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ILLUMINATE LE ZONE D’OMBRA DEL PARCO

L’ex Commissario Priore, ora presidente, continua a non convincere la magistratura


APPENNINO LUCANO LA CORTE DEI CONTI VAGLIA IL BILANCIO: «CRITICITÀ GESTIONALE, SERVE COSTANTE VIGILANZA»


Amministrativamente e dal punto di vista gestionale, con inevitabili ripercussioni sul piano reale, il Parco nazionale dell’Appennino lucano, cha ha sede a Marsico Nuovo e si estende sul territorio di 29 comuni della Provincia di Potenza, continua ad essere a 15 anni di distanza dalla sua istituzione, risalente al dicembre del 2007, una sorta di Ente fantasma.

Basti pensare, tra le altre cose, che «le procedure per l’adozione degli strumenti di programmazione sono tuttora in corso», nonostante il Parco si sia anche avvalso del supporto tecnico e operativo di società alle quali aveva conferito specifici incarichi di consulenza.

IL PARCO: UN FANTASMA BUROCRATICO

Il messaggio che nuovamente la magistratura contabile ha inviato al già Commissario straordinario del Parco, ora attuale Presidente dello stesso, Giuseppe Priore, è che «questa Corte rileva che sostanzia una criticità gestionale che deve essere oggetto di costante vigilanza da parte dell’organo interno di controllo».

Questi e altri dettagli, emergono dalla relazione della Sezione controllo Enti della Corte dei conti che ha vagliato la gestione 2020 di 23 Enti parco nazionali, cioè i risultati economico- finanziari relativi a ciascuno di essi ed il complessivo andamento del settore parchi.

Sempre a Priore, già al Parco nel 2020, è stato anche ricordata l’anomalia dell’approvazione del Bilancio nto 2020 oltre il termine del 30 aprile previsto dal relativo riferimento normativo.

Il dato assume estrema rilevanza poichè indicatore dello stato di salute o meno della cosiddetta «regolarità gestionale ».

La relazione, inoltre, ha affrontato anche gli aspetti legati alla “Digitalizzazione dei parchi nazionali”, obiettivo dell’investimento 3.2 del Pnrr, non sfiora ndo il fantasma burocratico dell’Appennino lucano che però di milioni ne riceve e gestisce.

LA REGIONE SI SMARCA: PAGA SOLO IL MINISTERO

Non più dalla Regione Basilicata, il presidente Bardi, perlomeno per l’esercizio 2020, anche se la magistratura contabile ha inserito proiezioni fino al 2022, ha risposto letteralmente assente.

Nel 2020 si sono totalmente azzerati i trasferimenti contabilizzati come «regionali», «concessi dalla Regione Basilicata», passati da 1 milione e 608 mila euro del 2019 a zero euro dell’anno successivo: assenti, inoltre, anche nel 2020, i trasferimenti da comuni e province.

Il Parco dell’Appennino lucano attaccato alla “mammella” del Ministero competente, “succhia” milioni di euro, ma per farne cosa non è chiaro.

Eppure l’Ente, al 2020, aveva “in pancia” una parte vincolata destinata ai vari progetti in corso pari a oltre 7 milioni di euro con «le quote maggiormente significative rappresentate dai finanziamenti ministeriali ottenuti per il clima».

L’incidenza percentuale dei trasferimenti statali sulle entrate correnti, nel 2020 ha toccato quota 99,5%: la seconda più alta di tutti e 23 i Parchi nazionali analizzati. Così come l’Appennino lucano è al secondo posto nel podio dei peggiori, per quanto riguarda le entrate proprie: solo 8mila e 722 euro.

Un abisso, in merito, tra il Parco lucano fantasma e quello delle Cinque Terre che ha sfondato il tetto dei 5 milioni di euro alla voce «entrate proprie».

LE NON RISPOSTE DI PRIORE

Più che scrivere post social di dubbia utilità, come quelli sessisti, Priore dovrebbe iniziare a dare risposte alla Corte dei Conti, ma non solo.

Per esempio, nel 2020, le entrate in conto capitale , 2 milioni e 799mila euro, derivano integralmente dal contributo ministeriale per interventi finalizzati alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici- annualità 2020, erogato nella misura dell’80%.

