestati per truffa e abuso d’ufficio».

L’assessore in questione è Franco Gentilesca. Da ricordare che quando il sindaco Scalise estromise Salinardi dalla maggioranza, creò una nuova Giunta con Franco Gentilesca. Ad ogni modo restando nel perimetro della volontà di Angelo Salinardi di ottenere la decadenza di Gentilesca e colpire così l’attuale sindaco Scalise, «in attuazione del suo disegno persecutorio della stessa», era riuscito ad avere «intercessione» presso il precedente Prefetto di Potenza, Annunziato Vardè.

La circostanza risale al luglio del 2020: Scalise convocata «in forma riservata» dall’allora Prefetto di Potenza nel suo ufficio. Oggetto dell’incontro: «far fare un passo indietro a Franco Gentilesca». Reale o presunta finalità: «riportare serenità all’interno del Consiglio Comunale» di Ruoti. Il Prefetto, che come ha appreso Scalise, aveva incontrato la minoranza consiliare, si avvicinò al nodo della questione in maniera diretta, ma partendo da lontano, cioè chiedendo al sindaco perché non avesse portato in Consiglio la mozione della minoranza che riguardava la decadenza di Gentilesca da consigliere comunale.

Con risposte precise e idonee, Scalise riuscì a dribblare i preamboli. In merito a questa iniziale domanda, rispose che quella mozione era già stata affrontata in precedenza e che «sarebbe stato inutile riportarlo di nuovo», data la pendenza del ricorso al Tar di Basilicata proprio sul tema. Poi il Prefetto riferì di «altri episodi» di cui la minoranza si era lamentata e soprattutto del fatto che il Comune di Ruoti non si fosse costituito in un giudizio con il Comune contrapposto contro l’assessore Gentilesca che già aveva ottenuto ragione in primo grado.

Il sindaco Scalise, tra una vicenda ed un’altra ancora, informò il Prefetto dei due procedimenti amministrativi in corso per incompatibilità e che comunque Gentilesca si era «adoperato per sanare queste situazioni». Dai preamboli, al centro dell’obiettivo. Il Prefetto Vardè, quindi, chiese al primo cittadino di Ruoti come mai non avesse « mai domandato a Gentilesca di dimettersi» per rasserenare il clima al’interno del Comune in quanto, a suo dire, con questo gesto «sicuramente » la situazione sarebbe «migliorata». La domanda, come ha riferito Scalise alla Polizia giudiziaria nel corso delle indagini, lasciò il sindaco «un attimo perplessa», tanto che rispose che non poteva «obbligare Gentilesca alle dimissioni ».

Terminati i «convenevoli », incontro riservato concluso: sulle dimissioni, Scalise non accettò «tale invito ». Tra gli indagati dell’inchiesta sul sistema Salinardi, anche il giornalista professionista e addetto stampa presso la Provincia di Potenza, Luigi Scaglione descritto dagli inquirenti come «ben inserito nel tessuto delle relazioni istituzionali della città». Sull’incontro tra Prefetto Vardè e sindaco null’altro da aggiungere, ma sul contesto ambientale sì.

Scalise, infatti, alla Polizia giudiziaria rivelò, nell’agosto del 2020, un dettaglio che investigatori e inquirenti, le indagini erano in corso, hanno annotato perché se all’apparenza casuale o non significativo, stando alle emergenze investigative, così potrebbe non essere: «Tengo a precisare che quando sono arrivata ho notato la presenza di Luigi Scaglione dapprima nell’ingresso al piano terra e successivamente nell’anticamera del Prefetto, ubicata al primo piano»


 

Ferdinando Moliterni

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