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LA NATO ESCLUDE “NO FLY ZONE” E TRUPPE DI TERRA

Significa impedire il sorvolo di aerei nemici su un territorio, e c’è una ragione per cui la NATO finora non ha voluto imporla in Ucraina

10º GIORNO DI GUERRA 
Cos’è una “no-fly zone”
Un aereo da guerra americano in una no-fly zone in Iraq, in una foto non datata (U.S. Air Force/Getty Images)

Significa impedire il sorvolo di aerei nemici su un territorio, e c’è una ragione per cui la NATO finora non ha voluto imporla in Ucraina ?? 

Da giorni il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e altri leader locali chiedono ai paesi occidentali di imporre una “no fly zone” (NFZ) sull’Ucraina, cioè un divieto di sorvolare lo spazio aereo del paese. Sia gli Stati Uniti che la NATO hanno per ora scartato l’ipotesi, perché metterla in pratica comporterebbe di fatto l’entrata in guerra dell’Occidente. La NATO ne ha ridiscusso venerdì, diverse ore dopo il grave bombardamento russo contro la centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, arrivando però alla stessa conclusione dei giorni precedenti.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la “no-fly zone” – area di interdizione al volo, quindi usata per bloccare il sorvolo degli aerei nemici su un determinato territorio – non è un’azione difensiva, ma offensiva. Può essere dichiarata da organizzazioni internazionali, come la NATO, l’ONU o l’Unione Europea, ma anche da singoli governi.

Chi la impone deve svolgere attività di pattugliamento e, in caso di violazione dello spazio aereo, può arrivare all’abbattimento del velivolo nemico. Pattugliamento include anche assicurarsi di avere il controllo di quell’area senza il rischio di subire attacchi da terra: per questo, chi dichiara la “no-fly zone” deve anche identificare, bloccare e distruggere le risorse antiaeree presenti a terra, in modo che non possano essere usate dall’avversario. Nel caso ucraino, imporla significherebbe impiegare delle forze NATO anche per attaccare l’artiglieria russa già presente sul territorio ucraino: quindi fare attivamente la guerra ai russi.

È per questo motivo che la “no-fly zone” viene equiparata a «un atto di guerra». Lo ha detto per esempio la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ma anche esponenti di alcuni governi europei, tra cui il ministro della Difesa del Regno Unito, Ben Wallace. Per ora i paesi occidentali sembrano quindi intenzionati a non mettere in pratica questa ipotesi, anche perché l’esercito russo è grosso, potente e ha un vasto arsenale di forze aeree.

Ad oggi le “no-fly zone” sono state usate contro nazioni militarmente molto meno avanzatedella Russia: uno dei motivi per cui durante la guerra in Siria l’allora presidente americano Barack Obama si rifiutò di imporre una “no-fly zone” fu proprio evitare un confronto con la Russia, sostenitrice del regime siriano di Bashar al Assad.

Una “no-fly zone” fu imposta anche in Libia  nel marzo 2011, nella guerra tra il regime di Muammar Gheddafi e i ribelli. Il 17 marzo l’ONU dichiarò l’imposizione di una “no-fly zone”. Due giorni dopo le forze aeree francesi, seguite poi da quelle britanniche e statunitensi, entrarono nello spazio aereo libico e colpironocon oltre un centinaio di missili le forze antiaeree di Gheddafi: quel giorno, di fatto, segnò l’entrata delle forze occidentali nella guerra civile libica.

La “no-fly zone” fu usata anche durante la guerra del Golfo nel 1991: Stati Uniti, Francia e Regno Unito ne dichiararono due in Iraq per contrastare gli attacchi dell’allora presidente Saddam Hussein contro la popolazione civile. Funzionò in parte, dato che il regime continuòad attaccare via terra.

La “no-fly zone” fu imposta inoltre dalla NATO durante la guerra in Bosnia, tra il 1993 e il 1995: in quel caso, per farla rispettare, gli aerei da guerra statunitensi spararono su quelli serbi, che avevano violato l’area per bombardare alcune fabbriche. Anche in quel caso l’operazione non fermò gli attacchi via terra, e incontrò anche varie difficoltà nei tentativi di colpire i velivoli nemici.

L’efficacia delle “no-fly zone”, in generale, è piuttosto dibattuta: qualche anno fa, sul sito War on the Rocks, John T. Kuehn, ex pilota statunitense che aveva pattugliato diverse “no-fly zone” sia in Iraq che in Bosnia, spiegava per esempio che è molto difficile non provocare ugualmente morti tra i civili e non creare situazioni che aggravino ulteriormente la guerra in corso, anziché arginarla. Le “no-fly zone”, scriveva Kuehn, vengono proposte per limitare i danni, ma l’idea stessa di farlo con questo strumento «vìola il proposito di partenza».

