“UNITOWN”, PASTICCIO GUARENTE
Il progetto sinergico tra Comune e Università non parte: il sindaco s’è dimenticato delle nomine
Il progetto sinergico tra Comune e Università non parte: il sindaco s’è dimenticato delle nomine
POTENZA. All’indomani di una svolta sulla questione del trasporto pubblico urbano che pendeva sul capo del sindaco, Mario Guarente, all’indomani di un tavolo tecnico tra il sindaco e i lavorati della Trotta Bus Service (azienda che che al momento gestisce il trasporto pubblico urbano), altro sassolino nella scarpa di questa Amministrazione comunale, un’altra faccenda pare essere rimasta sospesa tra le carte del Comune.
Si tratta dell’accordo quadro denominato “Unitown” che proietterebbe a tutti gli effetti Potenza nell’ottica di città universitaria, che il Comune avrebbe suggellato con l’Università degli Studi di Basilicata. Il progetto è figlio della Giunta De Luca, dato poi in mano a quella di Guarente.
Il progetto è stato ben definito, nero su bianco, pronto solo a partire se non fosse che a bloccare il procedimento dei lavori è l semplice fatto che Guarente non abbia nominato i quattro rappresentati che avrebbero il compito di rappresentare l’Amministrazione nella prosecutio dell’Accordo.
UN’IDEA DELLA GIUNTA DE LUCA LASCIATA IN EREDITÀ A GUARENTE
Nel settembre 2015, a Pavia, i rappresentanti dell’Associazione Nazionale dei Comuni (Anci) e della Conferenza dei Rettori dell’Università Italiane (Crui) hanno approvato un Protocollo d’Intesa «finalizzato a proporre ai governi cittadini e alle università rapporti di collaborazione sui temi essenziali allo sviluppo dei territori e dei saperi ». Alla luce di questo via libera, il Comune di Potenza – all’epoca amministrato da Dario De Luca – insieme con l’Università degli Studi della Basilicata s’impegnarono a consolidare un progetto che vedesse la città di Potenza proiettata verso un ruolo di «area urbana densa di servizi ed infrastrutture » che fosse all’altezza del ruolo di Città capoluogo di regione e che diventasse di fatto un punto di riferimento sul territorio, con la promozione anche di iniziative che invogliassero i giovani studenti lucani a restare a studiare a Potenza e che attraessero quelli italiani ed europei.
Da qui la scelta di firmare questo Accordo quadro di Potenza Città Universitaria, denominato “Unitown”.
Un’idea della giunta De Luca ereditata da quella di Guarente – nel mentre risultata scaduta e riapprovata dall’attuale amministrazione il 18 novembre 2021 – che il primo cittadino, quindi, dovrebbe unicamente portare alla sottoscrizione. La durata di questo nuovo accordo è pari a due anni, a decorrenza dalla data succitata, e potrà tacitamente essere rinnovata per un uguale periodo salvo che una delle due parti esprima formalmente l’intenzione di non procedere al rinnovo.
La questione ora è questa: a quasi quattro mesi dalla sottoscrizione dell’accordo, il sindaco non ha ancora designato i quattro rappresentanti dell’Amministrazione comunale che dovrebbero farsi carico della gestione del Comitato per attuare a tutti gli effetti il piano e poter procedere, così, alla definizione e alla messa in pratica delle attività in sinergia con l’Università della Basilicata. Generandone vivo risentimento da parte dell’oppozione, ma non solo.
IL PUNTO DI VISTA DELLA OPPOSIZIONE, L’OPINIONE DI ANGELA BLASI
In merito alla questione ancora in sospeso, la consigliera comunale Angela Blasi (Insieme per Bianca), contattata telefonicamente, ha affermato: «Il Protocollo d’Intesa è senza dubbio interessante ed ambizioso, perché si era pensato di allargare il progetto anche sulla città di Matera, con l’annesso polo universitario, sicché è un vero e proprio peccato che si sia ancora concretizzato».
Il tono della consigliera è come sempre moderato, ma il messaggio deciso: «Bloccare un progetto di tale nota per quattro nomine da fare non mi pare un fare sensato, però è una costante oramai. Diverse cose sono rimaste in sospeso con questa Amministrazione – continua Blasi – anche quelle questioni che potrebbero risolversi in pochissimo tempo e in praticità».
«Questo è a tutti gli effetti un Protocollo utile sia per la città di Potenza che per l’Università, in un rapporto di sinergia che può solo accrescere la qualità e la promozione del nostro territorio.
Se saltano queste forme di rete è un peccato, anche considerati gli sforzi che si son fatti per incentivare l’inaugurazione della Facoltà di medicina ». «Oltretutto – enfatizza la consigliera – procedendo a ritroso, su quella che è stata la campagna elettorale di Guarente, in cui l’attuale sindaco ha fatto suoi punti di forza le linee programmatiche di Potenza “Città Metropolitana” e di “Città Universitaria, non una città con l’Università” e poi si perdono in un bicchiere d’acqua…I fatti parlano da soli, nel loro immobilismo ». Per onestà intellettuale, però, la consigliera comunale Blasi, non ne attribuisce l’inadempienza a
Guarente: «Il sindaco quando si è trattato di sedersi ai tavoli di lavoro per concretizzare l’inaugurazione della Facoltà di medicina, si è seduto a tutti quelli disponibili perciò anche quest’altra occasione poteva gestirla un po’ meglio – afferma in modo schietto, Blasi – ma credo che ci siano anche delle responsabilità da parte dell’assessorato della pubblica Istruzione, quindi della Sagarese, alla quale credo spetti chiudere il cerchio ».
«Non posso neppure criticare l’operato – prosegue Blasi – perché non si sono avviati neppure i lavori. Guarente ha ereditato un’intuizione altrui, con un progetto a tutti gli effetti già avviato, l’ha dovuto solo riconfermare, e poi?
Non ci sono scuse che reggono!». «Però io resto una persona propositiva e dalle critiche costruttive, sicché – spera Blasi, a conclusione della telefonata – Guarente, magari, ha bisogno semplicemente di essere sollecitato».
Riprendendo, quindi, il preambolo beckettiano fatto su queste colonne, in cui s’alludeva a come il primo cittadino stesse compiendo una conduzione della città in modo grottesco accennando alla metafora di “Aspettando Godot”, la celebre opera teatrale scritta dall’autore e drammaturgo irlandese Samuel Beckett, il cui dramma si inserisce nel filone del cosiddetto “teatro dell’assurdo” ed è incentrato sulla comune condizione umana dell’attesa.
Nell’opera il tempo resta fisso: c’è la perenne attesa di un qualcosa (o qualcuno), ma nessuna possibilità di cambiamento. Accena, infatti, ad un avvenimento, una situazione, un evento che pur sembrando imminente non si verificherà mai. Chi attende, però, sta lì immobile senza far nulla affinché l’avvenimento o la situazione possa accadere realmente.
La trama dell’opera beckettiana è semplice e lineare nella sua struttura: i due protagonisti, Vladimir ed Estragon, durante il tempo trascorso insieme nell’attesa di incontrare Godot, cominciano a lamentarsi delle condizioni climatiche, della fame, e della vita stessa, cascando in futilità e luoghi comuni. Un non-sense dell’esistenza umana, insomma. Godot non verrà oggi, verrà domani, a sublimare un’attesa che non ha mai fine? Chissà.