SCENA MUTA PER SALINARDI
Black gold: parlano invece Di Maio e De Carlo che dai domiciliari passano al divieto di dimora a Ruoti
POTENZA. Scena muta dinanzi al Gip di Potenza, Antonello Amodeo, da parte dell’ex sindaco di Ruoti, nonché attuale consigliere comunale di minoranza, ma sospeso dall’incarico per effetto della legge Severino, Angelo Salinardi. Salinardi, difeso dal Prof Donatello Cimadomo e dall’avvocato Leo Chirìaco, si è così avvalso della facoltà di non rispondere.
Sono iniziati ieri, al Palazzo di Giustizia del capoluogo, gli interrogatori di garanzia dei 16 indagati nell’ambito dell’inchiesta sul «sistema» Salinardi nei confronti dei quali il Gip aveva, pochi giorni fa, disposto la misura cautelare, prescrivendo loro anche di non comunicare con alcun mezzo, personalmente o per iscritto, a mezzo telefono, per computer o altri dispositivi di comunicazione a distanza, con persone diverse da quelle che vi coabitano, degli arresti domiciliari.
Oltre Salinardi, gli altri sono Rosario De Carlo, Claudo Di Lucchio, Marianna Di Maio, Rosario Famularo, Angelo Faraone, Rocco Antonio Gentilesca, Giuseppe Antonio Lavano, Davide Maletesta, Alessandro Massano, Marco Massano, Giuseppe Teta, Gerardo Scavone, Luigi Carmine Scaglione, Pierluigi Mario Saponara, Giuseppina Salinardi.
Così vasto e variegato il «sistema affaristico-comportamentale » ruotante intorno a Salinardi, che, per l’accusa, si reggeva su condotte di manipolazione utilitaristica di dati, documenti e informazioni al fine di favorire i soggetti che a vario titolo ne hanno fatto parte, fra cui appunto i coindagati, ai danni degli avversari politici e dei soggetti, imprenditoriali o istituzionali, che ne ostacolavano le operazioni sia sul versante politico che su quello economico, in sintesi «mazzette», «accordi corruttivi» e «macchina del fango» con persecuzioni e calunnie, che la scelta di Salinardi di non rispondere al Gip, data anche la pluralità di accuse e la relativa mole documentale, appariva sin dalla vigilia degli interrogatori di garanzia come la più probabile. Così è stato.
Il Gip nella genetica ordinanza applicativa di misure cautelari e reali, è stato disposto il sequestro preventivo di 5 aziende, nonché il sequestro di beni per un valore complessivo di oltre 9 milioni di euro, ha motivato gli arresti domiciliari poiché se il «sistema» Salinardi si reggeva sulla continuità e «si autoalimenta per sopravvivere », allora logico ritenere sussistente con carattere di attualità e concretezza tanto il pericolo di inquinamento probatorio quanto il pericolo di recidiva.
Sistema per l’accusa esteso e collaudato anche in virtù del fatto che Salinardi avesse il controllo del territorio grazie ai numerosi familiari assunti sotto la lunga conduzione, circa 40 anni, del Comune da parte dei diversi germani Salinardi avvicendatisi, dal 1973, nella carica di sindaco. Per esempio, «uno dei familiari » su cui Salinardi, per l’accusa, ha contato e poteva ancora contare pur non essendo più sindaco e finito in minoranza dopo l’estromissione dalla maggioranza da parte dell’attuale sindaco Scalise, era proprio il nipote Rosario Famularo, responsabile dell’area tecnica del Comune di Ruoti.
Politica e imprenditoria, ma non solo ruotese. Indagati anche gli imprenditori Massano, Marco e Alessandro, della Aptiv connetion system service Italia Spa e Aptiv Service Italia Srl, il secondo, il figlio del primo, della Bcube SpA, entrambi nati a Torino e residenti nel Cuneese a a Sommariva del Bosco (Cn).
Nel caso dell’indotto Stellantis, il sistema, così come delineato dalla Procura, consisteva nel «continuo, reiterato ed insistente pagamento di mazzette, denaro ed altri benefits», da parte di Salinardi, per ottenere in cambio plurime aggiudicazioni in sub-appalto, commesse e assegnazione di lavori. In tutto, dinanzi al Gip sono comparsi una decina di indagati. Nel complesso non è stata una sfilata silenziosa.
Giuseppina Salinardi, nipote di Angelo ed imprenditrice operante nel settore delta panificazione e dei latticini, e Luigi Scaglione, ex consigliere regionale nonché giornalista e responsabile della comunicazione istituzionale dell’Ente Provincia di Potenza, hanno entrambi risposto alle domande del Gip tentando così di respingere le rispettive accuse, chiarendo la loro posizione. Intanto il Gip Amodeo ha disposto l’attenuazione della misura cautelare, dai domiciliari al divieto di dimora a Ruoti, per due degli arrestati, Marianna Di Maio e Rosario De Carlo. Gli interrogatori continueranno fino a lunedì 14 Febbraio.