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CONDANNA PER DON MARCELLO COZZI

La Corte d’Appello riconosce i danni subiti da Michele Cannizzaro per le offese ricevute


Michele Cannizzaro, ex direttore generale dell’ospedale San Carlo di Potenza e marito di Felicia Genovese – pm che indagò sulla scomparsa della studentessa Elisa Claps nel 1993, il cui cadavere è stato ritrovato solamente il 17 marzo 2010– ha vinto l’appello contro il sacerdote don Marcello Cozzi, allora esponente di Libera in Basilicata.

La Corte di Appello di Potenza, presieduta dal giudice Roberto Spagnuolo, ha condannato don Marcello Cozzi per il danno morale subito dal dottor Cannizzaro a seguito di un articolo a firma dell’esponente di Libera Basilicata pubblicato nel 2008. Nella sentenza viene spiegato che pur tenendo conto della «qualifica ricoperta da don Marcello Cozzi nell’ambito dell’associazione Libera ed al conseguente ipotizzato esercizio del diritto di cronaca da parte sua, con la conseguente rarefazione del perimetro di legittimità rispetto al diritto di cronaca, non possono ritenersi circostanze idonee a scriminarlo».

Nell’articolo firmato da don Cozzi, c’era un passaggio sul pm Genovese (moglie di Cannizzaro) che secondo la ricostruzione del pentito Cappiello avrebbe omesso di disporre un’attività di perquisizione diretta presso l’abitazione di Danilo Restivo o sulla sua persona dopo una telefonata avvenuta tra il padre di Restivo e il marito della Genovese.

Non solo. L’esponente di Libera Basilicata avrebbe fatto riferimento anche ai presunti contatti tra Cannizzaro ed alcuni esponenti malavitosi. A tale riguardo, don Cozzi scrisse che “tutto questo non è reato”, aggiungendo però le sue “perplessità su quali contatti e frequentazioni abbia il marito di un magistrato antimafia”.

Ebbene per i giudici della Corte di Appello era necessario dare atto «del contenuto dei provvedimenti giudiziari che hanno preso posizione sugli accadimenti narrati (…) e di dover dare conto degli sviluppi giudiziari». Secondo la Corte alcune dichiarazioni di don Cozzi , pur provenienti da un soggetto rivestente un ruolo di primazia nell’ambito dell’associazione Libera, «rimangono pur sempre un giudizio di natura soggettiva.

Ne deriva, a parere di questa corte, una valutazione di sostanziale illeicità del contegno tenuto da don Cozzi, per come concretatosi nella redazione dell’articolo (…)., sia dal punto di vista del mancato rispetto della verità oggettiva delle notizie offerte che dal punto di vista della rilevanza sociale di esse». Ed è soprattutto su questo ultimo punto che i giudici hanno constato «la sofferenza morale del dottor Cannizzaro».

Il risarcimento dovuto all’ex Dg del San Carlo si basa su determinati parametri: notorietà del diffamante, carica pubblica o ruolo istituzionale o professionale ricoperto dal diffamato, natura della condotta diffamatoria.

La Corte di Appello di Potenza ha ritenuto una diffamazione «di media gravità». In quanto il «dottor Cannizzaro era persona molto in vista, oltre che per l’attività imprenditoriale svolta con successo nell’ambito della sanità locale, vuoi soprattutto, per aver ricoperto ruoli di alta amministrazione, quale quello di Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza, fino a poco tempo prima rispetto alla pubblicazione di tale articolo».

Viene quindi stabilita la condanna per don Cozzi «per il danno morale» nei confronti del dottor Cannizzaro per la somma di 30mila euro.


 

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