UNA COESISTENZA CHE È UN TRAVAGLIO
L’ex capo del personale quando capì che non era aria provò a scappare
IL DIRIGENTE INVISO AL CENTRODESTRA SOGNAVA DI DIVENTARE DIRETTORE DEL PARCO DEL CILENTO, MA FU BOCCIATO
Un ritorno alle origine per scappare dai contorti incastri di potere e nomine del governo Bardi: questo aveva ideato Gerardo Travaglio, già capo di Gabinetto dell’ex presidente di Regione, Marcello Pittella. Lo stesso Travaglio, evidentemente, se n’era accorto che tra lui e i nuovi occupanti di via Verrastro non corresse buon sangue e che, pertanto, l’intenzione del centrodestra fosse quella di collocarlo in qualche angolo buio della Regione.
Così, il malriuscito ritorno sottotraccia alle orgini: la natura che tradotto in “burocratese” diventa Ente Parco. Il latronichese Travaglio, dal comando a dipendente a tempo pieno e indeterminato, dal luglio del 1996 e per diversi anni a seguire, ebbe come sede lavorativa, il Parco Nazionale del Pollino. Poi, più di recente, i “fasti” professionali in Regione con il centrosinistra.
Con l’arrivo di Bardi, prima destinazione l’ufficio Risorse Umane. Il Generale, però, segue alla lettera la regola che suggerisce come non ci sia nulla di più definitivo del provvisorio. Ordina e riordina gli Uffici in continuazione e puntualmente provvede a modificare gli assetti organizzativi della Giunta.
Nell’inverno da calendario quasi terminato, lo spostamento di Travaglio al Dipartimento Attività produttive, alla cui guida c’è il Dg Canio Alfieri Sabia, quale titolare dell’Ufficio internazionalizzazione, ricerca scientifica e innovazione tecnologica, con gli interim alla programmazione e all’attuazione degli interventi per scuola e Università e all’Ufficio formazione e qualità delle politiche formative. Nell’ottobre del 2018, il Ministero dell’Ambiente, aggiornò l’albo degli idonei all’esercizio dell’attività di direttore di Parco nazionale.
Scorrendo l’elenco, alla lettera T, compare proprio Gerardo Travaglio. Intascata la carta, in Regione, l’autoassuntosi latronichese, tanto ha girato per i corridoi con il “jolly” nella giacca, che ad un certo punto ha deciso di usarlo. Di “nascosto”, ma lo ha fatto.
L’occasione: l’Avviso pubblico per l’individuazione del direttore così come emanato dal Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano. Tantissimi gli aspiranti alla carica: ben 39 partecipanti.
Nel rilevare che il titolo di servizio di Travaglio fosse quello di «Dirigente della Regione Basilicata», il giudizio della Commissione esaminatrice fu così positivo nei suoi confronti, «presenta un curriculum con comprovate esperienze diversificate con funzioni dirigenziali presso Pubbliche amministrazioni», che il latronichese fu inserito nella terna consegnata al ministro della Transizione ecologica. Incassò 7 voti, mentre 6 Giuseppe Luzzi, funzionario dell’Ente Parco nazionale della Sila, e 8 Romano Gregorio.
Considerando che Gregorio era il direttore uscente, sembrava quasi fatta per Travaglio. Purtroppo, per lui, il decreto di nomina firmato dal Ministro Cingolani ha tarpato le ali alle velleità di fuga dalla Regione. Gregorio era ed è rimasto il direttore dell’Ente Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Fallita l’“evasione”, l’interpello Bardiano per i dirigenti regionali non generali per gli Uffici delle Direzioni regionali e lo smistamento nell’angolino alle Attività produttive.