UN FRANCESE PER LA FILM COMMISSION
La Lega propone il nome del regista melfitano, ma il curriculum non convince
NEI SUOI TRASCORSI LA MILITANZA NEL PARTITO SOCIALISTA: DA SEMPRE VICINO ALL’AMMINISTRAZIONE VALVANO
DI MASSIMO DELLAPENNA
La poltrona attualmente vacante e per la quale l’attuale maggioranza politica di viale Verrastro sta cercando un degno occupante è quella della Lucana Film Commission. Poltrona ambita, per chi lavora nel settore della comunicazione, ma spinosa, sia per il confronto con il predecessore, Paride Leporace, sia per la querelle che ha interessato la nomina del suo immediato successore sia per il nome che voci di corridoio danno attualmente in pole position.
La Lega Basilicata avrebbe, infatti, inaspettatamente proposto e sostenuto la candidatura, alla guida della LFC, del melfitano Giampiero Francese, lasciando stupefatti un po’ tutti. Il cambio di casacca è uno sport nazionale e gli italiani sono stati da sempre maestri indiscussi.
Lo insegna la storia e lo leggiamo ancora oggi ogni qual volta c’è da assegnare una poltrona o cambia il vertice politico. Tuttavia, l’interpretazione italica dello spoil system americano quando si applica alla politica e alle postazioni locali diventa ancora più urticante, specie in una regione con poco più di mezzo milione di abitanti, in cui tutti conoscono tutti e le rispettive storie e militanze.
Proprio perché la regione è piccola e negli ambienti politici si conoscono oppositori e sostenitori, molti hanno storto il naso nell’udire il nome del regista Giampiero Francese, noto per la sua storica militanza nelle fila dei socialisti e per essere stato vicino all’amministrazione Valvano nel decennio appena concluso in cui Melfi era rimasta la sola roccaforte lucana del garofano rosso.
Che poi sia la Lega a proporlo per la presidenza della Lucana Film Commission è apparso veramente incomprensibile, al netto di dietrologie e cambiali elettorali, ed ha lasciato scontenti sia nomi vicini al partito di Salvini, che ambivano a raggiungere un simile ambito traguardo professionale, che esponenti dei partiti di minoranza, i quali hanno già subodorato il repentino e proficuo cambio di casacca. La lontananza politica tra proponente e candidato ha poi incentivato gli scontenti ad analizzare anche il curriculum del prescelto che brilla per i grandi progetti culturali morti anzitempo per consunzione.
Ci riferiamo alla Storia Bandita, che non è neppure un progetto integralmente suo, allo Spettacolo dell’Acqua, migrato da Monticchio nella vicina Monteverde e lì perito, alla Signora del Lago sul Sirino, sull’onda del consunto turismo artistico-religioso e infine al film sull’Albania, “Non vi sedete troppo”, in cui mancava proprio il pezzo forte su cui la pellicola si basava, ovvero l’intervista all’allora sindaco di Tirana, Edi Rama. Insomma, la sensazione è che la Lega stia puntando sul cavallo di un’altra scuderia ed anche un po’ azzoppato.