AttualitàBasilicata

RUOTI: 110 FIRME PER L’APPELLO SU “EUTANASIA”

Scavone: «Dopo la precedente bocciatura del Referendum, tanti italiani si stanno attivando con le strutture all’estero»

Anche a Ruoti in piazza San Vito, è stato possibile firmare l’appello al Parlamento «affinché la legge sul suicidio assistito venga migliorata una volta per tutte e che permetta ai tanti cittadini affetti da gravi malattie di poter scegliere di essere liberi fino alla fine» spiega Rocco Scavone, attivista associazione Luca Coscioni cellula Basilicata.

Nell’appuntamento di eri circa 60 firme sono state raccolte in mattinata, prima di riprendere con l’apertura del pomeriggio che ha visto in chiusura circa 110 firmatari.

«Dopo la bocciatura del Referendum Eutanasia Legale, tanti italiani si stanno attivando con le strutture all’estero, specialmente coloro che, qualora passasse in Senato l’attuale testo di legge, rimarrebbero esclusi dalla possibilità di accedere legalmente all’aiuto al suicidio in Italia. A meno che il testo non venga modificato profondamente -spiega Scavone- la legge discriminerebbe tutti quelli che, pur soffrendo e non avendo possibilità di guarigione, non hanno bisogno di sostegno vitale meccanico. Per migliorare la legge è fondamentale che il Senato riprenda la discussione il prima possibile, affinché si riesca ad arrivare ad un’approvazione definitiva prima della fine della legislatura. Sarò e saremo – conclude Scavone- sempre dalla parte dei cittadini perché i diritti civili non devono essere in mano alla politica per non cambiare mai niente ma in mano ad una ricerca scientifica libera».

Fondata nel 2002 da Luca Coscioni, economista affetto da sclerosi laterale amiotrofica scomparso nel 2006, è un’associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla Scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la ricerca sugli embrioni, l’accesso alla procreazione medicalmente assistita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.

Non siamo liberi di votare il referendum per l’eutanasia, legale, ma siamo liberi di continuare a lottare: ora rimane la strada del Parlamento.

Il testo in discussione, se approvato in via definitiva, impedirebbe alle persone affette da sofferenze insopportabili e patologie gravissime, la possibilità di essere aiutate a morire perché ‘non tenute in vita da trattamenti sanitari’ (come alcuni pazienti malati di cancro in fase terminale)” si legge nel manifesto dell’Associazione.

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