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«GLI INVESTIMENTI INNOVATIVI DELLA BASILICATA SI FONDANO SU TECNOLOGIA, TOLLERANZA E TALENTI»

L’intervista, il consigliere regionale Acito (FI) sui temi della transizione energetica, le strategie virtuose e il “Fondo sovrano regionale”


MATERA. I recenti temi legati ai super incrementi dei costi delle fonti energetiche, le problematiche di breve e lungo periodo riguardanti le risorse estrattive di petrolio e gas e il palpabile disagio di tantissime famiglie lucane messe letteralmente in ginocchio dal caro bollette, sono tutti argomenti che non hanno affatto trovato impreparato il Consigliere regionale di Forza Italia Vincenzo Acito.

Questi, infatti, intervistato da Cronache Lucane ha prima di tutto sviluppato delle interessanti considerazioni sulle criticità energetiche in atto in Basilicata. Subito dopo, Acito ha proposto soluzioni e strategie basate tutte su un’accurata valutazione delle risorse economiche che la regione Basilicata deve mettere nel “salvadanaio” in vista di quella che sarà la transizione lucana da un sistema “oil” a uno “non oil” e in preparazione di quello che sarà il definitivo impiego delle sole energie rinnovabili.

Consigliere Acito, partiamo da un tema di grande attualità quale quello del gas e del caro bollette che sta mettendo in crisi famiglie e imprese lucane.

«L’estrazione del gas in Basilicata in questo momento è il valore aggiunto e secondo gli accordi Total ed Eni il quantitativo ammonta a 250 milioni di metri cubi all’anno. Detto questo, occorre separare i due momenti che sono prima di tutto quello della contingenza attuale che vede in difficoltà le famiglie e poi quello che vede in difficoltà le imprese e anche le pubbliche amministrazioni».

Come vi state muovendo al riguardo in Regione?

«Certamente la risposta va data intanto come integrazione rispetto a quelli che sono i decreti ministeriali che hanno messo a disposizione circa 8 miliardi in tutta Italia. In proposito, le dico che proprio martedì con una risoluzione approvata all’unanimità nel Consiglio regionale abbiamo demandato alla Giunta di definire l’entità degli aiuti che possono essere dati in aggiunta a quelli provenienti dal decreto ministeriale prima di tutto per i cittadini e per le pubbliche amministrazioni ».

E per le imprese?

«Intanto ci siamo concentrati sulla contingenza immediata degli aiuti ai cittadini anche perché il numero delle imprese da sostenere è al di fuori rispetto alle dimensioni delle risorse disponibili dalla Regione Basilicata. Ma questo non significa assolutamente che ci siamo dimenticati delle imprese delle quali ci stiamo anche occupando, ma per il momento ci dobbiamo concentrare sulla emergenza immediata a cui va data la priorità e che riguarda i cittadini meno abbienti che non possono pagare le bollette. E poi, se ci pensa bene, le imprese sono fatte di cittadini quindi aiutare i cittadini significa anche andare a risolvere in radice il problema delle imprese »

Consigliere Acito queste le contingenze immediate e se invece guardiamo un po’ più in là?

«Se passiamo poi al medio e lungo termine abbiamo necessità di rimodulare il futuro per capire come effettuare al meglio la transizione tra “oil” e “non oil”, cioè capire cosa fare quando sarà terminata la centralità economica del petrolio e quando fra pochi decenni l’energia sarà esclusivamente alternativa e noi non avremo più le risorse economiche provenienti dall’estrazione del petrolio. Ecco perché sin da ora dobbiamo costruire la transizione economica dal fossile al rinnovabile ».

So che lei in merito a ciò ha sviluppato una sua idea…

«Sì è un’idea che è diventata una mia proposta, e cioè quella di prendere come modello il “Fondo sovrano” norvegese. Si tratta di un metodo che va adottato e che consiste nel costruire con le risorse provenienti dal petrolio e anche dal gas estratti in Basilicata una specie di salvadanaio che deve avere l’obiettivo di anticipare di qualche decennio il passaggio dall’ “oil” al “non oil”».

Perché proprio il modello della Norvegia?

«Ispirato da una trasmissione televisiva di qualche tempo fa, ho pensato di mettere in parallelo la situazione della Basilicata con quella della Norvegia perché in quest’ultima nazione c’è un paesino di circa 10.000 abitanti che si trova sopra il circolo polare artico, quindi in condizioni ambientali estreme, che era diventato un punto di approdo per i ricercatori provenienti da tutto il mondo. In questo paesino infatti i ricercatori avevano l’opportunità di trovare le risorse economiche per avere stipendi 6/7 volte superiori rispetto a quelli dei ricercatori italiani.

Quel paesino norvegese quindi è divenuto un motivo per rendere attrattivo un intero territorio di talenti e di conseguenza, ha consentito di attivare processi di attrazione anche per gli investimenti industriali che vogliono utilizzare questi cervelli.

E così mi sono chiesto: perché non attivare anche in Basilicata una cosa simile con la differenza che le condizioni ambientali e quindi la qualità della vita in Basilicata è certamente superiore rispetto a un paesino che si trova sopra il circolo polare Artico? »


 

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