ORGOGLIO LUCANO ALLA SCALA
L’intervista, il ballerino e coreografo Crescenzi: «Io, la danza e l’amore per il Sud»
Ha la voce distesa, riesce a nascondere l’emozione grazie ad infiniti sorrisi contagiosi. Quando parli con Andrea Crescenzi non sembra di avere davanti un “mostro” della danza nazionale, nonché professionista nel corpo di ballo del Teatro alla Scala di Milano e coreografo di grandi nomi come quello dell’Étoile Roberto Bolle. Sembra più di parlare con un amico, giusto il tempo di organizzare il prossimo caffè insieme.
Eppure è uno dei pochissimi lucani che è riuscito a calcare prestigiosi teatri, realizzare arabesque geometrici e armonie innate per uno dei più grandi ballerini che tutto il mondo ci invidia, e che danza su uno dei palchi più prestigiosi del mondo (quello di Milano). Andrea Crescenzi, avrebbe tutte le carte in regola per considerarsi un “divo” eppure si presenta più come il ragazzo della porta accanto, legato alla famiglia, alle tradizioni e alla sua città d’origine: Potenza.
Dietro i suoi grandi occhi ci leggi un immenso amore per la danza. Una danza che con passione e sacrificio si è trasformata, con le sue immense doti, in poesia. Una poesia scritta in punta di scarpetta. Quando danza tutto attorno tace, la bellezza dei suoi movimenti prendono il sopravvento su tutto il resto.
Andrea, partito ancora bambino da Potenza, per inseguire il sogno e trovare il suo posto nel mondo, non ha dimenticato la Basilicata. Un destino che si è scelto fatto di passione, sudore e sacrificio. Andrea è andato incontro al suo futuro, come ci racconta, portando in dote però le radici di una terra dura capace di far emergere solo chi davvero crede. Lui ha scommesso su di sè e ha certamente vinto. Permettendo alla Basilicata di gioire per avere dato le radici a qualcuno di importante.
La Basilicata si mostra ancora una volta terre di eccellenze. Cronache Lucane è infatti lieta di conoscere meglio Andrea Crescenzi, ballerino professionista del prestigioso teatro alla Scala di Milano. Quando nasce la tua passione?
«Ho iniziato a danzare piccolissimo, all’incirca all’età di tre anni e mezzo.
I miei genitori mi hanno iscritto a danza presso la scuola Maeva di Maria Pia Bonitatibus, con cui mantengo un bellissimo rapporto. Mi sono appassionato molto velocemente all’ambiente, alla situazione, nonostante a tre anni e mezzo fosse principalmente un gioco per me, dopo ormai 23 anni, continuo ad amare questa forma d’arte».
Potenza, però, da città poco “cosmpolita” qual è non ti ha permesso di continuare qui i tuoi studi sulla danza…
«Purtroppo si. Ho studiato a Potenza fino all’età di 9 anni. A 10 anni mi sono trasferito a Milano, perché sono riuscito a conseguire l’audizione presso l’Accademia del Teatro alla Scala. Entrato in accademia e ho seguito tutti i corsi, che sono durati 8 anni».
Le prime scarpette Andrea le hai indossate a Potenza ma poi per crescere a livello artistico, come capita a molti lucani, hai dovuto anche tu “emigrare”…
«Sono dovuto arrivare fino a Milano per apprendere effettivamente quello che volesse dire fare il ballerino a tutti gli effetti. Gli studi accademici sono stati duri perché mi hanno formato per una carriera prestigiosa, però sono stati anche gli anni più belli della mia vita.
Ho iniziato ad avere moltissimi rapporti con persone che avevano i miei stessi interessi, passioni, sogni quindi chiaramente mi trovavo in un ambiente familiare, che parlava la mia stessa lingua». Una passione che scopri da piccolissimo.
Quando hai deciso che ne avresti fatto un’attività lavorativa?
«In realtà l’ho capito fin da piccolo, ero assolutamente convinto della mia scelta. Arrivato a Milano dopo la prima settimana già dicevo: “Questo è il mestiere che voglio fare”. Guardavo i ballerini più gradi con ammirazione, convinto che sarei arrivato a fare ciò che facevano, al loro livello e poi catapultato in un tempio sacro quale la Scala, aspiravo che fosse la mia casa.»
Una scelta che ti ha portato lontano dalla tua regione d’origine ma che ti ha permesso di raggiungere le tue ambizioni. Oltre ad essere un professionista del Teatro alla Scala di Milano negli ultimi anni sei diventato anche un coreografo. Come nasce questa nuova “passione”?
«L’ho scoperta agli esordi. A 10 anni sono stato inserito all’interno di una produzione della mia insegnante di danza contemporanea, Emanuela Tagliavia, docente dell’Accademia. Nel balletto, “Luminare minus”, servivano due bambini. La sua scelta mi ha legato tantissimo alla danza contemporanea.
Lì ho iniziato ad avere i primi approcci coreografici. Col tempo ho iniziato a studiare questa mia maniera naturale di muovermi e ho iniziato a creare immagini e idee tramite gli altri. Penso sia una delle forme comunicative più bella che quest’arte mette a disposizione ».
