ESTORSIONI CLAN RIVIEZZI TORNA IN LIBERTÀ ROMANO
Il Tribunale del Riesame ha accolto la richiesta dei difensori dell’indagato che secondo la Dda era diventato da vittima a carnefice
Torna in libertà Nicola Romano, ai domiciliari dallo scorso 25 gennaio nell’ambito di una operazione della Dda del capoluogo. A deciderlo, annullando l’ordinanza cautelare disposta dal Gip, è stato il Tribunale del Riesame di Potenza, presieduto da Aldo Gubitosi. Romano, difeso dal prof. Cimadomo e dell’avv. Palombella, aveva appellato l’arresto in quanto sostanzialmente vittima e non carnefice. Secondo l’ipotesi accusatoria invece Nicola Romano e Giovambattista Moscarelli da vittime delle estorsioni del clan Riviezzi sarebbero diventate, complici delle condotte intimidatorie attuate con modalità mafiose. Ipotesi che secondo il Tribunale del Riesame ha non sarebbero munite dei gravi indizi di colpevolezza.
Almeno così dovrebbe essere, per saperne di più bisognerà attendere il deposito delle motivazioni.
L’INDAGINE
Lo scorso 25 gennaio, la Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza con la Sezione Criminalità Organizzata della locale Squadra Mobile ha dato esecuzione all’ordinanza applicativa di quindici misure cautelari personali emesse dal Giudice per le indagini preliminari del capoluogo lucano nell’ambito di una nuova attività d’indagine condotta sul cosiddetto clan Riviezzi di Pignola, in ordine ai reati di associazione mafiosa, estorsione tentata e consumata, aggravate dall’agevolazione e dal metodo, mafioso, detenzione e porto illegale di arma da fuoco, violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale, false informazioni al P.M. aggravate.
In particolare, furono applicate otto misure di custodia cautelare in carcere nei confronti di RIVIEZZI Francesco Michele, RIVIEZZI Vito, LAMAINA Domenico, PESCE Maurizio, CASSOTTA Massimo Aldo, BALSAMO Felice e FARAONE Francesco, e sette arresti domiciliari nei confronti di NOLE’ Rocco, TRIUMBARI Marco, PIEGARI Pierangelo, ROMANO Nicola, MOSCARELLI Giovambattista, PASOIU Adrian e FUSCO Pompilio.
Le misure restrittive furono adottate all’esito di una serie di sviluppi investigativi svolti dalla Squadra Mobile di Potenza con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, a margine di una precedente attività che ha riguardato il predetto sodalizio e che portò, nel mese di aprile dello scorso anno, all’applicazione di diciassette misure cautelari personali e di due sequestri preventivi, uno dei quali relativo alla società che gestiva il barcaffetteria presso il Palazzo di Giustizia di Potenza per i delitti di associazione mafiosa ed altro. Un impianto accusatorio che anche in relazione ai primi fatti si è in qualche modo affievolito durante il giudicato cautelare.