Un patchwork di “trofei” appartenenti al serial killer americano Edward Theodore Gein, detto Ed, conosciuto come “il macellaio di Plainfield”

ANALISI del 10 luglio 2021

Le ragioni che conducono chi commette un omicidio a smembrare il cadavere della propria vittima possono essere diverse: 

– Nel 69% dei casi lo smembramento è un atto di tipo difensivo; l’omicida fa a pezzi il corpo della vittima per tentare di renderne più difficile l’identificazione e per occultarlo più facilmente. Paradossalmente chi smembra un cadavere ottiene spesso l’effetto contrario, lo smembramento di un cadavere infatti lascia molte tracce ed induce gli inquirenti a sospettare di soggetti vicini alla vittima. 

Un disegno di Lidia Bachis dal suo libro d’artista “Roma, l’estetica del male”

Nell’agosto 2017, il ritrovamento nei cassonetti del quartiere Flaminio di Roma dei resti smembrati del cadavere di Nicoletta Diotallevi, 59 anni, hanno rapidamente condotto gli inquirenti all’arresto di suo fratello Maurizio.

Un disegno di Lidia Bachis dal suo libro d’artista “Roma, l’estetica del male”

– Lo smembramento di tipo aggressivo interviene quando l’aggressività che conduce un soggetto a commettere un omicidio non si esaurisce con il delitto stesso. Un noto caso di smembramento di tipo aggressivo ebbe come protagonisti Pietro Negri, “er canaro della Magliana” (Roma) e l’amico/nemico ed ex pugile Giancarlo Ricci.

Un disegno di Lidia Bachis dal suo libro d’artista “Roma, l’estetica del male”

Secondo Holmes & Holmes (2002), lo smembramento è l’atto più disumanizzante nei confronti di una vittima e il più gratificante per l’autore di un omicidio, è la rappresentazione più estrema dell’avversione dell’assassino per la vittima, è un ultimo atto in cui un omicida riafferma il proprio potere e valore riducendo ciò che lui disprezza in piccoli pezzi di nulla.

– A  volte lo smembramento è il vero obiettivo di un assassino seriale, in questi casi è da considerarsi un atto di tipo offensivo. 

Dopo l’omicidio, i serial killers attraversano una fase totemica (totem phase) caratterizzata da un vissuto depressivo che cercano di alleviare rivivendo emozionalmente il delitto e lo fanno maneggiando oggetti appartenuti alle loro vittime, i cosiddetti souvenirs: biancheria intima, monili, orologi, carte di identità, o veri e propri trofei: capelli, pube, mammella, testa, organi genitali, piedi, asportati alle vittime. 

Il Mostro di Firenze asportò in modo grossolano il pube e la mammella sinistra di alcune delle sue vittime di sesso femminile. Voglio precisare che è una leggenda metropolitana che le escissioni fossero ascrivibili ad un esperto, gli interventi sui cadaveri furono infatti sempre approssimativi, rozzi, abborracciati e con tagli netti semplicemente perché il coltello era molto affilato.

Danilo Restivo si limitò ad incidere il corpo di Elisa Claps, la sua prima vittima, mentre asportò le mammelle alla povera Heather Barnett, la sua seconda vittima.

I serial killers non solo accedono alle proprie memorie maneggiando oggetti sottratti alle vittime o parti del loro corpo ma anche recandosi sulle loro tombe o tornando sulla scena del crimine.

Il signor Gino Crepaldi ha raccontato di aver visto Massimo Giuseppe Bossetti al cimitero di Brembate nel settembre 2013. La moglie di Bossetti, Marita Comi, in una intercettazione in carcere, ha confermato che lei ed il marito si recarono al cimitero di Brembate a cercare la tomba di Yara: <So che siamo entrati una volta al cimitero, quello gliel’ho detto, che siamo passati dentro così… passati dentro dritti per uscire dell’altra strada, ti ricordi? Carnevale… Siamo passati di lì, abbiamo guardato così, non c’è, poi siamo usciti subito. Non è che siamo andati in giro a cercarla, eh>.

