PRIORE HA SUPERATO OGNI LIMITE
Il presidente oltre che dileggiare le Istituzioni continua con gli insulti sessisti: l’ira della Pipponzi
Magari, o almeno questo è l’auspicio, quello del presidente del Parco nazionale dell’Appennino lucano è soltanto scadente sessismo da tastiera, ciò in riferimento non alla gravità dei post, ma all’eventualità ancor più preoccupante che nel suo caso pensiero reale e virtuale coincidano, ma in ogni caso la condotta dolosa, induscutibile la volontarietà, per l’incarico retribuito con soldi pubblici che Giuseppe Priore ha, non può non avere riverberi negativi anche sull’Istituzione che rappresenta.
Tanto più che anche dal punto di vista professionale, il ruolo di Commissario svolto sempre al Parco, non è che abbia inciso più di tanto dato che lo stesso Priore, fino all’ultimo dei suoi atti prima di diventare presidente, ha continuato a piangere la paralisi amministrativa dell’Ente.
Per non citare la banale audizione nella 13ª Commissione parlamentare permanente, territorio, ambiente, beni ambientali, che ha ascoltato il nulla tematico di Priore data la proposta, nel 2020, dell’allora ministro all’Ambiente Costa, di farlo presidente dell’Ente, d’intesa col governatore Bardi.
Il punto è che ad un’offesa, è meglio non rispondere dato che a livelli scadenti non c’è altro che il silenzio da contrapporre visto che a un’offesa si potrebbe opporre solo un’altra offesa. Più o meno ciò che Priore ha fatto.
Dopo l’ormai tristemente post famoso sulle sedicenti ucraine, persiste nel non rimuoverlo, sempre dal suo profilo Facebook, ne ha sparata un’altra delle sue. L’immagine è quella di una nota attrice hard, la scritta: «Rivogliamo Cicciolina in Parlamento, era l’unica che pensava ai cazzi nostri».
Dato che tra le interazioni che si creano, ci sono quelle tra il rappresentante dell’Istituzione pubblica e gli utenti e tra gli utenti stessi, proprio come nel caso delle ucraine, di nuovo i commenti degli amici di Priore tra il cameratismo e il machismo. A questo giro, però, da parte femminile anche qualche disappunto per il tenore del post social. Ugualmente, tuttavia, Priore non ha desistito.
Il senatore lucano della Lega, Pasquale Pepe, che ha già fatto due interrogazioni parlamentari su due precedenti post social di Priore, quello su Salvini mullah «ommemerd’» e l’altro, per l’appunto, sulle finte ucraine, sembra ancor più deciso, trovando approvazione dei colleghi di Palazzo Madama, e non solo di quelli del Carroccio, a portare anche questa vicenda in Senato, chiamando in causa anche la Commissione Ambiente, che è quella che si era espressa sulla sua proposta di nomina a presidente di un Ente, il Parco dell’Appennino lucano, che era un Ente fantasma e tal, per il momento, continua ad essere.
Riattualizzato, per Priore, il tema dall’analfabetismo digitale all’analfabetismo funzionale: la comunicazione social è sì a basso costo, ma non per questo deve essere di infimo livello. Se tale diventa, dipende da chi il social, lo utilizza.
Anche il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, dato che a suo tempo espresse parere favorevole su Priore presidente del Parco, potrebbe finalmente intervenire.
O a Roma o a via Verrastro, ormai inevitabile che chi di dovere si esprima in un senso, approvando la condotta di Priore, o nell’altro, sanzionandola, senza lasciare nell’indeterminatezza il giudizio sulle uscite social del presidente del Parco nazionale dell’Appennino lucano.