GARAGUSO ACCOGLIE ELEONORA DA KIEV
Commossa dice: “Questa guerra ci riguarda ed è per la difesa dell’Europa, se cade l’Ucraina cade l’Europa”
Si è tenuta nella Sala consiliare del Comune di Garaguso l’accoglienza di bentornata ad Eleonora
Trivigno e suo figlio.
Ad organizzare il saluto che non è stata una vera festa, l’amministrazione
comunale coadiuvata dall’associazione culturale “Persefone”. Presenti all’incontro oltre al sindaco, la
giunta e consiglieri comunali, la dirigente scolastica dell’IC Ilvento professoressa Elena Labbate e tanti
cittadini e amici del figlio di Eleonora.
“Sono contento e felice che se qui” ha esordito il sindaco
Francesco Auletta “ soprattutto per tua madre, ma conoscendoti so quanto soffri. La tua venuta qui a
Garaguso per noi è una risorsa se vogliamo essere più incisivi negli aiuti concreti che possiamo dare
all’Ucraina e a tutte quelle famiglie che oggi vivono questo dramma. Non ci sono parole che possono
colmare il dolore di uomini, mamme, figli, nonne, che sta seminando questa assurda guerra. Mi ha molto
colpito che dall’Ucraina è stato riproposto il motto di Garibaldi quando affermò: “o si fa l’Italia o si muore”.
Lo stesso sentimento che oggi vive il popolo ucraino, sta difendendo a caro prezzo quei valori forti della
libertà e dell’unità di una nazione”.
Durante l’incontro è arrivata una telefonata del capo di gabinetto del
Presidente Vito Bardi , il dottor Michele Busciolano , che superato il saluto di ben tornata , ha chiesto ad
Eleonora collaborazione per il centro hub di prima accoglienza che la Regione sta allestendo. Visibilmente
commossa Eleonora ha così raccontato: “ se qualcuno mi chiede se sono felice, io rispondo no, ma semplicemente un poco più serena.
Dei due giorni trascorsi a Garaguso la frase ricorrente che mi hanno
detto tutti gli amici d’infanzia è stata: che cosa ci hai fatto passare. In questa semplice frase ho recepito
preoccupazione, ansia di quelli che mi vogliono bene, mi scuso per quello che vi ho fatto passare , ma ci
sono cose che vanno fatte e che vanno oltre la vita della singola persona. Non ci possiamo girare dall’altra
parte.
Questa guerra ci riguarda ed è per la difesa dell’Europa, se cade l’Ucraina cade l’Europa. La mia
scelta iniziale di rimanere prima lì per alcuni giorni e poi la scelta di ritornare qui , con la consapevolezza
che anche da qui posso combattere questa guerra immaginando di dare ai giovani un futuro migliore. Tre
cose oggi mi ritrovo dopo venti anni di Ucraina, le chiavi di casa, il computer e la mia macchina
fotografica, li ho lasciato la mia vita professionale, i miei affetti, gli amici che spero quanto prima di
ritornare a riprendermeli”.
Il figlio di Eleonora è stato iscritto a scuola e la preside Elena
Labbate, ha sottolineato che la scuola è già pronta ad accogliere gli stranieri , anche se questa fase dei
profughi ucraini è una nuova esperienza, ma si dice certa di poter contare sulla professionalità del corpo
docenti, ma soprattutto sulla grande capacità degli alunni che quando vengono chiamati a sostenere quei
valori di inclusione, di fratellanza , con grande responsabilità sono i primi a stupire.
Nella conclusioni la consegna di un bouquet di fiori, rigorosamente con i colori dell’Ucraina, realizzato da Giusy Pandalfo presidente
dell’associazione Persefone con un messaggio: “Questi fiori possano essere il simbolo di una rinascita e di
una tanto attesa parola pace nel più breve tempo possibile”.