Luigi Chiatti, il cosiddetto mostro di Foligno, rubò la fotografia del piccolo Simone Allegretti dalla sua tomba. Simone era un bambino di quattro anni che Chiatti aveva ucciso a coltellate. La foto sottratta dalla sua tomba fu poi ritrovata dagli inquirenti in un sacchetto contenente gli abiti macchiati dal sangue della seconda vittima di Chiatti, il tredicenne Lorenzo Paolucci. 

Da un punto di vista criminologico la decapitazione rientra tra gli smembramenti e come tale può essere un atto eseguito sul cadavere o può coincidere con la causa di morte. Decapitare significa non solo mutilare una parte del corpo ma anche annientare nel modo più definitivo possibile ciò che la testa contiene ovvero il cervello e quattro degli organi di senso.

Il serial killer necrofilo e cannibale Edmund Kemper, tra il maggio del 1972 e l’aprile del 1973, ha ucciso 6 giovani donne, sua madre e la migliore amica di sua madre; dopo averle decapitate, si è servito delle loro teste, compresa quella della madre, per mettere in pratica atti sessuali violenti (irrumatio). Una volta arrestato ha dichiarato: <La testa è la sede di tutto, cervello, occhi, bocca. Rappresenta la persona. Ricordo che da bambino mi dissero: “Se tagli la testa, il corpo muore. Il corpo è nulla dopo che è stata tagliata la testa”, anzi, non è proprio vero, c’è ancora molto in un corpo di ragazza senza la testa>.

– Soggetti in preda ad un disturbo psicotico possono uccidere e sezionare il cadavere della vittima, a volte anche mangiarne alcune parti.

Qualche mese fa a Sao Cristovao, in Brasile, durante un episodio psicotico, Josimare Gomes da Silva, 30 anni, con un paio di forbici ha estratto i globi oculari alla figlia Brenda e le ha tagliato la lingua che poi ha mangiato.

– Nelle organizzazioni criminali la mutilazione o lo smembramento di una vittima rappresentano una macabra forma di comunicazione non dissimile dalla decapitazione eseguita in piazza.

Nel gennaio 2005, con la testa mozzata di Giulio Ruggiero, affiliato del clan Di Lauro, i suoi carnefici giocarono a palla in un ultimo atto di disprezzo.

Nell’estate del 1982, nel carcere di Poggioreale, Raffaele Catapano, un uomo della Nuova Camorra Organizzata, dopo aver finto un malessere, si fece portare in infermeria e, armato di pistola e coltello, prese in ostaggio un medico, poi raggiunse con lui la cella di un altro detenuto, tale Antonio Vangone, lo decapitò e gli estrasse il cuore.

Sempre nel 1982, al cutoliano Giacomo Frattini detto Bambulella, Paolo Di Lauro e Aniello La Monica, due uomini della Fratellanza Napoletana, tagliarono la testa e le mani ed estrassero il cuore.
Frattini aveva guidato, all’interno del carcere di Poggioreale, gli uomini della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo durante i regolamenti di conti con la Nuova Famiglia nei giorni a ridosso del terremoto del 23 novembre 1980, tre morti e diversi feriti.

Il primo aprile 1982, in viale Elena, ad Ottaviano, di fronte all’abitazione di Vincenzo Casillo, luogotenente di Cutolo, nel bagagliaio di una Fiat 128, venne ritrovato il corpo decapitato del criminologo Aldo Semeraro, la testa sul sedile anteriore dell’auto.

Semeraro era scomparso il 26 marzo dal Royal Hotel di Napoli. Venne ucciso da Umberto Ammaturo perché, dopo aver difeso gli affiliati della Nuova Famiglia cui Ammaturo apparteneva, aveva redatto una perizia psichiatrica per un uomo del clan di Raffaele Cutolo.