NON SI FERMA IL VENTO CON LE MANI
L’attacco di 2 dipendenti Total a Cronache, “rea” di aver fatto scoppiare il bubbone concorsi
Richiesti documenti e denunciati i cronisti che con politica e sindacati fecero saltare l’affaire assunzioni a Tempa Rossa
Allo stesso modo con cui la multinazionale petrolifera Total decise, nell’autunno scorso, di sospendere la selezione del corso di formazione per 20 operatori di produzione, procedura che era stata al centro di polemiche per presunte irregolarità denunciate, tra gli altri, dai sindacati e dai sindaci della concessione di coltivazione di idrocarburi denominata Gorgoglione e collegata al Centro Oli Tempa Rossa, adesso la stessa Total, più precisamente due dei suoi dipendenti, ha deciso di continuare a paventare azioni legali nei confronti di Cronache Lucane per gli articoli inerenti proprio al “concorso” in prima battuta naufragato.
A chiedere l’annullamento della selezione era stato anche l’allora assessore regionale alle attività produttive, Francesco Cupparo. A meno che la compagnia petrolifera, per il tramite dei suoi 2 dipendenti, non abbia intenzione di denunciare tutti, dato che la polemica montò a tutti i livelli, una sorta di class action invertita, appare sospettoso l’aver riservato a Cronache la postazione privilegiata del destinatario dell’eventuale azione legale.
Più lineare, al contrario, ritenere che la vicenda altro non sia che la riproduzione di un classico cliché: il querelante di pubblica notorietà e con potenza di fuoco, economicamente intesa, come illimitata che sbandiera un procedimento legale contro una testata giornalistica al fine di silenziarla. Se fosse solamente una questione dialettica sul dettaglio, per esempio, che si può, in via generica, garantire, come precisò Total lo scorso ottobre, la massima terzietà e la correttezza della procedura di selezione dei candidati, affidandola ad un’Agenzia privata di lavoro interinale come la Adecco, allora, ammesso, ma non concesso, forse qualcosa la multinazionale potrebbe anche obiettare, seppur non di certo con un’azione legale stando al carattere teorico della disputa.
In più il fatto stesso che, a novembre, la stessa Total annullò la procedura contestata ha la sua rilevanza preminente, ma, con ogni probabilità, comunque secondaria in relazione all’operato di Cronache che, in rispetto del diritto di critica, ha solo dato voce ai portatori di dubbi sulla cristallinità della selezione che, evidentemente, hanno trovato, le perplessità, sostegno indiretto, quantomeno in ordine alla loro sussistenza, da ciò che la multinazionale petrolifera di lì a poco decise.
La sequenza che i due dipendenti Total stanno cercando di costruire, non appare nè congrua nè coerente: indizione di una procedura selettiva, polemiche, annullamento della procedura, successiva nuova indizione di nuova selezione e infine minacciata querela nei confronti di Cronache Lucane che in parte quelle polemiche accennate, le aveva riportate.
Se le trivelle della multinazionale del petrolio possono, verticalmente e orizzontalmente, perforare il suolo lucano per l’estrazione di idrocarburi, anche le liti temararie, quando poi si rivelano tali, possono fare buchi. Che si trasformino in bavagli per la stampa, invece, non accade quasi mai, o perlomeno non nel caso di Cronache Lucane.
Del resto, sono gli stessi due promotori dell’azione legale, che all’epoca dei fatti avevano rispettivamente il ruolo di responsabile delle risorse umane Total Basilicata e di Direttore Qhsse di Tempa Rossa, ad ammettere che gli articoli di Cronache «traggono spunto da una annosa polemica politica alimentata dall’amministrazione comunale in carica» e via discorrendo.
Così come non può Total imbavagliare il diritto di cronaca, anche i due dipendenti Total non possono decidere in ordine alla «carenza dell’ipotetica utilità sociale della notizia diffusa »: il dibattito sulla procedura coinvolse gli attori sociali e politici a tutti i livelli e la procedura fu annullata