CRISI, DIPLOMAZIE ALL’OPERA
Cupparo prova a fare il paciere: «Maggioranza e opposizione responsabili per i lucani»
Presentata la mozione di sfiducia che andrà votata entro 10 giorni: FdI non la firma, Quarto manda segnali di distensione a Bardi
POTENZA. «Non sussistono più le condizioni per il prosieguo della legislatura in quanto, a seguito dell’azzeramento della Giunta e della conseguente ricomposizione, ne sono venuti meno i presupposti politici e numerici ». È questo l’oggetto della mozione di sfiducia nei confronti del presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, presentata dal Partito democratico e dal Movimento 5 Stelle.
La notizia che era stata annunciata dopo l’ultimo Consiglio regionale che aveva sancito di fatti una scarsa tenuta della maggioranza consiliare trova conferma nella deposizione della mozione da una parte dell’opposizione.
L’atto di sfiducia giunge dopo le tensioni palesatesi nell’ultima seduta del Consiglio regionale che ha visto un duro scambio di accuse, senza precedenti, tra l’ex assessore alla Sanità Rocco Leone e il governatore Vito Bardi. Lo strappo consumatosi all’interno della maggioranza dopo il rimpasto di Giunta si è allargato ulteriormente nelle scorse ore. Dopo il passaggio di Leone a Fratelli d’Italia, partito almeno a parole all’opposizione per la mancata conferma nella Giunta del Bardi bis del meloniano Gianni Rosa.
PD E M5S PREOCCUPATI PER «L’INSTABILITÀ POLITICA»
I nuovi passaggi all’opposizione, almeno su carta, lascerebbero il governatore con soli 10 voti su 21, meno della maggioranza necessaria per il prosieguo della legislatura. Fatto che ha portato Pd e M5S depositare la mozione di sfiducia, spiegando che «L’avvicendamento all’interno del Governo regionale – è scritto nella mozione – è la conseguenza di una crisi politica tra le forze di maggioranza che ha causato l’inevitabile paralisi amministrativa nonché il fermo dei lavori del Consiglio e delle stesse Commissioni consiliari permanenti ».
Una situazione politica che visto «Il difficile periodo che attraversa il nostro Paese, con le preoccupanti ripercussioni sulla vita e sui redditi delle famiglie e delle imprese lucane, non consente di proseguire l’attività in Consiglio regionale, in un clima di perenne incertezza; la società lucana e le sue componenti sociali, culturali ed economiche non possono permettersi la precarietà di un governo regionale, ancor di più in una fase di crisi economica e sociale».
Per Pd e M5S «Le comunicazioni del Presidente della Giunta regionale nella seduta del Consiglio del 15 marzo u.s., non hanno risolto i motivi della profonda crisi in cui versa la maggioranza di governo regionale, nonché l’indeterminatezza del punto di caduta politico relativo alla tenuta della maggioranza medesima. Gli interventi critici e le relative defezioni di una parte della stessa maggioranza avallano i timori di un persistente scenario di instabilità politica, mentre, al contrario, la delicatezza del momento storico richiede forte stabilità e coesione politica».
L’INCITAMENTO DI LA REGINA
Già all’indomani della presentazione della nuova Giunta il Pd aveva sottolineato come la nuove nomine avevano creato diversi malumori. Il segretario regionale La Regina aveva più volte dichiarato che il «Pd sarebbe rimasto opposizione».
Nessun approccio con il governo Bardi neanche per gli atti di natura più essenziali. Lo ha fatto capire forte e chiaro anche ieri, dopo la notizia della mozione di sfiducia, scrivendo in un tweet: «Le istituzioni e la politica sono una cosa troppo seria per lasciarle in ostaggio di chi le mortifica quotidianamente. Ora il voto palese». Bisognerà solo comprendere chi vorrà aderire del resto dell’opposizione alla sfiducia.
I NUMERI DELL’OPPOSIZIONE
Insomma per Pd e M5S non ci sarebbero le condizioni per appoggiare la richiesta di soccorso inviata dal presidente per una convergenza «su provvedimenti di interesse generale» che consenta così il prosieguo dell’attuale legislatura.
Al momento però ad appoggiare la mozione di sfiducia sono solo due partiti dell’opposizione. Restii a staccare la spina i dei due renziani Braia e Polese, e il candidato sindaco del centrosinistra Trerotola (Prospettive Lucane) che sarebbero più indirizzati ad appoggiare un eventuale governo “tecnico” che permetta, visto l’attuale momento storico delicato tra strascichi della pandemia e emergenze sociali, di traghettare fino alla fine del mandato la Basilicata verso una nuova ripresa e prepararsi nel migliore dei modi alla prossime elezioni.
Se si riuscisse a mettere in piedi una sorta di accordo i numeri per Bardi non sarebbero di certo un problema. Anche perchè già più volte in passato almeno Trerotola si è dimostrato disponibile ad allungare la mano al governatore lucano.
A parole si sono dichiarati all’opposizione ma nei fatti i meloniani non hanno firmato la mozione di sfiducia presentata da Pd e M5S. Il motivo, a detta dei beni informati, è che in queste ore si starebbe cercando di ricompattare a Roma il centrodestra lucano. Il mancato appoggio quindi in modo palese alla sfiducia è il chiaro tentativo dei meloniani per rientrare a pieno titolo nel governo regionale.
Infatti, è il consigliere Quarto a spiegare che hanno inteso non frimare «al momento la mozione di sfiducia in quanto attendiamo segnali inequivocabili dal Presidente Bardi di ricomposizione politica del centrodestra uscito vittorioso dalle elezioni nel 2019. Manterremo questa posizione fino alla data di convocazione del prossimo Consiglio regionale.
Se non ci saranno atti concreti nella direzione auspicata riterremo opportuno aggiungere la nostra firma in calce alla mozione e conseguentemente a votare la sfiducia in aula». Un chiaro segnale di apertura che considerati gli incontri romani che dovrebbero avvenire nelle prossime ore tra i vertici del centrodestra fa ben sperare Bardi.
L’APPELLO DI CUPPARO
Si è mostrato decisamente più comprensivo e razionale del suo ex collega di partito Leone, l’ex assessore Franco Cupparo. Dopo aver annunciato di non voler più rientrare in Giunta, l’ex assessore alle Attività produttive ha tenuto un profilo basso. Sfilandosi autonomamente dal rimpasto di Giunta ha lasciato spazio ai vertici del suo partito per una scelta autonoma sui sostituti.
Dopo giorni di silenzio però Cupparo ancora una volta mostra la sua saggezza di politico navigato rispetto ad altri colleghi sottolineando di «rispettare la scelta dell’amico Rocco Leone, anche se non la condivido; così come non condivido i toni di alcuni commenti che compaiono oggi sulla stampa. Il linguaggio dell’insulto non mi appartiene.
Quello del rispetto e del dialogo sì che sono ancora più necessari in questa fase di grande confusione politica nella maggioranza come nell’opposizione». Il forzista Cupparo ha infatti lanciato un messaggio a tutti i suoi colleghi: «È ora di smetterla con le liti per lavorare nel solo interesse dei lucani. Credo di aver dato un esempio con la mia decisione di non far parte più della Giunta improntata sulla responsabilità per la fase delicata che stiamo attraversando e che richiede il massimo di responsabilità ad ogni livello».