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DEBITI FORNITORI, REGIONE SEMPRE PIÙ LENTA NEL SMALTIRE LO STOCK

Corte dei Conti la relazione, cala l’autonomia finanziaria


Tanti e tutti di strategica rilevanza i molteplici dati analitici riguardanti la Basilicata così come contenuti nella “Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni e delle Province autonome” redatta dalla Sezione autonomie della Corte dei Conti.

Con la relazione, la magistratura contabile ha esaminato i rendiconti finanziari 2018-2020, contenute anche proiezioni del 2021, con particolare attenzione alla tenuta o meno delle Regioni rispetto soprattutto all’impatto pandemico del Covid-19. Per esempio, in riferimento alle entrate extratributarie gli andamenti regionali hanno messo in luce come in alcuni casi si assiste anche ad un cospicuo aumento, «mentre in altri il dato è in calo continuo nel triennio, come ad esempio nelle Regioni Molise e Basilicata».

Altro dato che meriterebbe specifici approfondimenti è il seguente: gli impegni di parte corrente pro capite risultano in crescita costante nel triennio, da 2.344 euro nel 2018 a 2.544 euro nel 2020, con un incremento medio di spesa di 200 euro per abitante. Analizzando la distribuzione territoriale, poi, i livelli pro capite oscillano, con riferimento al 2020, tra i valori più bassi osservati nelle Regioni Lombardia (2.442 euro) e Veneto (2.426 euro) e quelli al di sopra della media fatti registrare dalle Regioni Umbria (2.719 euro), Lazio (2.733 euro), Molise (3.088 euro) e Basilicata (2.868 euro).

Altro dato significativo, quello dell’autonomia finanziaria che per ogni singola Regione è stato calcolato attraverso il relativo indice, costruito sul rapporto tra la somma delle entrate tributarie (Titolo 1) e di quelle extratributarie (Titolo 3) sul totale delle entrate correnti (Titolo 1 più Titolo 2 più Titolo 3). L’indice serve ad evidenziare anche la dipendenza dell’Ente dai trasferimenti dello Stato per far fronte alle proprie necessità.

AUTONOMIA FINANZIARIA: IL CALO

Per la Basilicata, rilevato il calo del grado di autonomia finanziaria: 85,8 (2018), 88 (2019) e 84,9 (2020). In aumento i trasferimenti correnti (accertamenti) dallo Stato alla Regione Basilicata tanto che la variazione percentuale nel biennio 2019-2020 è risultata pari al 36,05%. Analizzando sempre il biennio 2019/2020, tra le Regioni che presentano un aumento di entrate fiscali figurano, «in ordine di maggiori incrementi assoluti, la Basilicata, la Lombardia, la Liguria, le Marche, l’Emilia-Romagna ».

In diminuzione, invece, le entrate extratributarie: «a far registrare il calo più marcato» sono le Regioni Molise e Basilicata che ha fatto registrare un – 31,38%, da 54,1 milioni di euro a 37,1 milioni di euro. Su questo versante, le riscossioni seppur nel 2020 in aumento rispetto al drastico calo del 2019 comunque si sono fermate al di sotto, come dai dati aggiornati al gennaio scorso, del livello del 2018.

Per quanto riguarda gli impegni di spesa, la Sezione autonomie della Corte dei Conti ha osserveto che nelle Regioni a Statuto ordinario «l’incidenza della spesa al netto di quella sanitaria è maggiore nelle Regioni dell’area Sud (in Basilicata nel 2020 assume un peso rilevante, superiore al 50% del totale, superando il 40% anche in Puglia ed in Calabria) e dell’area Centro (nella Regione Lazio l’incidenza della spesa al netto di quella sanitaria supera il 40%), mentre nell’area Nord le percentuali sono più basse, al di sotto del 35% in tutte le Regioni dell’aggregato».

I numeri della relazione sulla gestione finanziaria della Regione Basilicata oltre a necessitare di una visione organica, richiederebbero approfondimenti per la comprensione effettiva della realtà ad essi subordinata: la qualità della spesa pubblica. Per esempio, colpisce la risalita lucqna delle missioni dedicate a sostenere la collettività in tutti i suoi aspetti, probabilmente per far fronte alle problematiche generate dall’evento pandemico: “Diritti sociali, politiche sociali e famiglia”.

