NEGOZI CHIUSI, È IL COVID CHE BATTE CASSA
Matera, dopo gli ultimi dati Istat si fa la conta degli esercizi commerciali temporaneamente fermi o falliti
Mentre ci apprestiamo a vivere la terza primavera in emergenza pandemia abbiamo pensato di fare un giro per le strade della città dei Sassi e verificare prima visivamente e poi statistiche alla mano l’entità degli effetti del Covid-19 sugli esercizi commerciali di Matera.
La prima considerazione che emerge nel vedere la sequenza delle attività commerciali che sono fallite in maniera permanente è sicuramente quella delle promesse mai mantenute che erano state fatte dallo Stato quando nel 2020 il covid cominciò a dilagare e a tutti coloro che svolgevano attività commerciali, vennero incoraggiati a resistere e che lo Stato non avrebbe lasciati soli cittadini e i commercianti.
E invece più di qualcuno, solo è stato lasciato e sono le storie di tante famiglie che dietro le saracinesche dei loro negozi definitivamente chiusi, i locali svuotati e bui, hanno perso tanti anni di sacrifici.
Eppure se andiamo a leggere i dati complessivi nazionali forniti nelle ultime rilevazioni da parte dell’Istat si parla addirittura di una ripresa delle attività commerciali, ma non bisogna trascurare che sempre secondo i dati Istat circa 30.000 imprese che pesano per il 2,1% dell’occupazione hanno dichiarato di essere chiuse e di queste imprese sei 18.000 prevedono di riaprire mentre 12.000 non prevedono una riapertura.
Ulteriormente significativi sono i dettagli forniti da Confcommercio Basilicata che dicono che sono state 971 le imprese in provincia di Matera chiuse lo scorso anno insieme a oltre 300 negozi ed esercizi anche storici.
Per Confcommercio dunque sarebbe stato azzerato l’effetto espansivo dell’economia legato a Matera Capitale europea della cultura 2019.
Ma da quello che si vede in giro, il contraccolpo sembra essere stato ancora peggiore.
Sotto un altro aspetto, va detto che se i dati statistici parlano di numeri non sono così eloquenti come lo sono le immagini che descrivono le saracinesche abbassate il vuoto all’interno dei negozi alcuni dei quali nella città dei Sassi avevano tradizioni storiche e rappresentavano proprio le prime attività commerciali nate a Matera dopo gli anni terribili della guerra e della povertà che aveva investito profondamente il Sud Italia.
La pandemia dunque e spesso l’insufficienza o l’assenza degli aiuti statali, allorché hanno costretto le attività storiche a chiudere, è come se in un certo senso avessero annullato anche quel simbolo di ripresa del dopoguerra che quei negozi storici di Matera avevano rappresentato oltre settant’anni fa.
Parlando con alcuni esercenti che però preferiscono non mostrare il proprio volto apprendiamo che dietro quelle saracinesche chiuse per sempre c’erano le storie della loro vita c’erano i primi passi nel commercio iniziato dai loro nonni e poi proseguito dai loro genitori e che invece con loro è finito. Dietro quelle saracinesche chiuse c’erano anche tanti ricordi legati a quelle botteghe e alle famiglie dei commercianti che lì vivevano, famiglie ciascuna fiera di aver dato con il frutto del proprio decennale e faticoso lavoro un piccolo contributo a far ripartire l’economia materana dopo gli anni bui della guerra. E ora tutto questo è solo un triste ricordo.
Ma la constatazione più rilevante e l’opinione prevalente che ascoltiamo dalla maggior parte dei negozianti materani che sono stati costretti a chiudere per sempre é proprio quella sensazione di essersi sentiti abbandonati e soprattutto di essersi sentiti ingannati e traditi rispetto alle dichiarazioni iniziali di aiuto e solidarietà lanciate dal Governo. Una solidarietà da parte delle Stato, hanno detto molti negozianti che <>.
Insomma le storie che potremmo raccontare sono tante e dietro di queste storie ci sono dei progetti, ci sono delle narrazioni di vita, ci sono delle tradizioni che purtroppo sono andate perdute e non verranno mai più recuperate ma forse la cosa più triste è pensare a tutti quei commercianti che sono stati costretti a indebitarsi prima e chiudere dopo e che hanno creduto e lavorato duramente e che poi si sono sentiti traditi dallo Stato, lo stesso che due anni fa durante il lockdown li incoraggiava ad uscire sui balconi e gridare a squarciagola: <>.