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CICALA, CHE DANNO… ERARIALE

“Scalda poltrone”, confermata l’indiscrezione di Cronache sulle follie del “Re”: l’azzeramento di Giunta, solo col suo ok


Incredibile, ma vero: Cicala non ha compreso, o finge di non comprenderlo per convenienza, economica, il tenore dell’espressione, riportata nello Statuto regionale, «il Consiglio è composto da 20 Consiglieri più il Presidente della Giunta regionale».

Pur condividendo il dato, incontrovertibile del resto, che la «composizione del Consiglio» deve essere «sempre definita con certezza », Cicala si è perso nei non cubiculi di un meccanismo così basilare come quello dello “scalda poltrone”. Così, il danno erariale è dietro l’angolo. Il giorno della verità, sarà ad aprile quando partiranno le buste paga, di marzo, degli eletti e dei loro supplenti.

Ogni ronzino ha il suo palafreniere, ma Carmine Cicala, uscito dai ranghi, sembra intento a baloccarsi con presenze immaginarie, quali giuristi e saggi del diritto, così il suo custode, il Dg Libutti, ha preferito il nascondersi al comparire di fianco al già imprenditore di sanitari e arredi bagni, nel mentre il valligiano durante l’ultima conferenza dei capigruppo esponeva la novella, la sua, sul novellato della legge regionale riguardante lo “scalda poltrone”.

Hanno risuonato alto nei corridoi di via Verrastro le querimonie di chi per una decina di giorni di stipendio in più, nei quali, tra l’altro, non si sa quali attività abbia compiuto, ha convinto il “Re” Cicala a un’uscita delle sue condita da quelle espressioni che tanto piacciono al presidente leghista che, però, decontestualizzate sono molto di effetto, ma prive di effetti: «Il Consiglio è un organo di cui deve essere garantita l’autonomia e l’indipendenza».

A distanza di circa una settimana, i rumors raccolti da Cronache Lucane sull’invenzione interpretativa di Cicala relativa ai consiglieri supplenti, ha trovato riscontro ufficiale in una nota di ben 4 pagine.

Secondo il presidente del Consiglio regionale, nella legge regionale del 2018 che ha introdotto l’istituto della sospensione di diritto alla carica di consigliere regionale degli eletti che hanno ricevuto deleghe assessorili, con conseguente subentro temporaneo e in supplenza in Consiglio, dei primi non eletti dello stesso partito e della stessa circoscrizione, non è chiara.

C’è un’«assenza», ma in realtà lo iato è solo nella testa di Cicala che ritiene che quella legge regionale non disciplini «esplicitamente e dettagliatamente» la procedura dello “scalda poltrone”.

Cicala, «esclude» che il ripristino dello status di consiglieri per gli ex assessori, venga sancito col decreto col quale il presidente di Regione, Vito Bardi, ha azzerato la Giunta. Per Cicala, in sintesi, così come il Consiglio, riunito in seduta, formalmente adotta l’atto di subentro dei supplenti, allo stesso modo dovrebbe, alla prima convocazione utile, adottare l’atto della loro decadenza poichè rientrati gli eletti che erano stati nominati assessori.

Così fuorviante il ragionamento che per autoconvincersi e convincere gli interlocutori, Cicala ha sciorinato una serie di esempi fuori luogo. Tra questi, quello delle dimissioni di un consigliere eletto. In caso di dimissioni volontarie, come scritto nero su bianco da Cicala, le stesse hanno efficacia solo a seguito di accettazione da parte del Consiglio. Il mondo è digitale, il leghista è analogico. Paragonare l’azzeramento della Giunta a delle dimissioni volontarie di un consigliere regionale, è una flagrante contraddizione in re ipsa.

La revoca delle nomine assessorili compiuta da Bardi, sarebbe solo un «presupposto», perchè a dare, per esempio a Cupparo e Leone, il permesso di rientrare in Consiglio, spetta a lui, a Cicala.

Nel frattempo, i non più assessori, seppur eletti direttamente a seguito delle regionali, non sono, per Cicala, e fino a quando lo decide lui, neanche consiglieri, mentre i non eletti, gli “scalda poltrone”, che non hanno più il diritto a sedere in Consiglio poichè decaduta la conditio sine qua non, ovvero perchè il titolare del posto avendo perso le deleghe assessorili, deve far ritorno sulla poltrona in Assise, sarebbero, invece, ancora dei consiglieri regionali.

In conclusione, Cicala ha scritto 4 pagine per dichiarare che per lui non è compensibile il meccanismo che prevede che un consigliere che diventa assessore lascia, temporaneamente, ovvero fino a quando è nell’esecutivo, il suo posto al collega di partito primo dei non eletti, mentre, quando quel consigliere entrato in Giunta, poi ne esce, a lasciare il posto, deve essere, ovviamente, il supplente.

Per il presidente del Consiglio, non è chiaro: c’è, ha sostenuto nella capigruppo, un’«assenza nella disposizione».

Assenza per assenza, ha colto l’assist il capogruppo di Italia viva, Luca Braia, che facendo notare l’assenza, questa reale, di firme di soggetti competenti in calce alla “novella” Cicaliana, ha chiesto di «acquisire un parere dall’Ufficio legislativo del Consiglio».


 

Ferdinando Moliterni

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