La coreografia è qualcosa su cui ti stai perfezionando. Ma resti sempre legato alla tua passione per la danza. Puoi vantare di aver calcato le scene con il grande Roberto Bolle. Che cosa senti di poter apprendere da un ballerino di quei livelli.
«Roberto Bolle rappresenta una istituzione della danza, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Ricordo fin da piccolo la totale ammirazione provata nei suoi confronti. Ho avuto la fortuna di ballare a stretto contatto con lui e l’ho sempre visto come un ballerino da cui poter apprendere il più possibile.
In più ho avuto la fortuna di poter coreografare per lui e la nostra prima ballerina Nicoletta Manni, altra grandissima interprete, in una serata al castello sforzesco l’estate scorsa. Un sogno che si è realizzato e che porterò sempre nel mio cuore».
Andrea tu nasci in Basilicata. L’abbiamo detto più volte: certamente la Basilicata è una terra che per fortuna ci ha dato dei prodigi anche come te però ovviamente dall’altro lato anche delle piccole difficoltà. Tu che difficoltà hai trovato?
«Restare in Basilicata non mi avrebbe permesso di ricevere la stessa crescita artistica che ho ricevuto all’Accademia del Teatro alla Scala. Credo che ulteriori investimenti che la nostra regione possa sostenere riguardano il settore dell’arte, la spinta culturale alla partecipazione artistica e il sostegno ai ragazzi con le mie stesse ambizioni e passioni.
Penso che bisognerebbe spingere i giovani, soprattutto, all’informazione artistica e culturale che questa regione può donare, perché la Basilicata é piena d’arte.
Invogliare i giovani al teatro, alle mostre, alla musica a livello scolastico e permettergli di conoscere di quanta bellezza siamo circondati ».
Andrea ascoltando la tua storia mi viene spontaneo chiederti: se qualche ragazzo volesse intraprendere la tua stessa carriera che cosa gli consiglieresti?
«Gli consiglierei di metterci sempre passione, di credere in ciò che fa, di avere disciplina, di conoscere quest’arte e di crederle perché non c’è cosa più bella al mondo. Ti riporto una citazione di un grande della danza: Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita.
Non essere ballerino, ma danzare». Solitamente la danza, l’arte nel senso più generale, viene vista forse un po’ più come un passatempo invece che come un’attività vera e propria su cui si può anche investire.
L’Italia preferisce investire di più su ingegneri, dottori o professori piuttosto che sugli artisti. Che cosa manca all’Italia per far sì che come in altri Paesi, dove la vostra passione è riconosciuta come vera e propria professione, si possano favorire queste dimensioni e questi temi? «Troppo spesso, ci si riferisce a forme artistiche come temi culturali secondari. Eppure l’Italia è uno dei Paesi in cui l’arte si è sviluppata nel tempo.
Il nostro patrimonio artistico è immenso, siamo circondati dall’arte ed è uno dei fiori all’occhiello della nostra nazione. Delle volte penso a come sarebbe il nostro paese se fosse svuotato di tutto il bello artistico che abbiamo. Credo che un insufficiente investimento culturale nell’arte, sia come rimuovere lentamente dei pezzi unici che potrebbero nascere domani. Per cui auspico una maggior attenzione al settore »
Se Andrea Crescenzi dovesse dire che cos’è la danza in tre parole come la esprimerebbe?
«Definire la danza penso non sia cosa facile, è una forma così meravigliosa d’arte che non basterebbero mille parole per descrivere come mi fa sentire. So di certo che è ciò che ho sempre voluto fare, ed è ciò che farò finché potrò. La danza è un’amica che sa ascoltarti ed è il mio modo di comunicare al mondo».
Che cosa ti porti della Basilicata dietro ogni volta che fai le valigie e affronti i palchi più importanti?
«Porto sempre con me la cultura culinaria e l’inclusività delle persone di questa regione. Porto la consapevolezza delle mie origini e le profonde radici alla cultura meridionale (ho madre pugliese e padre campano). Porto con me l’amore per la mia famiglia, ancora radicata nel sud Italia e la prospettiva che un giorno, chissà, questa terra torni ad essere la mia casa ».
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi e dove possiamo trovarti soprattutto?
«Ho ancora molti sogni per il futuro, vorrei arrivare a coreografare per le compagnie di tutto il mondo, ma ammetto che il mio sogno più grande sarebbe di creare per la compagnia della Scala. Potete trovarmi nelle produzioni scaligere»
Possiamo avere la speranza di vedere Andrea Crescenzi calcare anche il Teatro Stabile di Potenza prima o poi?
«In passato sono già stato ospite del Teatro stabile di Potenza, ma ammetto che un mio forte desiderio sarebbe quello di creare un mio balletto per la mia gente. Sono sicuro ce ne sarà l’occasione e ne sarei infinitamente fiero. Poter danzare nuovamente con una mia creazione, nel teatro della mia città, sarebbe fantastico».