FONTE : Cos’è una “no-fly zone” – Il Post https://www.ilpost.it/2022/03/04/no-fly-zone-ucraina-nato/

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La Nato si rassegna “Il peggio verrà”. Esclusi no fly zone e truppe di terra

Stoltenberg condanna Mosca ma assicura:

“Non saremo parte del conflitto. La nostra priorità è evitare che si estenda oltre l’Ucraina. Dobbiamo proteggere un miliardo di persone”
Il peggio arriverà nei prossimi giorni

A dirlo ieri è stato il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg alla fine del vertice straordinario dei ministri degli Esteri di Bruxelles.
Le sofferenze della popolazione ucraina per mano delle forze armate russe probabilmente peggioreranno nei prossimi giorni e c’è il rischio che la guerra si estenda anche altrove in Europa.
Ricordando che si tratta della «peggior aggressione in Europa da decenni» con bombardamenti feroci su città, scuole, ospedali e attacchi alle centrali nucleari, Stoltenberg ha sottolineato quello che la Nato ha già fatto e quello che invece non intende fare.

«Abbiamo rafforzato le nostre difese di terra, aria e mare. E gli Alleati del Nord America e dell’Europa hanno inviato altre migliaia di truppe nella parte Est dell’Alleanza. Per la prima volta stiamo schierando la forza di risposta della Nato con oltre 130 jet in massima allerta e più di 200 navi dall’alto Nord al Mediterraneo»

E, rispondendo indirettamente all’appello lanciato nel corso della riunione dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba – che in un Twitter aveva chiesto aiuti concreti ed invitato la Nato a «non lasciare che Putin trasformi l’Ucraina nella Siria»

– Stoltenberg ha precisato: «La nostra principale responsabilità è difendere e proteggere il miliardo di persone che vivono nei 30 Paesi alleati e lo stiamo facendo con la nostra presenza nella parte orientale dell’Alleanza. Ma non saremo parte del conflitto con la Russia in Ucraina.
Capiamo la disperazione degli ucraini, abbiamo attuato le più severe sanzioni e stiamo richiamando Putin a fermare la guerra senza richieste, ma dobbiamo anche prevenire un’escalation che vada al di là dell’Ucraina. L’ambizione del Cremlino è ricreare una sfera d’influenza e negare ad altri Paesi il diritto di scegliere la propria strada. Così abbiamo discusso anche della necessità di offrire sostegno ad altri partner che potrebbero risultare a rischio inclusa la Georgia, la Bosnia e la Moldavia perché potrebbero essere esposte a ulteriori interventi di sovversione e, potenzialmente anche ad attacchi da parte dell’esercito russo. L’aggressione della Russia ha stabilito una nuova normalità per la nostra sicurezza, in cui i principi fondamentali vengono contestati con l’uso della forza e stiamo affrontando la minaccia di un conflitto che può durare anni».

Esclusi comunque una no fly zone o l’invio di truppe di terra.

«Della no fly zone si è parlato, ma gli alleati sono concordi nel non avere aerei Nato operativi nello spazio aereo ucraino – ha specificato senza lasciare dubbi interpretativi Il Segretario generale – né truppe di terra sul territorio ucraino. Se lo facessimo potrebbe finire con una guerra in Europa che coinvolgerebbe molti più Paesi causando ancora più sofferenze»

Stoltenberg ha spiegato come il supporto Nato all’esercito ucraino sia stato cruciale in passato e come sia ora stato implementato.

«Abbiamo fornito training ed equipaggiamenti sin dal 2014, l’esercito oggi è più forte ed è per questo che è capace di respingere l’attacco»

ha detto, aggiungendo che i ministri «concordano sul fatto che la relazione di lungo periodo tra la Nato e la Russia è cambiata» e che «il conflitto attuale determinerà se a prevalere sarà la democrazia o l’autoritarismo»

Un aiuto che non basta al presidente ucraino Zelensky, che al portale Kyiv Independent ha attaccato l’Europa:

«Il rifiuto alla no fly zone dà luce verde a nuovi bombardamenti»

Sempre ieri intanto il Consiglio Atlantico ha deciso di rafforzare la collaborazione con Finlandia e Svezia, che d’ora in avanti saranno associati a tutte le consultazioni. Infine, secondo i servizi segreti internazionali russi citati da alcune agenzie di Mosca, la Polonia sarebbe stata utilizzata da settimane «per trasferire in Ucraina armi e combattenti terroristi stranieri, compresi alcuni del Medio Oriente»

Sempre secondo l’intelligence moscovita molti di loro sarebbero stati uccisi.

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