Tale Missione, ha fatto registrare «incidenze particolarmente elevate sul totale della spesa », fra le Regioni a Statuto ordinario, (Campania, Puglia e Basilicata su tutte) ». Nota dolente, i debiti.

Nella maggior parte delle Regioni a Statuto ordinario è stata rilevata una diminuzione dei residui finali «con l’eccezione delle amministrazioni dell’Umbria, del Lazio, della Campania, della Puglia e della Basilicata». In queste Regioni, «gli incrementi dello stock dei residui a fine esercizio incidono sulle performance delle aree geografiche di riferimento».

Sulla gestione di cassa della spesa sanitaria totale, in via generale a livello nazionale i pagamenti totali, competenza e residui, relativi alla spesa sanitaria complessiva, ammontano a 127 miliardi di euro nel 2018, 122,9 miliardi di euro nel 2019 e 134 miliardi di euro nel 2020. Nel triennio 2018-2020 è stato osservato un incremento dei pagamenti totali dovuto in buona parte alle maggiori risorse destinate al finanziamento sanitario per affrontare l’emergenza sanitaria Sars-Cov2, mentre nel biennio 2018-2019, i pagamenti totali erano in calo (-3,2%).

Questo andamento è ascrivibile al rilevante ammontare dei pagamenti avvenuto nel 2018, dovuto essenzialmente ai maggiori pagamenti in conto residui effettuati nel 2018 (15,8 miliardi di euro) rispetto al 2019 (11 miliardi di euro). Si tratta di «pagamenti di residui passivi relativi alla gestione sanitaria corrente effettuati in 13 Regioni» tra cui la Basilicata che ha fatto registrare «un elevato ammontare dei pagamenti per spesa sanitaria corrente».

In riferimento all’andamento dei pagamenti della spesa sanitaria corrente e incidenza percentuale sulla spesa corrente complessiva, per la Basilicata la variazione nel biennio 2019-2020 è stata del 71,16%.

Per la gestione dei residui, la magistratura contabile sulla Missione 13, “Tutela della salute”, ha osservato come a livello regionale il fenomeno si presenti non omogeneo: «in alcune Regioni (nel 2020 Puglia, Veneto e Basilicata) i residui relativi alla Sanità rappresentano circa un quinto del totale residui finali, mentre in altre (nel 2020 Lombardia, Calabria e Lazio) tali residui rappresentano oltre la metà del totale residui».

DEBITI NON DERIVATI DA FINANZIAMENTO: LA REGIONE AUMENTA LA LENTEZZA

Altro capitolo importante, quello dei debiti non derivanti da finanziamento. Nello stato patrimoniale passivo, alle voci debiti verso fornitori, debiti per trasferimenti contributi, acconti e altri debiti, sono iscritti i debiti diversi da quelli da finanziamento.

Si tratta, in genere, di debiti a breve termine, pagabili su richiesta del creditore, scaduti o comunque esigibili alla chiusura dell’esercizio, ovvero esigibili entro 12 mesi dalla data di riferimento del rendiconto regionale.

Mentre alcune Regioni hanno sensibilmente ridotto la propria esposizione debitoria non proveniente da finanziamento nel triennio 2018-2020, altre, «al contrario, evidenziano significativi incrementi, in taluni casi superiori al 100%». Tra queste, c’è la Basilicata.

Per esempio per l’indicatore di smaltimento dei debiti commerciali nati nell’esercizio, che misura la capacità della Regione di provvedere, nel corso dell’esercizio, al pagamento di debiti esigibili nell’ambito del medesimo esercizio ed è calcolato come rapporto percentuale tra la somma dei pagamenti in c/competenza e la somma degli impegni dei predetti macroaggregati di spesa, la Basilicata è passata 92,49 del 2018 all’89,04 del 2019 fino al 73,14 del 2020.

Per la Regione Basilicata, un «significativo calo» della «capacità di smaltimento dei debiti commerciali ». Tutti questi dati, pur rappresentando soltanto una fotografia parziale del quadro complessivo redatto dalla Sezione autonomie della Corte dei Conti, per la governance regionale non possono non fornire fonte irrinunciabile di input investigativi al fine di migliorare la qualità, non solo matematica, dell’agire amministrativo.


 

Ferdinando Moliterni

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