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“RUOTI GATE”, INIZIA AL RIESAME LA STRATEGIA DIFENSIVA DI SALINARDI

Tra quelli ancora ai domiciliari, incominciano il duello con l’accusa anche il Brigadiere Maletesta , Scavone detto “Taormina” e il Dirigente Bcube, Di Lucchio


Giornata lunga di udienze quella di ieri al Riesame di Potenza, nell’ambito dell’inchiesta su stalking e corruzione che vede come connettore dei diversi filoni di indagine, l’ex sindaco di Ruoti, attuale consigliere di minoranza, ma sospeso in base alla Severino, Angelo Salinardi. Per quanto riguarda la composizione del collegio, nessuno novità dato che il presidente facente funzioni del Tribunale di Potenza, Rosario Baglioni, aveva respinto l’istanza di astensione presentata da Aldo Gubitosi, in ragione dei rapporti di conoscenza con l’ex sindaco di Ruoti. Prima di Salinardi, davanti al collegio composto dai giudici Aldo Gubitosi, Maria Stante e Carmen Bonamico, si sono presentati gli avvocati Leo Chirìaco e Luigi Claps per il Brigadiere Capo dei Carabinieri, Davide Maletesta.

Maletesta, per gli inquirenti coinvolto nella vicenda degli accertamenti sui presunti incontri notturni, mai avvenuti, tra l’attuale primo cittadino di Ruoti, Anna Maria Scalise, e l’assessore comunale Franco Gentilesca, è anche accusato di aver rivelato, tramite Giuseppina Salinardi, l’esistenza di indagini e intercettazioni in corso a carico di Angelo Salinardi, e, pertando, aiutandolo «consapevolmente » ad eludere le investigazioni.

Malatesta non aveva risposto alle domande del Gip durante l’interrogatorio di garanzia poichè i suoi avvocati hanno preferito approfondire meglio quegli elementi utili a provare la sua estraneità alle contestazioni che già da una prima analisi delle carte ritenevano di aver individuato. Così le osservazioni difensive, sono state spiegate al Riesame.

Per Maletesta è stata chiesta la revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari o, in subordine, un’affievolimento della misura restrittiva. Dopo Maletesta, è stato il turno del Prof Donatello Cimadomo e ancora dell’avvocato Chirìaco, per la difesa proprio di Angelo Salinardi. Analoga strategia difensiva era stata seguita per l’ex sindaco di Ruoti: puntare direttamente al Riesame per ottenere la revoca degli arresti domiciliari. Nessuna richiesta in merito, era stata dai difensori avanzata nell’interrogatorio di garanzia. I due volti dell’inchiesta sul «sistema Salinardi» sono la politica e l’imprenditoria.

Non solo la «macchina del fango» con persecuzioni e calunnie come quelle nei confronti dell’attuale sindaco di Ruoti, Anna Maria Scalise, e dell’assessore comunale Franco Gentilesca, ma anche, con riferimento all’indotto Stellantis, il «continuo, reiterato ed insistente pagamento di mazzette, denaro ed altri benefits», da parte di Salinardi, per ottenere in cambio plurime aggiudicazioni in sub-appalto, commesse e assegnazione di lavori.

Per l’accusa, oltre ad una «fitta rete di compiacenze all’interno e all’esterno della Pubblica Amministrazione e tra i Pubblici ufficiali», Salinardi poteva contare «anche sull’appoggio di personale in servizio presso la Procura di Potenza».

Il Gip, dato che il «sistema Salinardi» si reggeva «sulla continuità e si autoalimenta per sopravvivere », in ordine alle esigenze cautelari, ritenne corretti gli arresti domiciliari per il «sussistente pericolo di inquinamento probatorio e di recidiva».

Parte degli indagati, però, ha già fornito una propria versione dei fatti in merito alle accuse, e lo stesso Gip Antonello Amodeo, a seguito degli interrogatori di garanzia, ha giudicato mutato lo stato delle cose in relazione alle esigenze cautelari. A piede libero, Rosario Famularo (difeso dall’avvocato Paolo Lorusso), nipote di Angelo Salinardi e indagato in qualità di responsabile dell’area tecnica del Comune di Ruoti, Per Giuseppe Teta, invece, imprenditore titolare di diverse case di riposo, il Gip sostituì i domiciliari con l’obbligo di presentazione all’Autorità Giudiziaria.

Mentre per Giuseppina Salinardi (difesa dagli avvocati Armando Dereviziis e Rosanna Faraone), anche lei nipote di Angelo, per il consigliere comunale di minoranza Angelo Faraone (difeso dagli avvocati Rosanna Faraone e Maria Rosaria Malvinni), e per Luigi Scaglione (difeso dall’avvocato Rosanna Agatiello), il Gip revocò la misura cautelare personale degli arresti domiciliari, sostituendola con il divieto di avvicinamento alla persona offesa individuata nella persona dell’attuale sindaco di Ruoti, Anna Maria Scalise. Anche Scaglione ha fatto il Riesame con richiesta di annullamento dell’ordinanza applicativa di misura cautelare e-o revoca della misura stessa.

Ad attendere l’esito del Riesame, anche Gerardo Scavone detto “Taormina”, Pierluigi Mario Saponara, per l’accusa era lui che «materialmente» corrispondeva ai vari beneficiari le «mazzette» che disponeva Salinardi, e Claudio Di Lucchio. Per Di Lucchio, indagato in qualità di Dirigente della Bcube e Direttore dello stabilimento di “Melfi 3”, il suo difensore, l’avvocato Leonardo Pace, ha chiesto l’annullamento dell’ordinanza e in subordine la revoca degli arresti domiciliari. Non è stata ancora fissata la data dell’udienza, ma al Riesame ci saranno altre trattazioni, con molta probabilità martedì prossimo, come quella, per esempio, di Giusy Salinardi.


 

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