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LUNEDÌ SOLO UNA FORMALITÀ

La mozione di sfiducia compatta la maggioranza, si va verso un comodo rigetto


La mozione di sfiducia compatta la maggioranza, si va verso un comodo rigetto


POTENZA. Avrebbe le ore contate la Giunta del Bardi bis presentata in Consiglio regionale neanche una settimana fa. La mozione di sfiducia presentata da Partito democratico e Movimento Cinque Stelle approderà nella seduta del Consiglio regionale fissata per lunedì 28 marzo. Ultimo giorno utile, secondo statuto, per discutere e votare la mozione.

LUNEDI IL CONSIGLIO DI FUOCO

Ora non si può più perdere tempo. Con la convocazione della seduta del Consiglio per lunedì prossimo è necessario che la maggioranza di centrodestra decida se ricucire o meno lo strappo. O meglio, decidere gli ultimi dettagli di un accordo che pare essere alle battute finali. Che si tratti di una seduta fondamentale è chiaro a tutti.

Come non si vedeva più da tempo, per evitare assenze strategiche e mal di pancia improvvisi, nel presentare la mozione Pd e 5Stelle hanno addirittura chiesto di «consentire il collegamento da remoto esclusivamente ai Consiglieri affetti da Covid_ 19, sulla base di motivata e documentata richiesta ».

Al presidente del Consiglio in deroga Cicala non è rimasto perciò che attuare tutte le misure necessarie per permettere ad ogni singolo consigliere di partecipare ai lavori. Un modo, evidentemente, per far scoprire la carte a tutti.

Certamente il Pd ha più volte lanciato, in questa settimana soprattutto, frecciatine tanto al candidato presidente del centrosinistra Trerotola che agli stessi renziani di schierarsi apertamente. Con un Consiglio che non da scampo ad assenze è chiaro non ci saranno escamotage che tengano.

UNA MOZIONE DALL’ESITO SCONTATO

La scelta di Pd e 5Stelle di provare a far cadere il presidente Bardi in realtà pare aver suscitato l’effetto contrario. La mozione di sfiducia ha riportato il centrodestra a compattarsi e a mettere in moto tutta una serie di azioni per permettere a Fratelli d’Italia di ritornare a pieno titolo nella coalizione.

La contropartita dei melonia di esprimere due assessori su cinque è stata accettata da tutti, compreso il restio governatore lucano. La reazione a catena innescata dalla mozione di sfiducia ha fatto sì che ogni singolo consigliere, tanto di maggioranza quanto di opposizione, si chiedesse quanto era reale la possibilità di ritornare a “casa”.

Una consapevolezza che di conseguenza ha portato a chiedersi ancora: quanti di questi attualmente presenti in questa legislatura potrebbero essere rieletti dopo questi tre anni? E così ecco ritrovata l’armonia e la voglia di fare un passo indietro per permettere ad ogni partito di avere il cosiddetto “ritrovato equilibrio”. Certo, per evitare il “tutti a casa” è stato necessario l’intervento delle diplomazie romane che per evitare una spaccatura nel centrodestra senza precedenti hanno riaperto le trattative senza troppe pretese.

L’accordo è stato raggiunto, mancherebbe solo qualche particolare dell’ultimo minuto,. Questo permetterà a Bardi di ritrovare l’appoggio perduto e di poter sedere in Consiglio conscio di non aver perduto la sua maggioranza.

PER IL BARDI TER ACCORDO RAGGIUNTO

La leader di Fratelli d’Italia avrebbe dato indicazioni ai suoi di tendere la mano al governatore lucano Bardi. La proposta avanzata sul tavolo romani di inserire ben due assessori meloniani in Giunta è stata accettata senza troppi ostacoli. D’altronde in ballo cera la stabilità della legislatura, e di questo Meloni ne era ben consapevole. L’accordo del Bardi Ter dovrebbe essere onorato ad horas.

Nella giornata di oggi è infatti attesa una nuova riunione di giunta, cruciale sia per dare il via libera al disegno di legge sul bilancio di previsione 2022-2024 ma soprattutto – questa è l’aria che tira – perché potrebbero vedere la luce i decreti di revoca di due assessori, così da far posto ai meloniani.

È stata respinta senza troppi convenevoli la proposta avanzata dal governatore ai big romani della coalizione di rinviare la nascita del Bardi Ter a un momento successivo a quello del voto sulla mozione di sfiducia. Nella mattina sarebbe atteso l’ultimo confronto (prima della Giunta) per fare il punto sulla situazione e definire lo schema di entrate e uscite.

DOPO L’OK SU LATRONICO MANCA SOLO L’ALTRO NOME

Da chiarire resterebbe solo il nome di un assessore meloniano.

La proposta di far entrate l’ex parlamentare Latronico è stata accolta al primo appello. In discussione resta la riconferma di Rosa. Sull’ex assessore all’Ambiente ci sarebbe il veto dello stesso Bardi, nato dalle esternazioni poco felici sul modus operanti del governatore giunte dopo la mancata riconferma in Giunta del meloniano. Parole che Bardi a quanto pare si rifiuterebbe proprio di digerire. Alla Meloni tocca quindi cacciare dal cilindro qualche altro rappresentante del partito. Diversi i nomi che sono circolati nelle ultime ore ma nessuno avrebbe ancora avuto l’ufficialità.

Resta inoltre da chiarire chi siano i due assessori destinati ad uscire dalla Giunta. A ballare sarebbero le poltrone di Vincenzo Baldassarre, oggi all’Agricoltura, e di uno tra i forzisti Gerardo Bellettieri – alle Attività produttive – e Vincenzo Acito – sua la delega all’Ambiente.

Per Baldassarre il ritorno tra i banchi del Consiglio sembrerebbe essere cosa fatta. La Meloni infatti come condizioni aveva aggiunto oltre ai due posti in Giunta anche la testa dell’ex meloniano. La sua revoca da assessore comporterebbe anche il rtiorno a casa del neo consigliere Daniele Giorgio Di Ioia (entrato come supplente di Baldassarre) destinato a diventare uno dei consiglieri regionali meno longevi della storia del parlamentino lucano.

Il neo assessore all’Ambiente starebbe però valutando di rassegnare dopo la Giunta di oggi le proprie dimissioini, senza attendere così la deroga del suo mandato.

Ma è destinato a tornare a casa anche l’altro assessore che dovrà lasciare la Giunta: uno dei due azzurri tra Bellettieri e Acito, considerato che nessuno dei due è stato eletto all’interno del Consiglio regionale.


 

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