Ma, «va in merito evidenziato », ha sottolineato la magistratura contabile, che il Parco «non ha dato riscontro alla nota istruttoria con cui si sono richieste informazioni dettagliate in ordine alla contabilizzazione, sia in termini finanziari che economico-patrimoniali, del predetto finanziamento ».

Così come la Corte dei Conti ha rilevato che il Parco «non ha provveduto a compilare, in maniera congruente ed in ogni sua parte, la tabella relativa alle procedure acquisitive concluse nel corso del 2020, trasmessa in fase istruttoria da questa Corte: trasmessi dati parziali e carenti ».

Da Priore, per il Commissariamento del 2020, non è arrivata neanche una delle più elementari trasmissioni riguardanti le uscite: «Si osserva l’impossibilità di redigere una tabella relativa alla spesa sostenuta, in termini di impegni, per gli Organi del Parco, con riferimento al 2020 in comparazione con l’esercizio precedente, con riferimento alle singole componenti, non avendo l’Ente trasmesso, come più volte richiesto, dati attendibili».

L’esercizio 2020 si è chiuso con un avanzo economico pari ad euro 127 mila euro, «in netto peggioramento (-91,1%) rispetto al saldo positivo dell’esercizio precedente (1 milione e 424 mila euro)».

AUMENTANO I DEBITI: SOPRATTUTTO QUELLI VERSO I FORNITORI

Nel 2020, «la gestione straordinaria registra un risultato negativo (-134mila euro) e ribalta quello positivo del 2019 (euro 74mila e 951 euro), per effetto delle operazioni di riaccertamento dei residui».

Non buona, la gestione dei residui attivi e passivi, così come riaccertati nel 2021. Il settore, al Parco dell’Appennino lucano continua ad evidenziare, complessivamente, un elevato livello dei residui, sia attivi che passivi.

Nel 2020 i residui attivi si sono assestati sul valore finale di 2 milioni e 463 mila euro, mentre i debiti, i residui passivi, sono aumentati dati il registrato incremento del +3,4%, raggiungendo il valore di 1 milione e 52 mila euro.

Priore non risponde e, in via generale senza contare l’indicatore di tempestività dei pagamenti, non paga: i residui passivi pagati sono risultati «in flessione rispetto al 2019 (-54,4 per cento» e lo stesso andamento si osserva per i residui passivi annullati».

Sono aumentati, per esempio, i debiti verso i fornitori che hanno toccato, nel 2020, quota 598 mila euro.

La magistratura contabile ha evidenziato, come atto «improcrastinabile», la necessità di «una attenta e completa attività di monitoraggio in ordine alla permanenza delle ragioni di credito e di debito al fine di garantire il carattere di effettività del risultato di amministrazione e quindi l’equilibrio del bilancio, soprattutto con riferimento a quelli di maggiore importo e anzianità».

NONOSTANTE I «NUMEROSI CONTENZIOSI» PER ONERI E RISCHI STANZIATI ZERO EURO

Proseguendo, ha incredibilmente sorpreso la Corte dei Conti quella voce di Bilancio pari a zero euro scritta nella casella «accantonamenti a fondi rischi e oneri».

Rispetto al suo predecessore, il Commissario straordinario Ilde Gaudiello, con Priore «si azzera il fondo “rischi ed oneri”».

In merito, la magistratura contabile ha appositamente evidenziato come «non sono stati forniti elementi giustificativi circa il venir meno dei rischi garantiti», insistendo, pertanto, «affinché si provveda, in via prudenziale, ad accantonare annualmente congrue somme per far fronte agli oneri scaturenti dai numerosi contenziosi pendenti, previa indefettibile valutazione delle domande e del correlato rischio di soccombenza, al fine di evitare che essi possano minare l’equilibrio del bilancio».

La situazione di prolungato commissariamento del Parco è cessata per effetto della nomina del Presidente nella persona dell’ultimo Commissario straordinario, Priore, divenuta efficace a decorrere dalla data di nomina del Consiglio direttivo, intervenuta nel febbraio scorso.

Manca un direttore scelto a seguito di ordinaria procedura, e la Corte dei Conti ha auspicato, per l’ennesima volta, «che si pervenga in tempi rapidi alla ricostituzione della governance ed ad un adeguato assetto del vertice amministrativo, al fine di garantire la necessaria stabilità alle funzioni di indirizzo politico e gestionale».


 

Ferdinando Moliterni

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