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LISANDRO RACCONTA IL “MOSCARDINO”

Il documentarista lucano col suo lavoro paziente, ci mostra un esemplare appartenente ai Gliridi

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Il suo nome deriva dalla pelliccia che odora di muschio. Questa volta il documentarista lucano Carmine Lisandro ci porta alla scoperta del Moscardino. Si tratta di un piccolo roditore dalle dimensioni piuttosto ridotte, molto simili a quelle di un topo che, appartiene alla famiglia dei Gliridi di cui fa parte il più noto cugino Ghiro.

Il corpo è lungo in media 8-10 cm, lunghezza che si raddoppia comprendendo anche la pelosa coda  che con il mantello hanno un colore dal fulvo al marrone ad eccezione dell’addome che è di color crema. La testa è alquanto tozza, le orecchie sono rotonde e gli occhi molto grandi e neri gli consentono di avere una buona vista anche di notte; il naso ha dei lunghi baffi chiamati vibrisse che gli permettono di percepire al buio eventuali ostacoli e/o la presenza di altri animali, le lunghe e robuste dita prensili lo rendono un ottimo arrampicatore.

Il suo habitat ideale è compreso tra la pianura e la montagna con preferenza per boschi di alberi molto fitti, rovi e piante rampicanti, ha bisogno di arbusti, siepi e cespugli che gli consentono lo spostamento tra un albero e l’altro, difficilmente scende a terra e per tale motivo è considerato un ottimo indicatore ecologico della salute dei nostri boschi. La dieta del Moscardino è vegetariana (germogli, semi, frutti vari) ma non disdegna insetti e larve in previsione del lungo letargo invernale.

Nel periodo estivo con foglie, muschio e ragnatele, costruisce un nido circolare che ha un piccolo foro di entrata. In questo periodo, mangia tantissimo, fino a pesare tre volte il suo peso normale per accumulare una riserva di grasso che gli permetterà di trascorrere l’inverno, non prima di aver abbandonato il nido estivo per rintanarsi alla base degli alberi in cavità naturali o, avendo il suo ambiente anche in prossimità di case rurali non è difficile che trovi rifugio anche tra legna accatastata. La durata media della sua esistenza è di circa 4/5 anni.

“Vi racconto un aneddoto -racconta Lisandro- Nel 2019 è successo che, prendendo della legna, un mio conoscente ha rinvenuto un esemplare mezzo addormentato che mi ha portato in un secchio. Essendo pieno inverno, non ho potuto lasciarlo libero, sicuramente non sarebbe sopravvissuto per cui, dopo averlo messo in una teca e avergli fatto il nido con un calzino, lasciavo quotidianamente acqua e cibo: frutta o noci, che, puntualmente mangiava al buio.  “Dino” è stato nostro ospite per circa due mesi e ai primi di aprile nella solita zona protetta ”la mia campagna” l’ho rimesso in libertà mettendo il suo “calzino-nido” tra la legna accatastata e lasciando per diversi giorni noci, qualche spicchio di mela e dell’acqua per aiutarlo ad abituarsi al nuovo ambiente.

Qualcuno, ingiustamente, asserisce che il Moscardino sia un animale dannoso per le piante e le coltivazioni, a mio avviso dovrebbe rendersi conto che questi simpatici animaletti, non certamente prolifici e numerosi come altri roditori, per superare l’inverno devono accumulare grasso sufficiente per cui mangiano qualche frutto dalle coltivazioni. Gli animali selvatici, a mio parere, se lasciassimo gli spazi che Madre Natura ha creato per loro, farebbero, sicuramente a meno di aver il minimo contatto con l’uomo che si ritiene essere l’unico ad aver diritto alla Vita”.

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