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Non basta il dirimpettaio alla Comunicazione, il Re s’inventa il Dg vicario dal cognome toponimico
Il presidente del Consiglio regionale, Carmine Cicala, in poco meno di 3 anni di mandato, ha perso, per motivazioni diverse e in circostanze differenti, ben 2 Direttori generali: Arturo Agostino, che si dimise nel maggio del 2020, e ora Emilio Libutti, causa pensionamento.
La diversità di sfondo, fondamentale da fissare, è che adesso la corona del Re Cicala non ha i carati, ma è cariata: la scadenza naturale del mandato di presidente del Consiglio regionale ha suonato il rintocco finale mesi fa, nell’autunno scorso. Dall’impasse politica della coalizione regionale di centrodestra, dovuta anche, ma non solo, all’individuazione del successore di Cicala o, eventualmente, alla conferma dello stesso, ipotesi quest’ultima evidentemente non così scontata altrimenti già sarebbe avvenuta la rielezione, all’impasse burocratica: la disfatta è completa.
A renderla maggiormente allarmante, l’ennesima divagazione normativa di Cicala che proprio di recente si era già esibito col genere “recitando” il suo manoscritto sui consiglieri supplenti non decaduti nonostante il rientro in Assise dei titolari del banco, non più assessori. A questo giro, il Re ha scelto di andare in scena con personale reinterpretazione del caso Direttore generale.
FINITO IL CONGEDO ORDINARIO, PER LIBUTTI L’INIZIO DELLA PENSIONE
Facile, per Cicala, affrontare il finto problema della vicenda Libutti. Considerando che, pre pensionamento, aveva comunicato assenza dal 22 al 31 marzo scorso, per un periodo non eccedente il congedo ordinario, proprio come stabilisce anche la relativa legge regionale, le funzioni vicarie affidate ad altro dirigente del Consiglio regionale in servizio nel periodo di assenza del Dirigente generale. Nel caso specifico, scelta, senza oneri aggiuntivi, la Dirigente dell’Ufficio Gestione degli Organi politici e del Personale, Anna Pedio.
Dal 1° aprile, però, il vuoto. Al problema della quiescenza del Dg Libutti, la “grana” di Cicala che è un presidente in proroga poichè scaduto. Il vicario subentra nei casi di assenza o di impedimento. È un sostituto temporaneo con potere di firma degli atti che entra in azione, però, quando un Dg in carica c’è. Confondere, come Cicala, l’assenza con la vacatio per pensionamento, è davvero difficile, se non impossibile. Eppure per il Re no.
DAL DG F.F. ALLA NOMINA DIRETTA DEFINITIVA: I TENTATIVI FALLITI
Come da indiscrezione di Cronache diffusa ieri, Cicala oltre a non voler abbandonare il trono, senza neanche confrontarsi con i colleghi della maggioranza, intenzionato a cambiare l’alfiere, nonostante il suo regime di prorogatio.
La via del facente funzioni, che a differenza del vicario, è quella a cui si ricorre quando l’assenza non è temporanea, ma definitiva, è stata tentata, ma con esito negativo. La stessa Pedio ha rifiutato l’offerta con annesso senza oneri aggiuntivi. Più responsabilità, uguale stipendio.
Il secondo assalto, per ora momentaneamente messo da parte, ma potrebbe tornare alla carica, è consistito nel paventare la volontà di nominare da scaduto direttamente lui il nuovo Direttore Generale del Consiglio. Fallita anche questa strada dell’ipotecare la nomina in via definitiva
CICALA IN VERSIONE NOVELLO “CASSESE” BIS: L’OSSIMORO VIGGIANO
Alla fine, la trovata e la chiusura con un ritorno alla paradossale regolarità anomala dell’amministrare di Cicala. Un Dg in carica non c’è, il facente funzioni si rifiuta e dell’interpello interno per trovarne uno neanche vagliata la possibilità, allora l’assurdo: Leonardo Viggiano vicario. Il vicario di nessuno è un ossimoro concepito dal novello Cassase, Carmine Cicala. Non esistono le funzioni vicarie di un dg che non esiste.
Se Bardi ama Napoli, Cicala fa lo stesso con Viggiano. Dopo il dirimpettaio coordinatore della struttura di Informazione, Comunicazione ed Eventi del Consiglio regionale, Viggiano Dirigente regionale vicario di nessuno.