GALEOTTO FU L’INCONTRO COL PREFETTO
Tamponi “Vip”, Bardi si difende: «Incontrai Argentieri che risultò positivo»
E sul perchè ne fece diversi fatti direttamente dal Ds Asp D’Angola: «Per non sottrarre personale»
Tra i primi positivi lucani in assoluto, l’allora, era il marzo del 2020, Prefetto di Matera, Rinaldo Argentieri. È lui il link epidemiologico che il presidente della Regione, Vito Bardi, ha indicato per tentare di tirarsi fuori dal caso dei “tamponi Vip”.
«Agli inizi di marzo 2020 – ha dichiarato Bardi – ho partecipato a una riunione istituzionale presso la Prefettura di Potenza insieme all’allora Prefetto di Matera, che risultò poi immediatamente positivo. Come da prassi, tutti i partecipanti dell’epoca sono stati sottoposti a tampone, per limitare l’eventuale diffusione del contagio».
Bardi ha anche aggiunto che alla riunione erano presenti i rappresentati delle Asl, del Dipartimento Salute, delle forze dell’Ordine e altri ancora, e che «tutti sono stati sottoposti a controllo, non certo perché “Vip”: era un obbligo, cui nessuno poteva sottrarsi». Date e affermazioni sono, tuttavia, da comparare con le misure governative e le circolari ministeriali vigenti nel periodo oggetto di indagine da parte della Procura di Potenza, la cui inchiesta è finalizzata a far piena luce sulle morti del giornalista Antonio Nicastro e dell’imprenditore potentino Palmiro Parisi.
Da non dimenticare che la definizione di caso di Covid- 19 per la segnalazione ai fini dell’esecuzione del test diagnostico si è basata, nel corso di questi 2 anni di pandemia, su informazioni disponibili all’attualità dei periodi storici e, per questo, è stata rivista sia in base all’evoluzione della situazione epidemiologica e che delle conoscenze scientifiche disponibili alla finestra temporale di riferimento. Importante il contatto con persona positiva, ma anche il fatto che l’eventuale insorgenza di sintomi ai quali Bardi non fa rifermento, trattasi di febbre, tosse e difficoltà respiratoria acuta, non avessero «un’altra eziologia che spieghi pienamente la presentazione clinica».
Non solo Argentieri. «In due date successive – ha aggiunto Bardi -, sono entrato in contatto con due persone positive e per tale motivo sono stato sottoposto a tampone, come previsto per tutti i cittadini. E mi preme ricordare che ho ricevuto il mio vaccino previa prenotazione in piattaforma, come tutti i lucani. È tutto agli atti. Tutto trasparente ». A fargli personalmente i tamponi, «il Direttore sanitario dell’Asp (Luigi D’Angola, ndr)».
Il presidente Bardi ha inteso negare il concetto di corsie preferenziali, in quanto non logicamente sussistente, secondo la sua tesi, poichè non potevano essere «sottratti tamponi ai cittadini», data «la notevole disponibilità» e considerando anche che all’epoca «il laboratorio del San Carlo processava meno tamponi rispetto alle sue capacità».
Per la Procura, prima che l’autorità sanitaria competente si decidesse a sottoporre Nicastro al tampone, oltre 30 persone beneficiarono del “privilegio” pur, secondo il teorema accusatorio, in assenza «di eventuali elementi giustificativi della necessità di ritenere tali accertamenti diagnostici prioritari rispetto a quelli rivolti ad altri pazienti», tra i quali, per l’appunto, Nicastro e l’imprenditore potentino Palmiro Parisi. In quelle prime settimane di pandemia, venivano, secondo gli inquirenti, disposti tamponi, che erano numericamente limitati, in favore dei “Vip” ovvero «su soggetti asintomatici e talvolta anche privi di link epidemiologici».
Nel marzo del 2020, il giornalista Antonio Nicastro, che morì il 2 aprile dello stesso anno, fu “rispedito” dal Pronto soccorso del capoluogo a casa: aveva fatto l’accesso con «codice verde» e riferendo «tosse e febbre da 10 giorni», venne dimesso con «diagnosi», che diagnosi non è, di «febbre e tosse». Bardi ha detto la sua, ma le cose sui tamponi negati, corsie preferenziali o meno, continuano a non tornare. Il presidente ha respinto anche le voci su certi “affari” d’acquisto mascherine: «Riguardo un’eventuale fornitura, esiste una sola gara Suarb, aggiudicata in favore di una società dopo una normale procedura». «Non ci sono stati altri acquisti da parte della Regione – ha specificato Bardi -.
Ulteriori dispositivi di protezione individuale (Dpi), sono stati forniti direttamente dal Commissario di Governo alla Regione Basilicata». La richiesta che, anticipando l’intervento di Bardi, i consiglieri regionali del Pd, Marcello Pittella e Roberto Cifareli, avevano fatto, pare dunque destinata a non essere soddisfatta.
I due dem, nell’evidenziare come, per esempio, «nella fase iniziale della pandemia, i cittadini lucani hanno subìto disservizi sanitari alcune volte fatali», chiedevano al presidente di chiarire in Consiglio regionale sulla vicenda dei cosiddetti “tamponi vip, «un odioso privilegio che ha coinvolto diverse personalità e che rischia di gettare un’ennesima pesante ombra sulla gestione lucana della pandemia».
A questo proposito– continuano Cifarelli e Pittella – ricordiamo le parole, solennemente pronunciate dal Presidente Bardi nel corso di un Consiglio precedente, sul legame indissolubile tra etica ed estetica di tutti coloro che ricoprono incarichi di natura pubblica.
«Su questi argomenti – avevano aggiunto Cifarelli e Pittella – è vietato scherzare, così come non possono essere utilizzati a mò di spot propagandistici: chiediamo coerenza e consequenzialità nel perseguimento della strada della chiarezza e della trasparenza». Il presidente Bardi, però, ha inteso già tirarsi fuori anche dal pubblico confronto in Assise: «Mi auguro di aver contribuito a fare chiarezza su una vicenda delicata, nel nome della trasparenza, della legalità e della correttezza, valori che hanno sempre contraddistinto il mio agire all’interno delle Istituzioni ».