REGIONE, TREMANO TUTTI I DG
Se, come appare sarà, cambieranno tutti gli assessori decadono. Più di qualcuno con le valige pronte
L’IDEA NON DISPIACE A BARDI CHE COSÌ TAGLIEREBBE I PONTI CON IL PASSATO: CON TRIPALDI FEELING FINITO
Ingenuità o disattenzione conducono a ritenere come inesistente il governo Bardi, di cui quotidianamente si vedono le operazioni che tracciano un circolo vizioso che si trasforma in un unico gesto permanentemente paralizzante.
A via Verrastro, non solo gli eletti sono appesi al rimpasto di Giunta post azzeramento dell’esecutivo: in fibrillazione anche i Direttori generali dei Dipartimenti regionali. Numeri e politica non sono un binomio sempre in sintonia, anzi. Tanto con riferimento alla tenuta della pubblica contabilità, quanto al bilancino per la divisione partitica del potere conquistato.
Ancora peggio può accadere, come nel caso del presidente Bardi, quando si usa la scienza delle cifre per corroborare fantasiose invenzioni organizzative e simili. In principio fu la “Pieni poteri” e il big bang che creò il primo riordino del generico Generale che a furia di modellare nuvole barocche, ha modificato così tante volte il genetico riordino della Giunta e “baracca” intera, che oltre a far sorgere il lecito dubbio che concretamente in Regione esista un’organizzazione come quella da lui riportata negli atti, tantissimi, in diversi casi l’effetto sortito è quello di una sterilizzazione del riordino stesso.
Una di queste modifiche, tra le più recenti, è di ottobre, torna a distanza di pochi mesi così attuale da imporsi all’attenzione degli osservatori. Così recita l’ennesima modifica: «Gli incarichi di funzione dirigenziale generale (i Dg dei Dipartimenti, ndr) cessano nel corso della legislatura qualora non rinnovati entro 45 giorni dalla data di sostituzione contestuale di almeno tre assessori».
Alla Dirigenza amministrativa, una separazione quella tra la funzione di indirizzo politico e l’attività di gestione amministrativa, mai pienamente compresa da Bardi, sono affidati propri i compiti di «attuazione dell’indirizzo politico».
Che ci sia un assessore piuttosto che un altro, non è questo il dettaglio da cui far discendere l’eventuale capacità professionale di un Dg. Ad ogni modo, per Bardi se lui cambia almeno 3 assessori, allora vuol dire che «muta in maniera rilevante l’assetto fiduciario dell’organo di governo regionale ».
Fin qui, la logica potrebbe anche sorreggerlo. Ma il precipitare della disposizione, a mo di decadenza, primariamente logica, della norma, è nel far derivare la mutata fiducia anche dei Dg. Ad ogni modo, con l’abaco a portata di mano, i Direttori generali sono pronti a conteggiare quante nuove entrate nell’esecutivo ci saranno. Fino a due, salvi tutti. Alla terza new entry, addio mega stipendio.
E sembra proprio che Bardi sia intenzionato per un ricambio degli assessori in misura pari o superiore a 3.
Avrebbe un peso nella scelta anche e proprio la modifica finora descritta: accelerare pure sul rimpasto dei Dg. Non tutti come i nuovi nominati lo scorso inverno hanno l’incarico triennale dato che quelli confermati ad ottobre che hanno cambiato solo postazione rispetto a quella ricevuta nell’esteta del 2019, scadranno comunque ad agosto. Bardi, adesso che ha azzerato la Giunta, ha l’opportunità di liberarsene in anticipo.
Molto “chiacchierato”, per esempio, il caso di Domenico Tripaldi, Dg alla Sanità, che ha già appositamente ha fatto “circondare”, segnale interpretato come di non alta fiducia nei suoi confronti, dai Dg delle Aziende sanitarie lucane.